Era difficile difendere gli interessi del popolo Greco peggio di come ha fatto Tspiras. Solo una profonda miopia economica unita ad una opaca strategia politica potevano trasformare l’enorme consenso elettorale che lo aveva portato al governo a gennaio nella vittoria dei paesi creditori suoi avversari solo sei mesi dopo, nonostante un referendum vinto nel mezzo. VIDEO La grecia umiliata La conseguenza di questa catastrofe politica e’ davanti agli occhi di tutti: VIDEO Il Referendum M5S sull’euro presentato in Senato – Usare il nostro enorme debito come minaccia. E’ questo infatti un vantaggio che ci consente di attaccare al tavolo di ogni negoziazione futura, non uno spauracchio da subire per abbozzare alle richieste dei creditori. Questo vuol dire non consentire alcuna ingerenza tedesca nel nostro legittimo diritto di ridenominare il nostro debito in un’altra valuta se e quando arrivera’ il momento. PS: E’ disponibile, in offerta libera, il libro #MuriamoEquitalia che raccoglie le testimonianze degli sventurati che hanno avuto a che fare con Equitalia e hanno raccontato la loro storia nei commenti sul blog!
Rifiutare a priori l’Euroexit e’ stata la sua condanna a morte. Convinto, come il PD, che si potesse spezzare il connubio Euro & Austerita’, Tsipras ha finito per consegnare il suo paese, vassallo, nelle mani della Germania. Pensare di opporsi all’Euro solo dall’interno presentandosi senza un esplicito piano B di uscita ha infatti finito per privare la Grecia di ogni potere negoziale al tavolo dell’Euro debito.
Era dunque chiaro sin dall’inizio che Tsipras si sarebbe schiantato anche se Varoufakis qualche volta ha provato a reagire. Solo Vendola, il PD ed i media ispirati dalla frotolla scalfariana (tra i tanti) degli Stati Uniti d’Europa e dai nostalgici del manifesto di Ventotene potevano credere ad un Euro senza austerita’. E sono costretti a continuare a far finta di crederci pur di non dovere ammettere l’opportunita’ di una uscita dopo sette anni di disastri economici.
– Nazismo esplicito da parte di chi ha ridotto la periferia d’Europa a suo protettorato attraverso il debito, con ricorsi storici allarmanti.
– Mutismo o esplicito supporto alla Germania da parte degli altri paesi europei vuoi per opportunismo (nord) o per subalternita’ (periferia).
– Mercati finanziari che celebrano con nuovi massimi la fine della democrazia.
– Esproprio del patrimonio nazionale attraverso l’ipoteca di 50 miliardi di euro sui beni greci finiti nel fondo voluto da Adolf Schauble per passare all’incasso dei suoi crediti di guerra.
Era tutto studiato, previsto, pianificato nei minimi dettagli. La Germania e’ sistematica nella sua strategia: prima crea un nuovo precedente e poi lo utilizza nella battaglia successiva imponendo decisioni via via piu’ invasive della democrazia grazie al chi tace acconsente‘.
– Irlanda, Spagna e Portogallo dovevano dimostrare che il rigore paga sia in termini di riforme (tassazione per pagare gli interessi sul debito e svalutazione interna attraverso la compressione dei diritti dei lavoratori) che in termini di interessi sul debito riportati a casa e pagati col sangue dei paesi debitori.
– Cipro ha dimostrato che i depositi bancari se serve si possono attaccare attingendo cosi’ non solo alle tasse sul reddito in nome dell’austerita’ ma direttamente al patrimonio privato dei cittadini per ripagare il debito contratto.
– Con la Grecia l’asticella e’ stata posta ancora piu’ in alto al punto di confiscare direttamente il patrimonio pubblico in un fondo la cui sede giuridica Schauble voleva inizialmente trasferire addirittura fuori dalla Grecia.
E’ l’Italia il destinatario finale di questi precedenti seminati lungo il percorso dell’Euro debito in nome della presunta irreversibilita’ dell’Euro. E’ inutile far finta di non vederlo. La Grecia offre dunque una nuova lezione per l’Italia da cui faremmo bene ad imparare se vogliamo farci trovare pronti quando arrivera’ il nostro turno di debitori.
– Un premier che argomenta bene contro l’austerity, ma che resta negazionista nei fatti sulla Euroexit, a digiuno di economia monetaria e con una strategia politica improvvisata in questa fase storica e’ una minaccia nazionale. E’ valso oggi per Tsipras. Varra’ domani per Renzi.
– Un piano B di uscita e’ essenziale per l’Italia, chiunque sia al governo. Con un enorme debito pubblico ed una economia manufatturiera orientata all’export e’ da irresponsabili non farsi trovare pronti ad una eventuale uscita non necessariamente forzata da noi ma eventualmente subita da decisioni altrui, visto che nessuno puo’ prevedere il corso degli eventi.
– Non contare sugli altri perche quando arrivera’ il momento saremo soli. Come e’ successo a Tsipras che ha sbagliato i suoi conti sperando di trovare sostegno strada facendo dai cugini periferici che invece si nascondevano nell’ombra del questa volta non tocca a noi’.
– Il referendum proposto dal M5S tramite una legge di iniziativa popolare e’ uno strumento essenziale. Potra’ servire a spiazzare l’avversario e a dare legittimita’ democratica all’Euroexit.
– Rafforzare le banche. La minaccia di fallimento delle banche e la chiusura dei rubinetti della liquidita’ e’ cio’ che alla fine ha fatto capitolare Tsipras. Prepararsi alla nazionalizzazione delle banche ed al passaggio ad un’altra moneta e’ il modo per non perdere la prima battaglia che dovremo affrontare quando arrivera’ il momento di staccarci dal bocchettone della BCE. Ogni piano B dovra’ dunque prevedere l’introduzione di una moneta parallela che all’evenienza potra’ essere adottata per avviare il processo di uscita in maniera soft.
– Tenere un occhio a Francoforte e l’altro a Washington. Il teatrino dell’Euro proseguira’ fino a quando lo vorranno gli americani e cioe’ fino alla definitiva approvazione del TTIP con cui gli USA assoggetteranno l’Europa in modo non dissimile da come l’Euro ha assoggettato la periferia alla Germania.
L’Euro e’ ormai una guerra esplicita tra creditori e debitori. E’ inutile che il nostro governo si sforzi di apparire schierato dalla parte virtuosa dei vincitori euristi e riformisti. L’Euro non si puo’ riformare dal suo interno e va invece combattuto dall’esterno, abbandonando questa camicia di forza anti democratica. Il nostro debito e la nostra assenza di crescita unita alla deflazione ci collocano a pieno titolo nella categoria degli sconfitti del debito. Faremmo dunque bene a prepararci con un governo esplicitamente anti euro all’assalto finale del patrimonio degli italiani sempre piu’ a rischio se non ci riprendiamo la nostra sovranita’ monetaria.