di MoVimento 5 Stelle Europa
Pasta, pane e pizza sono la bandiera dell’Italia eppure hanno poco di italiano. È in atto una importazione selvaggia di grano da tutto il mondo, anche da aree notoriamente inquinate. Abbiamo intervistato il giornalista Gianni Lannes e il Presidente dell’associazione Granosalus Saverio De Bonis. La sua associazione ha fatto analizzare la pasta di alcuni importanti marche italiane. Le analisi sono shock: sono state trovate tracce di contaminanti dannosi per la salute umana.
Fra un mese, a Strasburgo, il Parlamento europeo voterà il #RapportoDogane dal MoVimento 5 Stelle. In Europa entra di tutto: vogliamo che procedure e controlli siano omogenei e creino una competizione sana tra porti e aeroporti nei diversi Stati membri. Vogliamo combattere la contraffazione e difendere l’eccellenza del Made in Italy dagli attacchi della concorrenza sleale. Vogliamo difendere i consumatori che nelle etichette devono trovare tutte le informazioni che cercano.
VIDEO. Pasta, pane, pizza sono la bandiera dell’Italia nel mondo, eppure hanno poco di italiano. Ascolta e condividi questa intervista!
di Gianni Lannes e Saverio De Bonis
GIANNI LANNES
“È in atto una guerra ambientale non dichiarata, non convenzionale”.
SAVERIO DE BONIS
“Tracce di questi contaminanti che arrivano da un mix di grani internazionali si trovano all’interno della pasta che diventa il principale pilastro della nostra dieta mediterranea. Il grano è una cultura tipica del mezzogiorno e presenta delle caratteristiche di eccellenza sotto il profilo qualitativo che sono state sino ad ora sottostimate e scarsamente valorizzate. Questi punti di forza vengono annacquati attraverso l’ingresso di navi di cui non si conosce nemmeno la contabilità e che impoveriscono il territorio, impoveriscono l’ambiente e soprattutto danneggiano i consumatori.
Questo è il dato di fondo di Grano Salus che è un’associazione che nasce proprio per tutelare, insieme ai produttori, i consumatori che rappresentano l’anello debole della filiera. Noi abbiamo operato, a dimostrazione della nostra tesi, esaminando una serie di paste: abbiamo messo sotto campione soprattutto le marche nazionali, le abbiamo valutate e abbiamo notato che le nostre tesi erano fondate. Cioè tracce di questi contaminanti, che arrivano da un mix di grani internazionali, si trovano all’interno della pasta che diventa il principale pilastro della nostra dieta mediterranea. Riuscire ad escludere questi contaminanti potrebbe portare, anche perché non ci sono studi che dimostrano qual è l’effetto sinergico della presenza di tutti questi contaminanti, a un’inversione di rotta sotto il profilo economico e sanitario. È un obiettivo strategico dell’Italia, in ambito europeo, che bisogna al più presto implementare proprio per consentire al Sud di recuperare a costo zero interi territori che sono abbandonati. Abbiamo stimato che c’è una superficie di oltre 600.000 ettari che si può recuperare e in tal modo incentivare il ritorno alla terra.
GIANNI LANNES
“È in atto una guerra ambientale non dichiarata, non convenzionale. Nel nostro Paese quotidianamente approdano carrette del mare, relitti galleggianti, carichi di frumento provenienti da Paesi del Terzo e Quarto mondo, da aree inquinate notoriamente dalla radioattività come l’Ucraina, la Russia, la Bielorussia, la Francia ed altri Paesi dove non ci sono assolutamente controlli.
Qual è il problema? Nei porti italiani entra di tutto, soprattutto nei porti dell’Adriatico (Ancona, Ravenna,Trieste, Manfredonia, Bari, Barletta, Monopoli, Brindisi e Taranto prevalentemente) per non parlare dei porti della Sicilia, addirittura un minuscolo porto come quello di Pozzallo è interessato da una triangolazione di navi che giungono dai Paesi dell’Europa dell’Est, con triangolazioni che partono poi dalla Turchia, dalla Grecia, e anche addirittura dalla Tunisia (dal porto di Sfax) e dopo qualche giorno di navigazione, questo grano straniero arriva in Sicilia e diventa per miracolo italiano.
Non ci sono controlli! Lavorando a questa inchiesta da più di due mesi ho rilevato e documentato che, prevalentemente in questi porti, non ci sono assolutamente controlli. Esistono attualmente 4 broker che operano a livello internazionale, il più importante ha sede in Minnesota, ma è anche stanziato in Italia si chiama Cargill, è presente dal 1962 e controlla il 50% del traffico di grano a livello mondiale. La Cargill non prende soltanto grano in Italia ma anche soia OGM, che arriva settimanalmente al porto di Ravenna senza alcun tipo di controllo. Secondo i dati dell’ISTAT abbiamo qualcosa come quasi 2 milioni di cereali importati nel 2016 soltanto dalla Francia, qualcosa di meno dall’Ucraina e circa 1 milione e mezzo di tonnellate dal Canada. Sto parlando solo del 2016. 500 mila tonnellate dagli Stati Uniti d’America e così via… e bisogna tener conto che i Paesi da cui importiamo cereali sono 43. Ben 43. Inclusa la Cina”.
SAVERIO DE BONIS
“Tutto questo grano in realtà viene utilizzato a basso prezzo, per tagliare il grano buono italiano. Quindi non è vero che l’Italia ha un deficit di produzione: l’Italia è autosufficiente per la produzione nazionale di pasta. Non è autosufficiente per soddisfare la domanda estera, ma è assolutamente sufficiente a garantire i propri fabbisogni nazionali. Il punto è che viviamo in un’economia globale e il Made Italy, la pasta rappresenta una delle principali voci della nostra bilancia commerciale e quindi bisogna compensare le quantità di pasta e di grano che mancano per esportare all’estero la nostra famosa pasta.
Qui però si apre il capitolo del diritto del consumatore di conoscere esattamente cosa mette nel proprio piatto. L’attuale normativa sull’etichettatura non dà garanzie, non dà informazioni come per l’acqua minerale in cui è possibile guardare i tenori di sodio, di fluoro, di nitrato, di clorato o di solfato… quindi ognuno sceglie le sue acque minerali in base alla composizione chimica che appare sulla etichetta. Sulle buste della pasta questa possibilità non è garantita.
Recenti studi olandesi hanno dimostrato che anche a bassissimi dosaggi queste sostanze possono essere dannose, quindi il principio di precauzione (il principio garantito dall’Unione europea) imporrebbe che, di fronte a questi dubbi di natura scientifica circa i rischi, l’Italia adottasse una politica di maggiore prudenza. Ma sappiamo che questo purtroppo contrasta con le esigenze dell’industria”.
GIANNI LANNES
“Questa importazione selvaggia favorisce la speculazione perché è incontrollata. Io mi aspettavo controlli rigorosi nei principali porti italiani, partendo da Ravenna che è poi la capitale di questo sistema (è un porto che viene utilizzato, per altro, anche dalla Barilla e ma anche dalla Cargill che è presente e attiva) e poi c’è tutto un sistema della filiera industriale e ci sono accordi che la stessa Barilla ha fatto, ma anche qui in Puglia con la Divella, ma non solo: ci sono poi anche le multinazionali che producono le sementi che fanno la differenza. Quindi con l’introduzione di grani che sono stati modificati a livello molecolare. Non c’è alcun tipo di controllo a livello sanitario”.