Serve una Banca Pubblica per gli Investimenti, sul modello tedesco e soprattutto francese, che, da una parte, sostenga le imprese (soprattutto quelle che fanno innovazione) e l’economia reale e, dall’altra, rilevi partecipazioni strategiche e rilanci settori davvero produttivi.
di Eugenio Benetazzo
All’interno della proposta di riforma economica del nostro Paese da parte del Movimento 5 Stelle, possiamo trovare l’istituzione della Banca Pubblica per gli Investimenti, sulla scorta di quelle che ad esempio sono istituzioni già presenti e operanti con questa mission in Germania e in Spagna. La prima domanda che mi sento di fare: abbiamo bisogno noi italiani di un’istituzione finanziaria di questa portata, visto che già esiste un altro interlocutore come la Cdp, la Cassa Depositi e Prestiti?
La mia risposta, in considerazione del deterioramento del tessuto economico della piccola e media impresa italiana, è decisamente affermativa. Ossia in questo momento purtroppo la mano pubblica è necessaria, vediamo come i privati non sono più in grado di creare quegli equilibri che servono ad un modello economico in piena fase di mutamento, a fronte del quadro che caratterizza lo scenario economico in Europa e nel mondo, pertanto il nostro Paese in questo momento necessita proprio di un nuovo soggetto finanziario che si ponga sul mercato come un regista della crescita economica, in ambito soprattutto della piccola e media impresa operante in settori considerati strategici, come industria 4.0 o tutto ciò che è connesso alla digital era.
In sostanza quindi un vero e proprio braccio finanziario per chi governa, in grado di dare sostegno, supporto, aiuto a chi andrà ad investire in attività economiche che sono considerate strategiche per il mutamento dell’economia in ambito globale. Secondariamente mi sento di fare delle osservazioni o di sollevare delle perplessità in merito alla dimensione di questa istituzione finanziaria, che a mio modo di vedere è forse un po’ troppo sottocapitalizzata, però come abbiamo visto in svariate occasioni in passato il denaro in Italia, se serve, si trova: esistono le sorgenti dalle quali andarlo a recepire. Proseguendo con questa view, abbiamo delle ipotesi relative all’operato di questa istituzione finanziaria in ambito legato all’edilizia – chiamiamola residenziale – quindi il sostegno e l’aiuto ad esempio a chi è giovane e necessita di acquistare un’abitazione, una prima casa, in tal senso a mio modo di vedere esistono delle altre strade da percorrere, in quanto non tanto la banca pubblica di investimenti ma altri soggetti dovrebbero occuparsi di questo tipo di intervento a pioggia e a cascata.
E infine quello che mai dovrà accadere, qualora dovesse essere implementata questa strada, e quindi portare alla nascita di questa istituzione finanziaria, è trasformare la governance di questa istituzione in un ennesimo parcheggio dei politici trombati, vicini ad esempio all’establishment di turno. E’ quello che purtroppo ha catalizzato sostanzialmente tutto il panorama bancario italiano in questi ultimi anni, che vedeva come principale referente di controllo all’interno dei gruppi bancari italiani o le banche nazionali di grande dimensione, le fondazioni bancarie, abbiamo visto sulla nostra stessa pelle che cosa hanno fatto le fondazioni e soprattutto da chi venivano gestite e per conto di chi. In definitiva quindi è una proposta lodevole da portare avanti, magari rettificando un attimo il tiro, e migliorando l’assetto complessivo dell’istituzione finanziaria e della sua metodologia di intervento.