Il finanziamento di università e della ricerca è fondamentale per garantire che le nuove generazioni del nostro Paese siano adeguatamente formate e, dunque, in grado di competere nel sistema globale. L’attuale sistema di finanziamento risulta essere estremamente disomogeneo e inadeguato per affrontare in modo incisivo le sfide del futuro. Una seria riflessione si rende necessaria anche rispetto al modo nel quale vengono valutati i sistemi di università e ricerca dal momento che, a cascata, la valutazione incide sull’entità dei finaziamenti.
di Francesco Sylos Labini
Non si può affrontare questo tema senza partire da una premessa fondamentale: negli ultimi dieci anni università e alla ricerca hanno subito un ingente definanziamento. L’Italia in risposta alla crisi economica del 2007/2008 è stato tra i pochi paesi che hanno tagliato su università e ricerca, e i numeri sono quelli di una guerra. Una guerra in cui non ci sono macerie materiali ma umane e sociali, dal momento che i tagli sono si sono abbattuti soprattutto sulle nuove generazioni che sono state martoriate da queste politiche.
Per ricordare qualche numero, se il budget complessivo all’università è diminuito del 20%, il numero di nuove leve nelle università ha subito un crollo del 90%, il budget dei progetti di ricerca dell’80%. l’Italia si trova in fondo alle classifiche dei paesi Ocse per finanziamento a università e ricerca e anche come numero di laureati in percentuale alla popolazione. Questo definanziamento per alcuni però ha rappresentato un’opportunità per dirottare le risorse rimanenti, da alcune sedi ad altre. In particolare attraverso una sorta di valutazione (di pseudo valutazione) della qualità della ricerca sono state dirottate le risorse dagli atenei più poveri a quelli più ricchi.
In sostanza, quello al quale abbiamo assistito è stato uno svuotamento degli atenei del Centro-Sud, in cui il definanziamento è stato molto più ingente, a vantaggio degli atenei del Nord Italia. Questo è avvenuto attraverso un sistema di valutazione della qualità della ricerca (l’Anvur) che non ha pari al mondo: è stata creata un’agenzia che ha imposto delle regole che sono assolutamente bislacche, e non hanno pari in nessun altro Paese e oltretutto nella letteratura scientifica del settore. In realtà l’Anvur ha agito come una lunga mano del governo che, dunque, indirettamente ha indirizzato la ricerca, creando danni enormi sia nel presente che in prospettiva.
Questo avviene perché rispetto a campi politicamente “sensibili” come economia, diritto costituzionale, diritto del lavoro, l”ingerenza forte della politica può creare dei danni a lunga scadenza. Quindi come deve essere finanziata l’università? Innanzitutto perché deve essere finanziata? Deve essere finanziata perché è il motore della ricerca, dell’innovazione tecnologica e di quella culturale. Perché dalla ricerca nascono le nuove idee, questo succede in tutti i paesi del mondo e sarebbe opportuno che succedesse anche in Italia. Quindi innanzitutto, il finanziamento deve essere aumentato per quanto riguarda l’istruzione superiore dal momento che siamo in una situazione di arretratezza. In secondo luogo dobbiamo assicurarci di avere un sistema di finanziamento diffuso sul territorio in modo uniforme per assicurare ai cittadini, agli studenti di tutto il territorio italiano, una buon livello medio di istruzione.
Questo non esclude che ci siano progetti o delle sedi più dinamiche è di maggiore qualità rispetto ad altre: non si sta parlando di instaurare un regime parasovietico, ma di assicurare anche agli studenti di zone più depresse una qualità media accettabile. Una volta assicurato un buon servizio di base, è giusto garantire un riconoscimento a chi dimostri di lavorare meglio, attraverso un sistema di valutazione diverso rispetto a quello attualmente vigente.