di MoVimento 5 Stelle
Cominciamo un viaggio per l’Italia per mostrarvi gli “impresentabili” che i partiti hanno candidato alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. condannati, imputati, indagati, campioni di salto della poltrona e da un partito all’altra, parenti famosi e personaggi imbarazzanti. Ne abbiamo contati più di 100, attingendo da documenti ufficiali e fonti giornalistiche. Cominciamo da Trentino, Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto. Perché votare secondo coscienza è il minimo, ma votare informati è un dovere.
– Trentino Alto Adige
MARIA ELENA BOSCHI (Pd). Aveva promesso di lasciare la politica in caso di sconfitta al referendum e non l’ha fatto. Da ministro per le Riforme si è interessata della sorte di Banca Etruria, l’istituto bancario del padre. Ha sostenuto di averlo fatto per il territorio, infatti si candida a Bolzano nell’uninominale ed è stata piazzata in altri cinque collegi-paracadute: Cremona-Mantova, Lazio 3, Sicilia 1-02, Sicilia 2-03 e Sicilia 2-01. Tutto pur di non mollare la poltrona.
LORENZO DELLAI (CP). Nessuna condanna ma si può dire che ha “lasciato in eredità” alla Provincia di Trento un deficit che – stando alle stime della Corte dei Conti – si aggira tra 1,7 e 2 miliardi di euro. Durante la sua amministrazione si è verificato il “caso Deloitte”: 15 milioni di euro spesi dalla Provincia autonoma di Trento per consulenze di cui a oggi non si conosce l’esito. E anche il caso derivati’: altri 15 milioni di euro pubblici andati in fumo. Intanto Dellai si è distinto anche per il continuo cambio di posto in Parlamento nell’ultima legislatura: seduto con Scelta Civica all’inizio, transita per i “Popolari per l’Italia” e poi al nuovo gruppo parlamentare “Per l’Italia”. Non contento, fonda la nuova associazione politica “Democrazia solidale”, nuovo partito di centrosinistra alleato col “Centro democratico” di Bruno Tabacci. E infine ecco “Civica Popolare”, lista in appoggio del Pd.
– Piemonte
Augusta Montaruli (FdI). Condannata per “Rimborsopoli” a quattro mesi nell’ottobre 2016 perché l’accusa di peculato è stata derubricata in finanziamento illecito, nonostante con i fondi del gruppo abbia acquistato anche una borsa griffata e un libro erotico. Lei si giustificò adducendo che facesse parte dell’attività istituzionale.
Erika Faienza (LeU). Per lei una condanna, risalente al marzo 2013 in quanto ritenuta responsabile di falso in violazione della legge elettorale. Secondo l’accusa, l’allora consigliera provinciale avrebbe autenticato delle firme per una lista a sostegno della corsa a sindaco di Piero Fassino, senza però essere presente al momento della sottoscrizione. Non ci sono notizie di appelli.
– Lombardia
Paolo Alli (Pd). Ex capo di gabinetto di Formigoni e successivamente sottosegretario alla Presidenza, sempre con Formigoni, ha fatto il salto sulla sponda avversa. È fresco di rinvio a Giudizio (ottobre 2017) per tentato abuso d’ufficio. È stato componente del cda di Expo.
Umberto Bossi (Lega). In parlamento dal 1988, condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti (la famigerata maxitangente Enimont). Condannato per il reato di vilipendio alla bandiera. Per i fatti di via Bellerio del 18 settembre del 1996, quando i leghisti opposero resistenza agli agenti di polizia che cercavano documentazione nella sede della Lega su ordine della magistratura di Verona, Bossi è stato condannato a 4 mesi. Il 10 luglio 2017 il tribunale di Milano l’ha condannato a due anni e tre mesi di reclusione per truffa allo Stato per avere, nel periodo tra il 2008 e il 2010, presentato rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici. Denaro poi utilizzato in gran parte per le spese personali della famiglia Bossi.
Roberto Formigoni (Noi con l’Italia). Candidato in tre collegi, il “celeste”, correrà con “Noi con l’Italia” al Senato in tre collegi lombardi. Contro di lui, una condanna a 6 anni in primo grado per corruzione, il 22 dicembre 2016, per 8 milioni di euro di “utilità”. È imputato per corruzione e turbativa d’asta anche in un altro processo scaturito da un’inchiesta su presunte tangenti nella sanità lombarda.
Paolo Romani (Fi). Attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, fedelissimo di Berlusconi, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione per peculato, a un anno e 4 mesi in relazione all’utilizzo di un cellulare datogli quando era consigliere comunale a Monza e che Romani avrebbe dato in uso alla figlia, con bollette da 9.811,63 euro. Romani ha poi restituito la cifra al Comune e per questa ragione la Corte d’Appello di Milano valuterà uno sconto di pena.
Massimo Garavaglia (Lega). E’ sotto processo per a Milano per turbativa d’asta. La vicenda riguarda una gara da 11 milioni di euro indetta da Regione Lombardia, di cui il leghista, ex braccio destro di Roberto Maroni, è assessore al Bilancio, per il trasporto degli ammalati dializzati. Lo scorso 17 gennaio è stato sentito in aula come imputato.
Salvatore Sciascia (Forza Italia). Già direttore dei servizi fiscali del gruppo Fininvest, fedelissimo dell’ex Cavaliere, è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto alcuni membri della guardia di finanza per ammorbidire i controlli fiscali in quattro aziende Fininvest. Senatore dal 2008.
Simona Vicari (Noi con l’Italia). E’ indagata per corruzione, a breve la procura di Palermo dovrebbe decidere su un’eventuale richiesta di rinvio di giudizio o archiviazione. Dal 2016 ex sottosegretario di Stato al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e allo Sviluppo Economico, nel governo Renzi, poi in quello Gentiloni, nel 2013 aderisce al Ncd. Secondo i magistrati avrebbe perorato un emendamento alla legge di stabilità per ridurre l’Iva sui trasporti marittimi per passeggeri dal 10 al 5%, facendo risparmiare all’armatore Morace un milione mezzo di euro. In cambio, sempre secondo i magistrati, avrebbe ricevuto in regalo da Morace un Rolex. Lei si è dimessa allo scoppio del caso, pur sostenendo che il Rolex ricevuto era un regalo di Natale e non una ricompensa. Nel suo curriculum anche l’emendamento notturno pro petrolieri durante lo “Sblocca Italia” fermato dai portavoce del MoVimento che se ne sono accorti giusto in tempo. Siciliana di nascita, paracadutata in Lombardia.
– Veneto
Sergio Berlato (Fratelli d’Italia). Ex europarlamentare e consigliere regionale, è stato rinviato a giudizio lo scorso settembre per falso e indebito utilizzo dei dati personali in un’inchiesta su presunte firme false per le tessere per il Pdl. Il processo è appena cominciato mentre i fatti sono relativi al 2011. Molti vicentini si erano ritrovati a loro insaputa nell’elenco di tesserati Pdl, anche persone defunte o personaggi politici di altri partiti.
Maria Caretta, (Fratelli d’Italia). Soprannominata “la dea della caccia” per il suo impegno in associazioni venatorie, è imputata per falso e indebito utilizzo dei dati personali nel processo sulle presunte firme false per le tessere pdl appena cominciato a Roma.
Niccolò Ghedini (Forza Italia). Nessuna condanna ma è noto per il 99,28 per cento di assenze nell’ultima legislatura. Ma è avvocato di Berlusconi, quindi per lui un collegio sicuro al Senato.