Riporto il testo dell’intervento* di Marco Travaglio.
“Buongiorno a tutti.
La parola d’ordine l’ha lanciata il Cavaliere l’altro giorno. La cito testualmente perché sono parole delicate: “Dobbiamo assolutamente riportare l’etica nel mondo della finanza”.
Segnatevela, tenetela a mente. Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 4 ottobre 2008: “Riportare l’etica nel mondo della finanza”. Forse è stata la ricorrenza di San Francesco che l’ha indotto a questi pensieri così distanti dal suo mondo. O forse è la vicinanza con la figlia Barbara, che proprio in quei giorni aveva lanciato un convegno sul tema “etica nella finanza” all’università. E si era portata anche la madre, perché magari uno non ci credeva che chi organizzava un convegno sull’etica nella finanza potesse essere la figlia di Berlusconi.
“Etica nella finanza”, questo è l’insegnamento che ci ha voluto lanciare il premier. L’ha lanciato perfino in mondovisione dal vertice europeo da dove si tenta di salvare il salvabile di questo dirottato e diroccato capitalismo ormai uscito fuori da qualsiasi regola, anche dalle sue, che non sono molte.
E quindi dobbiamo discutere di etica nella finanza, a partire dal nostro presidente del Consiglio, che ce la raccomanda. Ne ha parlato lui, ne ha parlato la figlia al convegno dei giovani rampanti milanesi sapete che la figlia del Cavaliere fa parte di un cenacolo di giovani pensatori e di giovani ricchi, ma etici, dei quali fanno parte anche il figlio di La Russa e credo uno dei figli di Ligresti (se è così il figlio di Ligresti ha imparato l’etica dal padre, mentre questo era in carcere, approfittando di quel breve periodo in cui il padre non ha potuto influenzarlo negativamente.
Sapete che nel ’92-’93, ai tempi di Mani Pulite, quando la legge era uguale per tutti almeno a Milano, Salvatore Ligresti era un habitué del carcere di San Vittore e del carcere di Opera infatti ha poi patteggiato più di due anni di corruzione, nel senso che pagava Craxi e i partiti per farsi gli affari suoi e quindi naturalmente ha poi fatto carriera e adesso abbiamo i figli che ci spiegano l’etica, assieme alla figlia di Berlusconi). E poi abbiamo Tronchetti Provera. Tronchetti Provera ieri sera, nel programma di Fabio Fazio ha dato una grande lezione di etica nell’impresa spiegando che appunto tutto questo casino intorno allo scandalo Telecom è finito nel nulla, era una invenzione dei giornali. Scusate se controllo, ma vorrei essere preciso. Visto che quando qualcuno va in televisione a raccontare la verità tutti si scusano e tutti chiedono il contraddittorio.Quando invece uno va a raccontare delle balle, come nel caso di Tronchetti Provera, nessuno si scusa e nessuno chiede un contraddittorio.
Eppure qualche giornalista che fosse in grado di raccontare le verità a fianco delle bugie di Tronchetti Provera ieri sera a “Che tempo che fa” non ci sarebbe stato male, proprio nell’ambito dell’etica e della trasparenza che tutti ci insegnano a partire da Tronchetti Provera, che ha ricevuto anche i complimenti della Littizzetto per essere un gran bell’uomo. Bene, Tronchetti Provera, il quale diceva di non essere a conoscenza praticamente di nulla, come se non fosse successo nulla, ha portato la sua azienda, anzi ex-azienda perché poi è scappato giusto in tempo, in una situazione piuttosto imbarazzante, perché la Telecom, nel processo a Tavaroli e agli altri spioni della Telecom il capo della security della Telecom, Tavaroli, non i fornitori, Tronchetti Provera diceva ieri sera che hanno fatto tutto i fornitori della security, no!
L’imputato principale è il capo della security della Telecom, scelto da lui, e della Pirelli, scelto da lui. Confermato in una azienda, scelto nell’altra. I fornitori lavoravano per Tavaroli, il quale lavorava per Tronchetti Provera. Tronchetti ha detto: “è emerso che noi non c’entravamo niente”. Assolutamente falso. La Telecom è imputata insieme alla Pirelli come società nel processo per lo spionaggio illecito fatto dalle rispettive security. Non è vero che Tavaroli non si capisce bene per chi lavorasse quando faceva questi dossier. Secondo i magistrati di Milano, Tavaroli faceva questi dossier per la Telecom e per la Pirelli di Tronchetti Provera.
Nessuno è andato a dire che quei dossier li commissionasse direttamente Tronchetti Provera e nessuno è andato a dire che Tronchetti Provera visionasse quei dossier. Ma quei dossier erano fatti nell’interesse di Telecom e Pirelli, che erano guidate da Marco Tronchetti Provera.
Tant’è che secondo la famosa legge 231, quella che prevede la responsabilità non solo delle persone fisiche, ma anche delle persone giuridiche, nel processo a Tavaroli sui 9.000 dossier sui dipendenti, giornalisti, politici, manager concorrenti, vedrà imputate le due società che all’epoca dei fatti erano dirette da Tronchetti Provera.
Adesso noi dobbiamo cambiargli il nome a Tronchetti Provera, dovremo chiamarlo Tronchetti Dov’era. Perché Tronchetti non ne sa niente. Non ne ha mai saputo niente. Non è l’unico caso. Sapete che Tronchetti Provera ha dei precedenti.
Abbiamo Romiti che guidava la FIAT che pagava i partiti, pagava tangenti in Italia e all’estero, ma non sapeva niente, facevano tutti i suoi manager.
Poi nessuno è stato cacciato, quando l’hanno preso con le mani nel sacco, anzi l’hanno promosso. Visto che funzionava è arrivato anche Berlusconi, che ha detto: io non so niente, sono i miei dipendenti che fanno tutto; i miei avvocati che comprano i giudici, i miei manager che comprano la Guardia di Finanza, mio fratello che si compra questo e quello, ma io non ne so niente.
E passano tutti per dei grandi imprenditori, per dei cervelli superiori. Pensate, sono circondati da ladri e non se ne sono mai accorti. Anzi, i ladri li hanno scelti loro, e quando se ne sono accorti e hanno scoperto che erano ladri, invece di metterli alla porta li hanno promossi.
Romiti li promuoveva in azienda, Berlusconi in Parlamento e al governo. Tronchetti Provera dice: “l’abbiamo mandato via noi quando l’abbiamo scoperto”. Assolutamente no. Tavaroli è stato mandato via quando sono cominciate a trapelare le prime indiscrezioni. È stato mandato in Romania e poi è stato ripreso in azienda. Hanno dovuto aspettare praticamente la vigilia dell’arresto per liberarsene. E comunque se fosse vero che Tronchetti Provera non sapeva ciò che faceva Tavaroli nell’ufficio a fianco, sarebbe un po’ grave per la sua immagine di imprenditore.
Perché ogni anno Telecom dava a Tavaroli e alla sua banda dai 50 ai 60 milioni di euro, soldi della Telecom, però nessuno gli chiedeva come li spendeva, come li rendicontava.
Lui era lì che accumulava dossier, gli davano 50-60 milioni e nessuno gli chiedeva che cosa ne facesse di tutto quel bendidìo. I giudici hanno stabilito che gli servivano per costituire una associazione a delinquere che spiava migliaia di persone illegalmente, dicono i giudici, “nell’interesse della società”. Nell’interesse della Telecom, di Tronchetti Provera, che non ne sapeva niente e che va in giro a vantarsi dicendo “ma io non ne sapevo niente!”.
Ma cosa c’è da vantarsi? Ma vai a nasconderti! Faresti migliore figura a dire: “lo sapevo, ma avevo paura”.
Perché almeno sarebbe una versione più credibile. Almeno dimostreresti di avere un cervello. Se invece continui a dire “faceva tutto lui, gli davamo 50-60 milioni e non sapevamo come li usava”, ma che manager sei, ma che imprenditore sei, ma sei un pirla!
Lui se ne vanta, quindi contento lui…
Però sia chiaro: anche lui vuole la massima trasparenza e la massima etica nel mondo degli affari, ci mancherebbe altro. Infatti è appena diventato vicepresidente di Mediobanca, presieduta da un signore che ha più processi che capelli in testa: il famoso Cesare Geronzi.
Cesare Geronzi è quello che ha portato la banca di Roma alla fusione con Unicredit di Profumo, ha avuto la presidenza di Mediobanca. Alla presidenza di Mediobanca ha cominciato a fare il diavolo a quattro perché vuole comandare soltanto lui quindi ha cercato di mandare via dei manager indipendenti.
Si è intronato come padrone unico, e nei ritagli di tempo ha un processo per il fallimento del gruppo Italcase Bagaglino dove è già stato condannato in primo grado.
Pensate, un banchiere condannato per bancarotta!
Poi ha alcuni processetti collaterali, tipo due o tre per l’affare Parmalat, uno per l’affare Cirio e un paio di imputazioni per usura, una delle quali è già caduta e l’altra vedremo.
Pensate: un banchiere imputato per usura e per alcune bancarotte, le più celebri al mondo, prima di Lehman Brothers cioè Parmalat e Cirio. Non ne ha persa una! Due su due. Presidente di Mediobanca, del comitato di controllo, del comitato di sorveglianza ecc.
Bene, i vicepresidenti di questo gentiluomo d’altri tempi, anche lui ovviamente scatenato per l’etica degli affari – figuriamoci, Geronzi e l’etica negli affari – da una parte Marina Berlusconi, per conto del Cavaliere, e dall’altra parte Marco Tronchetti Provera.
Questi sono un po’ i controllori di Geronzi, pensate in che mani è finita Mediobanca!
Mediobanca è quella dove c’era Cuccia… adesso c’è questa triade: Geronzi, Tronchetti Provera, Marina Berlusconi, tutti per l’etica negli affari, ci mancherebbe altro!
Marina poi ha anche un modello in famiglia come il Cavaliere…
Tronchetti è anche entrato nella cordata CAI, la cordata a cui stiamo regalando la parte sana di Alitalia mentre la parte malata la paghiamo noi. E Tronchetti si ritrova li dentro con Emma Marcegaglia, anche lei l’altro giorno: “Basta con questa finanza allegra! Etica negli affari!”.
Anche lei ha in famiglia degli ottimi modelli… anche qui ho preso qualche appunto: il gruppo Marcegaglia, che non è un gruppo omonimo è proprio suo e della sua famiglia, fondato dal padre, Steno Marcegaglia, e gestito dal padre, dal fratello e dalla sorellina, ha patteggiato quest’anno per corruzione, al Tribunale di Milano, per una tangente che il gruppo Marcegaglia nel 2003 aveva pagato a un manager dell’Eni. La branca era Eni Power, in cambio di un appalto.
Il patteggiamento prevede una pena pecuniaria di 500.000 euro, un miliardo di vecchie lire.
Più gliene hanno confiscati 250.000. Non è una decisione del giudice cattivo e loro si difendono eroicamente dicendo che non è vero: l’hanno patteggiata loro, quella pena!
Marcegaglia Spa: pena pecuniaria 500.000 euro, confiscati 250.000 euro.
Un’altra società controllata dal gruppo Marcegaglia, la NECCT SPA ha avuto un’altra pena pecuniaria di 500.000 euro e addirittura 5 milioni di confisca, 10 miliardi di vecchie lire. Patteggiati eh!
Non bastando, poi, ci sono anche le pene per il dirigente: il vice presidente, Antonio Marcegaglia, fratello di Emma, che ha patteggiato undici mesi di galera.
Il padre, invece, era stato già condannato insieme a Geronzi per la bancarotta del gruppo Italcase Bagaglino: si era beccato quattro anni e un mese, mentre Geronzi un anno e 8 mesi se non ricordo male.
Sapete chi c’era insieme a Geronzi e a Marcegaglia senior tra i condannati del Gruppo Italcase Bagaglino? Colaninno! Roberto, il padre – il figlio si batte per l’etica negli affari come ministro ombra del PD all’industria ed è stato zitto sulla cordata paterna per l’Alitalia.
Il padre, Roberto Colaninno, quello che aveva così ben meritato alla Telecom che aveva riempito di debiti prima di passarla a Tronchetti Provera, capofila dei capitani coraggiosi delle trasvolate della nuova Alitalia, è stato condannato alla stessa pena di Steno Marcegaglia: 4 anni e un mese per bancarotta. Anche lui, ovviamente, per l’etica negli affari: ha appena rilasciato un’inervista a Repubblica in cui si proclama addirittura di sinistra. E’ molto progressista, è molto vicino ai valori del progressismo ed è per l’etica negli affari, ci mancherebbe altro! 4 anni e un mese per bancarotta a Brescia, in primo grado.
Insieme a questa meravigliosa compagnia sapete che abbiamo anche Marcellino Gavio che è entrato in galera più volte ai tempi di Tangentopoli… anzi ogni tanto cercavano di farcelo entrare ma lui era sempre latitante, quindi non riuscivano a prenderlo! Poi si consegnò, fece condannare il suo braccio destro, intestatario di tutte le cariche, ma recentemente si è beccato una condanna in primo grado anche lui per violazione del segreto investigativo.
Ecco, questi sono tutti ovviamente, in questi giorni, scatenati per l’etica negli affari!
Questo perché lo si sappia.
Ci sono problemi nella più grossa banca italiana, la banca che assomma Unicredit e il vecchio Banco di Roma, presieduta da Profumo. Profumo è un altro alfiere dell’etica negli affari, vota alle primarie del PD, si fa vedere mentre vota alle primarie. Probabilmente è anche uno di valore, può essere che sia una vittima di una speculazione internazionale o politica. E’ l’unico che sta tenendo testa a Geronzi, peraltro dopo avercelo fatto entrare lui. Bene, il suo vice presidente – di Unicredit – è Fabrizio Palenzona.
Fabrizio Palenzona, secondo i magistrati di Milano che hanno seguito l’indagine sulle scalate bancarie, si è preso un milione di euro – lui nega, vedremo – dalla Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani, per difendere la banda del buco che nel 2005 voleva arraffarsi l’Antonveneta. Poi le due scalate… Qualcuno lo ricorderà, è un tipo corpulento, enorme. E’ stato presidente della Provincia di Alessandria per la Margherita, oggi è molto vicino a Berlusconi ed è indagato per concorso in infedeltà patrimoniale, vedremo come va a finire l’indagine, proprio per quel miliardo che i dirigenti Fiorani & C. della Popolare di Lodi dicono di avergli dato, perché sostenesse i buoni, che erano loro.
Anche loro ovviamente sono per l’etica nella finanza, ci mancherebbe altro!
Sono tutti per l’etica nella finanza.
Resta Berlusconi, che abbiamo lasciato da parte perché ha la fortuna di poter mentire, raccontare quello che vuole tanto non c’è nessuno che lo smentisce e quando non c’è lui in grado di mentire, perché distratto, ha altro da fare, qualche ragazza da sistemare, cose così, c’è Bruno Vespa che mente per conto suo. Vespa è il bugiardo in seconda, sta in panchina nella squadra dei bugiardi, quando Berlusconi esce, entra Vespa. L’altra sera Vespa faceva un Porta a Porta. Da una parte c’erano Di Pietro e Rosy Bindi, dall’altra Cicchitto e Gasparri, le due teste più fini del popolo della libertà.
A un certo punto ha smesso di arbitrare il match e si è messo a pestare uno degli ospiti.
Indovinate chi? Di Pietro. Ha cominciato a pestarlo imputandogli di aver perseguitato Berlusconi che, a suo dire, avrebbe avuto 26 processi, questo dice Vespa. Di Pietro cercava di spiegargli che lui ne aveva avuti 33 a Brescia, solo che è stato sempre stato assolto mentre Berlusconi quasi mai.
E Vespa ha cominciato a urlare: “Su 26 processi, a parte i quattro in corso, Berlusconi è sempre stato assolto”.
Allora Di Pietro ha detto: “No, ci sono anche le prescrizioni”, allora Vespa ha detto: “Si è vero, quattro sono finiti in prescrizione però gli altri 18 tutti in assoluzione, per esempio quello sulle tangenti alla Guardia di Finanza assolto con formula piena”.
Poi ha detto: “E’ un’anomalia che tutti questi processi siano nati dopo che lui è entrato in politica”, facendo intendere che sono nati perché lui è entrato in politica, per colpirlo politicamente.
E Di Pietro diceva: “No, alcuni erano iniziati prima!”. E Vespa: “C’è persino il caso dell’acquisto da parte del Milan di Lentini che era uguale a quello dell’acquisto da parte della Juventus di Dino Baggio, tutti e due comprati con fondi neri solo che Berlusconi è stato condannato mentre Agnelli per la Juventus non è stato nemmeno chiamato a testimoniare”.
Ha cominciato a raccontare un sacco di balle una dopo l’altra in modo che fosse materialmente impossibile riuscire a rintuzzarle e a smontarle tutte. Voglio farlo qui, in questi pochi minuti che mi restano, proprio perché questa balla la sentite da anni e la sentirete ancora nei secoli dei secoli.
Quindi è bene sapere che non è vero. Non è vero niente. Tutto ciò che ha detto Vespa. Non che ce ne fossero dei dubbi, ma vi dico anche le altre cose.
Il fatto che Vespa menta credo sia ormai patrimonio comune, fatto notorio.
Vi dico anche come sono andate le cose, poi potete controllare: per fortuna ci sono gli strumenti per controllare.
Intanto Vespa ha detto che Berlusconi si è fatto “solo” quattro leggi ad personam, come se ci fosse un bonus di cui può approfittare un premier.
In realtà non se ne potrebbe fare nemmeno una, comunque Berlusconi se ne è fatte 16.
Decreto Biondi nel ’94, Legge Tremonti per gli sconti fiscali alle aziende – compresa la Fininvest – nel ’94, rogatorie nella successiva legislatura presieduta da Berlusconi, falso in bilancio, Cirami, Maccanico, Schifani, Ex-Cirielli, Gasparri, decreto salva-Rete 4, legge Frattini sul conflitto di interessi, condono fiscale, condono ambientale, legge Pecorella che aboliva il processo di appello per il PM, e in questa legislatura legge blocca processi, legge Alfano e prossimamente legge sulle intercettazioni.
Figuratevi se sono quattro. Sono sedici.
Seconda balla: non è vero che Berlusconi ha avuto i suoi primi processi dopo la discesa in campo nel ’94.
Nell’83, undici anni prima della discesa in campo, la Guardia di Finanza indagava su Berlusconi per traffico di droga. Inchiesta poi archiviata.
Nel 1989 Berlusconi dichiara il falso davanti al Tribunale di Venezia, che sta processando i giornalisti Guarino e Ruggeri che hanno scritto il primo libro inchiesta su Berlusconi, sul “Signor TV”, e che Berlusconi ha trascinato in Tribunale indirettamente denunciando giornalisti che hanno recensito quel libro. Gli chiedono se è vero se si fosse iscritto alla P2, lui dice due balle sulla P2: non ho mai ricevuto la tessera, non ho mai pagato la quota. In realtà ha ricevuto la tessera, ha pagato la quota, risulta tutto per atti. Lui mente alla giustizia, viene incriminato per falsa testimonianza. La Corte d’Appello lo dichiara colpevole ma amnistiato perché nel frattempo il Parlamento ha approvato l’amnistia del 1990.
Due processi a lui personalmente, un’inchiesta e un processo, prima della discesa in campo.
Poi inizia Mani Pulite. Mani Pulite scopre una serie di reati commessi da tutti i principali collaboratori di Berlusconi. Nel 1993 sono già entrati in galera suo fratello, Brancher, Roncucci… un sacco di manager di Publitalia, dell’Edilnord e del gruppo Fininvest per avere pagato tangenti sulle discariche, in cambio della vendita di immobili Edilnord al fondo pensioni Cariplo, fondi neri di Pubblitalia. C’è già in piedi l’affare dei fondi neri del Milan.
Insomma, manca soltanto Berlusconi, come spesso accade nelle indagini, salendo di grado a un certo punto si arriverà al capo. Ed è proprio in questa fase, per evitare di essere incriminato oppure per esserlo una volta entrato in Parlamento, che Berlusconi si butta in politica.
Vi ricorderete che diceva sempre a Biagi e Montanelli che poi l’hanno raccontato: “se non vado in politica vado in galera e fallisco per debiti”. Quindi, non è vero che le indagini partono dopo la discesa in campo: le indagini partono prima e la discesa in campo è il risultato delle indagini.
E’ esattamente il contrario di quel che dice lui, che attribuisce le indagini come risultato della sua discesa in campo. Infatti, lo ha scritto nero su bianco il GIP di Brescia Bianchetti a cui Berlusconi aveva denunciato il pool di Milano accusandolo proprio di averlo attaccato politicamente. “L’impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto. La prosecuzione di indagini già iniziate – prima della discesa in campo – e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come un’attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Appunto è proprio probabile che l’impegno politico dell’indagato sia la conseguenza delle indagini che stavano arrivando a lui.
Terzo: Berlusconi non ha avuto 26 processi ma 15. Vespa non sa quello che dice.
* Cinque processi sono in corso: corruzione di Saccà, corruzione di senatori, corruzione giudiziaria di Mills, fondi neri Mediaset, Telecinco in Spagna. In corso ma congelati dal lodo Alfano.
Altri dieci processi si sono già conclusi. Poi, certo, ci sono anche le indagini ma quelle sono state archiviate, non sono processi, ed erano quelle per mafia, per riciclaggio, per concorso nelle stragi del ’92 e ’93.
Dieci processi conclusi. Come si sono conclusi, sempre assolto come dice Vespa? Ma nemmeno per sogno!
E’ stato assolto solo tre volte, nel merito. Due con formula dubitativa, cioè per la vecchia insufficienza di prove che adesso è assorbita dal comma 2 dell’articolo 530 cioè quando la prova è insufficiente o non regge: per i fondi neri della Medusa Cinema e per le tangenti alla Guardia di Finanza, insufficienza probatoria. Non formula piena: formula dubitativa.
La formula piena l’ha avuta una sola volta per il caso SME-Ariosto, reato di corruzione giudiziaria. Altre due assoluzioni, il processo All Iberian falso in bilancio e il processo SME-Ariosto falso in bilancio, recano questa formula: “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Traduzione: era reato quando l’ha commesso, se avesse lasciato le cose come stavano veniva condannato, ma lui l’ha depenalizzato appena andato al governo.
Si è assolto da solo per legge, altro che formula piena! Per il resto, abbiamo visto tre assoluzioni di cui due dubitative, due autodepenalizzazioni del reato, rimangono cinque processi.
Come si sono conclusi? Due con l’amnistia, falsa testimonianza sulla P2 e falso in bilancio sui terreni di Macherio, poi ci sono le prescrizioni.
Abbiamo detto 3 assoluzioni, due con formula dubitativa e una con formula piena, altre due assoluzioni per autodepenalizzazione e fa cinque, i processi finiti sono dieci.
Gli altri cinque come sono finiti? In prescrizione. Cinque su dieci.
Sempre grazie alle attenuanti generiche che com’è noto non si concedono agli innocenti. Agli innocenti non dai le attenuanti, dai l’assoluzione.
E’ ai colpevoli che si danno le attenuanti, se no cos’hai da attenuare?
Attenuanti generiche per quali processi? All Iberian, fondi neri a Craxi, 23 miliardi in Svizzera, Lentini, falso in bilancio per i fondi neri con cui fu pagato Lentini al Torino Calcio, bilanci della Fininvest fasulli dall’88 al ’92, bilancio consolidato Fininvest nel quale non erano stati scritti 1500 miliardi di fondi neri parcheggiati su 64 società Off shore, prescrizione anche questo.
Mondadori, infine, corruzione del giudice Metta da parte di Previti con soldi della Fininvest per portare via la Mondadori a De Benedetti.
Voi vedete che queste prescrizioni sono determinate dalle attenuanti generiche ma anche, per i casi di falso in bilancio, dalla riforma del falso in bilancio che per la parte per cui il falso in bilancio è rimasto ancora reato, ha diminuito le pene quindi accorciato la prescrizione.
Si è auto prescritto nei casi di falso in bilancio.
Voi vedete che, dunque, per le mazzette alla finanza Vespa mentiva, non c’è nessuna formula piena: insufficienza probatoria.
Voi vedete che il caso Lentini non era analogo a quello di Dino Baggio. Dino Baggio fu pagato con dei fondi che provenivano dal patrimonio personale dell’Avvocato Agnelli che fece una donazione, quindi formalmente non commise un reato.
Invece Berlusconi e Galliani i soldi neri per pagare Lentini al Torino li presero dalle casse occulte del gruppo Fininvest, non nel bilancio ufficiale, e per questa ragione Berlusconi fu indagato.
Poi il processo finì in prescrizione grazie alla legge che lui stesso aveva fatto sul falso in bilancio.
Vespa, quando dice che Berlusconi non è stato condannato per Lentini, mente per l’ennesima volta.
Questa è, in estrema sintesi – scusate se oggi mi sono dilungato un po’ di più – l’etica nella finanza e questi sono i personaggi che sono incaricati di riportare l’etica nella finanza.
Questa settimana due suggerimenti: uno, tenete a bada il portafoglio, perché se questi sono i maestri dell’etica della finanza tenete a bada il portafoglio, secondo, passate parola!”
* UNA PICCOLA PRECISAZIONE SU QUANTO HO DETTO NEL PASSAPAROLA DI OGGI
I processi al Cavaliere sono finora 17: 5 in corso (corruzione Saccà, corruzione senatori, corruzione giudiziaria Mills, fondi neri Mediaset, Telecinco in Spagna) e 12 già conclusi, più varie indagini archiviate (6 per mafia e riciclaggio, 2 per le stragi mafiose del 1992-’93, ecc.). Ricapitolando, nel dettaglio. Nei 12 processi già chiusi, le assoluzioni nel merito sono solo 3: 2 con formula dubitativa (comma 2 art.530 Cpp) per i fondi neri Medusa e le tangenti alla Finanza (“insufficienza probatoria”), 1 con formula piena per il caso Sme-Ariosto/1. Altre 2 assoluzioni All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2 – recano la formula “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’imputato se l’è depenalizzato (falso in bilancio). Per il resto: 2 amnistie per la falsa testimonianza sulla P2 e un falso in bilancio sui terreni di Macherio; e 5 prescrizioni, grazie alle attenuanti generiche, che si concedono ai colpevoli, non agli innocenti: All Iberian/1 (finanziamento illecito a Craxi), caso Lentini (falso in bilancio con prescrizione dimezzata dalla riforma Berlusconi), bilanci Fininvest 1988-’92 (idem come sopra), 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest (come sopra), Mondadori (corruzione giudiziaria del giudice Metta tramite Previti, entrambi condannati). Marco Travaglio