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Esiste un orologio delle risorse della Terra. Quest’anno la lancetta si è fermata al 25 settembre, l’Overshoot Day. E’ il giorno dell’anno in cui abbiamo usato tutte le risorse rigenerabili a partire dal primo gennaio 2009. La Terra è diventata un oggetto di consumo da luogo magico della nostra vita. Il blog ha intervistato Mathis Wakernagel, l’inventore dell’ impronta ecologica, l’indice che misura la richiesta umana nei confronti della natura. Wakernagel è uno dei testimoni del documentario: “Terra reloaded“.
“Buongiorno, sono Mathis Wackernagel, presidente della Global Footprint Network. Siamo un centro studi internazionale con sede a Oakland, Brussel e Zurigo dove collaboriamo con circa 100 partner per portare il tema dei limiti ecologici all’interno dei centri decisionali. Oggi 25 settembre 2009, ndr) è un giorno speciale, è l’Overshoot Day, “la giornata del debito ecologico“.
Cosa significa? Tutte le risorse che abbiamo consumato come umanità, comunque le consideriamo, a partire dal primo gennaio 2009 fino ad oggi sono tutte quelle che il pianeta Terra può rigenerare nel corso del 2009. Abbiamo utilizzato per intero il budget 2009 e per il resto dell’anno dovremo indebitarci. Cosa possiamo fare con questa informazione? In un certo senso è un po’ come disporre di informazioni sul tuo conto corrente bancario. Se spendi più di quello che guadagni per un arco temporale considerevole, prima o poi finisci in bancarotta. Non è diverso con le risorse naturali. Se continuiamo con questo processo, prima o poi finiremo in bancarotta ecologica. Che è più difficile da affrontare della bancarotta economica. Perché le banconote si possono stampare, le risorse naturali no.
Cosa possiamo fare? La prima cosa è considerare i processi ecologici importanti tanto quanto quelli economici e riconsiderare il modo in cui spendiamo le risorse e le amministriamo. La maggior parte delle nostre politiche si fonda sulla domanda: “come possiamo incrementare le attività economiche, quale che sia il costo in termini di risorse necessario?“. Semplicemente ipotizziamo di consumare una quantità sempre maggiore di risorse, ogni anno. Dobbiamo trovare un modo di mantenere il nostro benessere utilizzando esclusivamente le risorse che la Terra è in grado di produrre.
Come facciamo? Dobbiamo prestare maggiore attenzione al modo in cui costruiamo le città. Solo un esempio. Siena, in Italia, che ha una buona qualità della vita, usa circa un terzo delle risorse per persona rispetto a Houston, Texas. È certamente un primo passo. E personalmente, preferirei vivere a Siena piuttosto che a Houston. Il modo in cui costruiamo le città determina in modo sostanziale il modo in cui utilizziamo le risorse. Ciononostante, se tutti vivessimo come si vive a Siena, ci vorrebbero tre pianeti Terra per sostenere questo stile di vita per ciascun abitante del mondo.
Cos’altro possiamo fare? Naturalmente dobbiamo sostenere e spronare i nostri governi per essere molto più pro-attivi in materia di cambiamenti climatici. Le emissioni di CO2 contribuiscono per circa il 50% all’impronta ecologica dell’umanità. Per paesi come l’Italia, molti altri paesi industrializzati, le emissioni di C02 sono responsabili del 70% dell’impronta ecologica del Paese. Se saremo in grado di ridurre drasticamente le emissioni di C02 e gli scienziati chiedono di ridurre dell’80% le emissioni entro l’anno 2050 colpiremo anche il problema dello sforamento. La cosa difficile è gestire questa sfida senza spostare il problema altrove. I biocarburanti, per esempio, potrebbero ridurre le emissioni di C02, ma produrrebbero un enorme impatto in altri contesti, come le foreste vergini e le foreste tropicali per la produzione di olio di palma. Dobbiamo affrontare il problema e non semplicemente spostarlo altrove.
Ci sono grandi opportunità per i nostri governanti per siglare accordi importanti. La prima è quella di questa settimana a New York, l’assemblea ONU per la settimana del clima, dove molti leader e diplomatici si sono riuniti per preparare l’incontro di Copenhagen di dicembre, sul quale abbiamo grandi aspettative. L’altra è l’incontro del G20 di Pittsburgh, sempre in questi giorni, dove ci si troverà per preparare l’agenda di Copenhagen (incontro mondiale sui cambiamenti climatici).
È probabile che molti di noi resteranno delusi dagli accordi che si prenderanno a Copenhagen perché potrebbero essere non sufficientemente forti. Nel qual caso saremo chiamati a reagire con ancor maggior forza. In un mondo senza un accordo di Copenhagen forte, si avrà maggior confusione e disordine. I paesi dovranno attrezzarsi ancor più velocemente alla ristrettezza di risorse. Viviamo nella speranza che altri agiscano al nostro posto. Ma in un mondo che sfora continuamente il bilancio ecologico, se noi cittadini non siamo pronti a vivere in modo efficiente saremo noi a soffrire per la scarsità di risorse. Dobbiamo quindi agire localmente, sia nel caso Copenhagen produca accordi forti, sia in caso contrario.
Un’altra cosa che possiamo fare è conteggiare. Così come teniamo conto dei movimenti del nostro conto in banca, ogni nazione dovrebbe tener traccia dell’ammontare di risorse biologiche disponibili nel Paese, di quante ne vengono sottratte e di quante ne vengono utilizzate.
Se desiderate conoscere la dimensione della vostra impronta ecologica, visitate il nostro sito. L’Italia non è rappresentata, ma c’è la Svizzera, simile all’Italia, e potete fare il test in Italiano. Andate su www.footprintnetwork.org/calculators e sarete in grado di conoscere la dimensione della vostra impronta ecologica.”
Ps: David Letterman è stato investito da più 14.000 vostre richieste per YouTube in poche ore. Belin. Siete una potenza!