A Bruxelles i leader UE hanno deciso di introdurre una tassa sulle banche. Alla fine del 2008 gli stessi leader avevano stanziato aiuti per decine di miliardi per salvare le banche. In effetti le banche si sono salvate, molte hanno anche fatto grandi utili (ma i fondi accordati non dovevano servire per prestiti alle imprese? Per far girare l’economia?). Rimesse in sesto le banche e evitato il collasso economico è ora il turno degli Stati a fallire. Grecia e Ungheria da subito. Italia, Portogallo, Spagna e Irlanda con più comodo. Se dovesse succedere, il tracollo sarebbe generale in quanto Gran Bretagna, Francia e Germania posseggono gran parte del debito dei PIGS. E quindi si chiede alle banche europee, appena salvate, di contribuire al risanamento degli Stati. E’ un pendolo che non può durare. La terza fase sarà quella da parte degli Stati e delle banche di chiedere aiuto ai cittadini, ma dopo l’aumento dell’età pensionabile, lo smantellamento dello Stato sociale e il blocco degli stipendi pubblici cosa resta? Nel triangolo banche, Stati, cittadini indovinate chi pagherà alla fine il conto.