I maestri di pensiero, le guide morali e intellettuali, si riconoscono dal nome, grazie al quale possono dire ciò che vogliono. Se un opinionista che in trent’anni non ne ha mai azzeccata una, nemmeno per sbaglio, si chiamasse che so, Pagliarulo (con tutto il rispetto per i signor Pagliarulo), non avrebbe avuto scampo. Dopo il primo editoriale lo avrebbero spedito a distribuire i giornali al semaforo. Ernesto Galli Della Loggia e Paolo Flores D’Arcais sono l’esempio vivente che il nome aiuta a essere presi sul serio, anche se sotto il nome c’è il niente, un niente ideologico, liberale o progressista, ma sempre un po’ paraculo. Ho il sospetto che il Galli e l’Arcais siano in realtà la stessa persona che si confronta da sola, scrive una tesi su Microminimega e replica con una controtesi dal Corriere della Serva. Sempre lui, un doppio Hyde senza nessun Jeckyll. I suoi articoli dall’alto in basso sono più che un indizio. A nome unificato acquisterebbe ancora più considerazione, Ernesto Polli D’Arcais suona bene.