(44:27)
Testo:
Buongiorno a tutti,
bentornati, ben ritrovati dopo questo periodo di vacanza, almeno da parte mia, spero anche da parte di molti di voi.
Le mani nelle tasche degli italiani ladri (espandi | comprimi)
Sono successe molte cose, nel frattempo, oggi vorrei parlare, per quel poco che ne capisco, di manovra economica Nella giornata nella quale si festeggia la caduta di un tiranno, Gheddafi, beati libici, speriamo che presto tocchi al nostro Gheddafi, quello che baciava il Gheddafi libico fino a pochi mesi prima dell’inizio della rivolta.
Ieri poi il Presidente della Repubblica Napolitano, scamiciato, si è recato al Meeting di Rimini a benedire quest’aria di nuovo inciucio con tutti gli uomini delle banche, delle aziende statali e parastatali in prima fila, che poi sono gli sponsor del Meeting di Rimini e che si spellavano le mani essendo fra i protagonisti del disastro, non solo della finanza a causa della speculazione, ma anche dell’economia reale del nostro Paese.
C’era persino Marchionne, questo genio dell’industria che purtroppo non riesce a vendere le macchine e disgraziatamente è responsabile di un’azienda che fino a prova contraria si chiama Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Il Presidente della Repubblica, come se fosse un marziano sceso in terra all’improvviso da pochi giorni, ha ammonito, tra le ovazione dei ciellini che hanno sempre applaudito in questi ultimi vent’anni chiunque gli venisse portato, se gli portavano Jack lo Squartatore lo applaudivano, quindi figuriamoci Napolitano non è certamente Jack Lo Squartatore né qualcosa di paragonabile ma per dire che hanno applaudito comunisti, anticomunisti, filoisraeliani, filoarabi, cattolici, atei… l’importante è che andassero a rendere omaggio e a baciare la sacra pantofola ciellina. “Da quando l’Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente dice il Capo dello Stato sceso da Marte, appunto nell’ansia del giorno dopo, in un’obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti.” Poi fendenti al governo, all’opposizione, “a simili condizionamenti e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire, ma non troveremo vie d’uscita soddisfacenti e durevoli, senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro”.
Applausi, Conti, Passera, Marchionne, Enrico Letta, Maurizio Lupi ecc. ecc., la ministra Bernini, poveretta. “Dinanzi a fatti così inquietanti, davanti a crisi gravi, bisogna parlare il linguaggio della verità ha insistito il nostro marziano Napolitano il linguaggio della verità non induce al pessimismo ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza.” Applausi scroscianti, ovazioni, gente che si strappava i capelli. “Abbiamo noi in Italia parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Abbiamo fatto abbastanza tutti noi che abbiamo responsabilità verso le famiglie e nei rapporti con le giovani generazioni? Stiamo attenti: dare fiducia non significa alimentare illusioni. Non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie minimizzando, sdrammatizzando, i nodi critici della realtà ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio”.
Forse se l’avesse detto tre anni fa, quando Berlusconi negava la crisi, anzi sosteneva che era colpa di Annozero, che se Santoro non ne avesse parlato la crisi non ci sarebbe stata… ecco forse dirle tre anni fa, queste cose, al governo, forse evitare di firmare qualche legge vergogna e sollecitare qualche legge che venisse incontro ai pericoli che la crisi costituiva per il nostro Paese, forse sarebbe stato più produttivo che non andare a piangere sul latte versato, anzi peggio, a fare il mea culpa battendo il petto degli altri, anziché il proprio.
Perché Napolitano non è arrivato da Marte, naturalmente, Napolitano è in politica da diciamo sessant’anni, per essere avari? E’ stato Presidente della Camera, è stato uno dei maggiori dirigenti del PCI, poi del PDS, poi dei DS. E’ il Presidente della Repubblica mica da ieri, da cinque anni.
Ha sottoscritto, con il suo avallo, tutte le leggi che sono state varate in questi anni, ha nominato tutti i ministri che sono responsabili di quell’avere diffuso illusioni che ha denunciato ieri, ha messo la sua firma sotto la nomina della squadra di governo che oggi i mercati ma anche i cittadini dotati di un minimo di raziocinio, ritengono inaffidabile.
Ogni tanto ha fatto un po’ la faccia storta, tipo quando gli hanno sottoposto il ministro Romano, indagato per mafia, oggi Romano è praticamente imputato perché il GIP ha ordinato l’imputazione coatta alla Procura della Repubblica che ha chiesto il rinvio a giudizio, quindi Romano ministro delle risorse agricole è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, e partecipa ai vertici per risolvere la crisi e per fare la manovra, partecipa a scrivere la manovra, dà consigli, interviste, siede al tavolo coi sindacati, insieme agli altri ministri economici.
Quella nomina non spetta al Presidente del Consiglio, ma al Capo dello Stato. Il presidente del Consiglio indica dei nomi e il Capo dello Stato può nominarli oppure può rimandarli indietro.
Non risulta che sia stato rimandato indietro e non risulta che quella nomina sia stata revocata nel momento in cui, addirittura, il ministro, primo caso nella storia pur disgraziata del nostro Paese, un ministro in carica viene imputato di mafia.
Quindi, meno male che Napolitano ha scoperto il debito pubblico, l’evasione fiscale. Lo scudo fiscale secondo voi chi lo ha formato, quando è stato presentato come decreto nel 2009, il secondo anno del terzo governo Berlusconi? L’ha firmato Napolitano. Il Fatto Quotidiano, appena nato, fece una petizione, raccolse 50.000 o 60.000 firme per chiedere al Presidente della Repubblica di non firmare lo scudo fiscale. Fu firmato e adesso lo stesso che ha firmato lo scudo fiscale ci viene a dire che c’è un problema di evasione fiscale? Lo sappiamo, hai firmato lo scudo!
E ancora: il debito pubblico. Il debito pubblico non è mica il peccato originale, non ce lo portiamo mica dalla nascita. Il debito pubblico nasce con certe politiche, negli anni ’80, le politiche di Craxi, Andreotti, Forlani e di quelli che sostenevano il Craxismo. Chi era il leader della corrente del Partito Comunista che voleva fare l’alleanza con Craxi? Napolitano. Chi è che attaccò Berlinguer quando parlò di questione morale facendo infuriare Craxi che ovviamente se ne sentiva toccato? Napolitano, il capo dei miglioristi filosocialisti e filocraxiani. Quindi, forse, il petto sarebbe bene ciascuno cominciasse a batterlo su di sé e non sugli altri.
Ma, detto questo, la manovra sta approdando in Parlamento e praticamente del decreto che è stato varato dal Governo con la firma di Napolitano i giorni della burrasca finanziaria poco prima di ferragosto, non c’è più traccia. Quasi tutti i capisaldi di quella manovra stanno saltando perché coloro che li avevano fissati si sono nel frattempo pentiti di fronte all’impopolarità delle misure che avevano adottato. Per cui, la supertassa per chi dichiara oltre i 90.000 euro pare che Berlusconi non la voglia più mettere, i tagli dei comuni, dei piccoli comuni, pare che la Lega non li voglia più, il sacrificio delle famose 38-39 provincie si sta riducendo a lumicino perché è rinviato a quando ci sarà un nuovo censimento e nel frattempo le provincie stanno cercando accorpamenti per salvarsi quasi tutte. I sacrifici chiesti agli Statali, ovviamente, fanno perdere altri voti e quindi si cerca di limarli, e così vengono fuori nuove proposte.
Anticipare la riforma delle pensioni che allunga l’età pensionabile e che era prevista per circa fra dieci anni, oppure abolire tutte le provincie anziché soltanto qualcuna, oppure ritassare con un contributo di solidarietà, i capitali che sono rientrati grazie allo scudo fiscale ma i cui titolari hanno dovuto pagare, due anni fa, quel misero 5% che comunque era già un enormità rispetto al precedente del 2002 dove addirittura si fecero i capitali sporchi o evasi dall’estero pagando il 2,5%.
Tutte proposte di cui si parla sui giornali per fare un gran casino, ma che non hanno nessuna possibilità di essere varate perché sono quelle giuste. Alzare l’età pensionabile in un Paese sempre più vecchio che ha l’età pensionabile più bassa d’Europa è evidente che è da fare subito, non fra dieci anni, escludendo ovviamente i lavori usuranti, ci mancherebbe altro, ma il problema nostro sono le pensioni baby, vecchio serbatoio di clientelismo insieme a quelle false di invalidità.
L’abolizione di tutte le provincie… come si fa ad abolire i piccoli comuni? Sono il cuore pulsante dell’Italia delle famose cento città: questi pur di non abolire le provincie voglio abolire i piccoli comuni, che ovviamente sono in rivolta non per mantenere le cadreghe perché nei piccoli comuni gli emolumenti sono pari a quasi zero, non si risparmierebbe quasi nulla nei tagli alla casta che erano auspicati, mentre tagliando le provincie si risparmierebbero strutturalmente ogni anno chi dice 13, chi dice 15, chi di più miliardi di euro all’anno.
E chiedendo un altro contributo ai titolari dei capitali scudati ad appena il 5% si guadagnerebbero un sacco di soldi. Si tratta semplicemente di scegliere se mettere le mani nelle tasche degli onesti o metterle nelle tasche dei disonesti.
C’è un fortunato slogan del Cavaliere che lo ripete come un mantra da 17 anni: “noi non mettiamo le mani nelle tasche degli Italiani” come se ci fosse qualcosa di male nel fatto che lo Stato chiede ai cittadini di contribuire in proporzione a quello che hanno al bene pubblico, anche al bene dei medesimi che contribuiscono.
Il compianto Padoa Schioppa disse: “il concetto delle tasse è bellissimo” perché chi ha di più contribuisce di più, questa è educazione civica. Non disse le tasse sono bellissime per come sono organizzate iniquamente in Italia, disse il concetto di tassa, di imposta è bellissimo, quello sul quale si fonda uno Stato, una comunità. Mettere le mani delle tasche degli italiani è un dovere dello Stato, non è una rapina. Berlusconi ci ha fatto credere che sia una rapina perché nel suo retropensiero mettere le mani nelle tasche degli italiani significa fare una cosa equa e le cose eque a lui non piacciono, perché lui non vuole mettere le mani nelle tasche dei ladri, degli evasori, perché lui e le sue aziende sono celebri per avere più volte eluso o addirittura evaso le tasse, vedi tutti i condoni che hanno fatto e vedi la legge per Mondadori che l’hanno scorso ha potuto chiudere pagando 8 milioni di euro un contenzioso con l’agenzia delle entrate che durava da vent’anni e che di euro gliene chiedeva 176 milioni, non 8.
Senza contare un altro contenzioso che Berlusconi ha con Mediolanum con l’agenzia delle entrate e la guardia di finanza che gli chiedono 282 milioni di tasse in più di quelle che hanno pagato sostenendo che hanno esterovestito delle attività trasferendole su una società irlandese, trasferendo attività in Irlanda, dove la tassazione è evidentemente più vantaggiosa.
Questo è quello che pensa lui quando dice “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”. Se esistesse un’opposizione dovrebbe controbattere dicendo “Noi vogliamo che metti le mani nelle tasche degli italiani ladri. Questo devi fare. Mettere le mani nelle tasche degli italiani ladri”. E come si fa? E’ semplicissimo.
Si va a vedere quanti soldi guadagnano i ladri, parlo dei ladri naturalmente che si macchiano di reati finanziari ed economici, noi dei ladruncoli da strada. I ladruncoli da strada vanno messi in galera come tutti i grandi ladri, ma mentre contro il furto per le strade non c’è altro modo se non quello di acchiappare i ladri e di migliorare le attività repressive e punitive o anche preventive, contro i grandi ladri ci sono molte cose da fare perché in questi anni sono state fatte leggi che li hanno favoriti, quindi vanno smantellate e vanno come sempre si fa quando c’è un’emergenza criminale aumentate le pene. Quando c’è l’emergenza incendi si aumentano le pene per quelli che incendiano i boschi, quando c’è l’emergenza stupri si aumentano le pene per gli stupratori, quando c’è l’emergenza furti si aumentano le pene per i ladri. Il ladro che ruba il portafoglio o che svaligia l’appartamento può essere condannato a pene che arrivano fino a vent’anni di reclusione. Uno che ruba falsificando i bilanci o facendosi corrompere o evadendo il fisco rischia in concreto pene di un anno e mezzo, due anni, due anni e mezzo. Tutte esenti da carcere, sia preventivo sia dopo la sentenza. Che effetto deterrente possono avere pene del genere? E’ evidente che come si fa per i piromani, per gli stupratori, per i ladri di strada, per gli immigrati che delinquono anche soltanto immigrando, bisogna aumentare le pene.
E noi abbiamo fatto una proposta, lo scorso anno sul Fatto Quotidiano, per un’organica legge anticorruzione che copriva anche altri tipi di reati finanziari.
Primo: ratificare finalmente la convenzione penale del Consiglio D’Europa del 1999 sottoscritta anche dal nostro Paese come da tutti gli Stati membri e mai ratificata dal nostro Parlamento. Perché non la vogliono ratificare? Mica perché se ne dimenticano, perché contiene degli impegni di punire severamente anche dei reati che in Italia non sono previsti come reati, e che sono diffusissimi. Sono i reati delle cricche: traffico di influenze illecite, autoriciclaggio, corruzione fra privati.
Oggi in Italia se il capo dell’ufficio acquisti di un’azienda privata prende le stecche dal fornitore per dare sempre a lui le forniture così la sua aziende ci rimette perché prende le forniture non dall’azienda più conveniente ma da quella che paga le mazzette al capo ufficio acquisti, visto che tutto si svolge all’interno di un’area privata non è punibile. In altri Paesi sì, per questo negli altri Paesi le aziende vanno mediamente meglio che le nostre: anche per questo.
Da noi non è reato l’autoriciclaggio: io commetto un reato, intasco il bottino, mi riciclo da solo il bottino, me lo ripulisco, me lo lavo con attività di riciclaggio, se il riciclaggio della refurtiva mia lo faccio io non è reato, se invece me lo fa un altro è reato di riciclaggio. Vi sembra normale una cosa del genere? Vi sembra normale che uno che ricicla una tangente che ha ricevuto non risponde di autoriciclaggio? Vi pare normale che uno che ricicla i proventi delle sue evasioni fiscali non risponda di autoriciclaggio, mentre se lo fa fare a un altro quell’altro ne risponde? E’ una follia. Noi non abbiamo l’autoriciclaggio, pensate l’autoriciclaggio mafioso: i mafiosi che si riciclano in attività lecite i proventi del traffico di droga o delle estorsioni, del pizzo o di altri traffici da armi a rifiuti tossici. Se lo fanno in proprio è autoriciclaggio e in Italia non è punito. Non ratifichiamo la convenzione e non puniamo l’autoriciclaggio da 12 anni, nel frattempo son passate maggioranze di destra e sinistra. Era il 1999 quando gli Stati Membri del Consiglio d’Europa hanno approvato quella convenzione, persino il Vaticano e la Russia hanno ratificato la convenzione di anticorruzione, noi no
Allo stesso modo il traffico di influenze illecite: quando uno spendendo il proprio nome e il proprio potere promette di intervenire a vantaggio di questo e di quello, per favorirlo. Anche questo non è reato in Italia, il traffico di influenze illecite è reato in tutti i Paesi seri.
Questa è la prima cosa da fare, la seconda è ripristinare il reato di falso in bilancio, che ora è una burletta, impunibile e improcessabile dal 2002.
Terzo riformare la prescrizione, che falcidia soprattutto i processi ai ricchi che hanno avvocati importanti e possono pagarli anche per molti anni pur di ottenere l’impunità alla fine. La prescrizione deve fermarsi al momento della richiesta del rinvio a giudizio: quando il PM esercita l’azione penale niente più prescrizione. Il processo se inizia finisce, così non c’è più aspettativa di farla franca.
Perché uno dovrebbe aspettare vent’anni per essere condannato se è colpevole? Nel frattempo paga le parcelle dell’avvocato, tanto vale patteggiare subito, restituire il maltolto, prendere qualche sconto di pena e levarsi dalle palle.
Rilanciare di nuovo le proposte che la commissione Mastella. L’unica cosa che ha fatto di buono nella sua vita quand’era ministro della giustizia fu una commissione per una giustizia che si autofinanziasse, recuperando più facilmente il bottino dei vari reati e rimettendolo in circolazione per il migliore funzionamento della giustizia, per pagare i poliziotti, le intercettazioni, gli agenti penitenziari, per costruire nuove carceri. Una giustizia che si autofinanzia recuperando il bottino dei reati che riesce a scoprire e a perseguire. In questa commissione c’erano teste come Davigo, Greco, i magistrati di Mani Pulite. Avevano messo anche una proposta interessantissima: se fai ricorso in appello e in cassazione e si scopre che il tuo ricorso era infondato e l’hai presentato solo per perdere tempo e arrivare alla prescrizione, ci deve essere un filtro, ci devi rimettere qualcosa se fai appello pretestuosamente per perdere tempo e far spendere soldi e tempo alla giustizia. Cauzione. Fai appello, metti una cauzione; se ti danno ragione o si stabilisce che c’erano elementi perché tu presentassi appello o ricorso allora la cauzione te la riprendi. Se il giudice stabilisce che l’appello non stava né in cielo né in terra la cauzione la incamera la giustizia e la usa per funzionare meglio.
Queste sono proposte da recuperare perché fanno recuperare soldi, un sacco di soldi.
Pensate soltanto al fatto che in Italia ogni anno ci sono 80.000 ricorsi in Cassazione. Pensate se si mettesse una cauzione per ogni ricorso in Cassazione di 10 euro: sarebbero 800.000 euro all’anno che lo Stato incasserebbe. Se la cauzione fosse di 50 euro lo Stato incasserebbe 50 per 80.000… sarebbero addirittura 4 milioni di euro all’anno. Pensate quanti soldi. Tenete presente, per dare un parametro, che ogni anno le intercettazioni, tutte le intercettazioni che si fanno in Italia, costano circa 200 massimo 300 milioni di euro. Pensate soltanto con le cauzioni si finanzierebbero tutte le intercettazioni.
Quinto: riformare i reati fiscali con una legislazione all’americana. Triplicare le pene che oggi sono irrisorie. Pensate che il reato fiscale oggi è di due tipi: quello più diffuso che è la dichiarazione infedele prevede una pena massima di 3 anni, che in concreto si risolve in pochi mesi, in pochi giorni con tutti gli sconti e le attenuanti.
Il reato più raro, più difficile da commettere, la frode fiscale, prevede una pena massima di 6 anni. Il furto aggravato fino a vent’anni.
Quanti soldi può rubare uno con un furto aggravato? 20 anni di galera, pena massima.
Rispetto a uno che evade le tasse, 6 anni di pena massima con la frode fiscale, 3 anni con la dichiarazione infedele. Attenzione, perché questi sono reati, penalmente perseguibili, solo sopra le soglie di non punibilità istituite dal centrosinistra, una enorme area di franchigia per gli evasori che sotto le soglie non vanno in tribunali, ma risolvono davanti alle commissioni tributarie in via amministrative con multine che nessuno paga.
Sapete quanto sono le soglie? Perché sia reato la frode fiscale de superare i 50.000 euro di imposta evasa, cioè uno deve guadagnare più di 100.000 euro e non pagare una lira di quei 50.000 euro che dovrebbe pagare. Mentre per la dichiarazione infedele bisogna superare i 100.000 euro perché sia reato, guadagnandone tipo 200.000 e non pagando una lira. Voi capire che è quasi impossibile, lo fanno in pochissimi. Di solito si evade poco per volta oppure si evade soltanto una parte di quello che si è guadagnato. L’evasore totale non è così frequente, perché è più facile prenderlo.
Si è stabilito un meccanismo tale per cui è impossibile o quasi finire sotto processo e se si finisce sotto processo è quasi impossibile finire in galera, essere condannati in tempo prima che scatti la prescrizione, visto che tra l’altro gli accertamenti sulle dichiarazioni dei redditi vengono fatti due anni dopo, quindi quando il reato viene scoperto la prescrizione ha già cominciato a galoppare da due anni, quando inizia il processo è tutto prescritto. Ecco perché è così conveniente evadere, ecco perché evadono così tanti. Triplicando le pene e aumentando gli accertamenti ed abolendo le soglie di non punibilità è evidente che l’effetto deterrente sarebbe maggiore. Vedremmo gli evasori entrare in galera a frotte come negli Stati Uniti, dove ci sono interi penitenziari pieni di gente che ha evaso le tasse e va in giro in tuta arancione e le catene ai piedi, e gli passa la voglia, a molti almeno.
Queste sono le cose da fare, queste sarebbero le cose da fare per mettere le mani nelle tasche dei ladri e non dei cittadini onesti.
Ritassare i capitali dello scudo fiscale (espandi | comprimi)
Poi c’è un ultimo particolare che ho accennato prima ed è la ritassazione dei capitali scudati. Perché ne parlo? Perché c’è un sacco di gente che ha letto i giornali o ha sentito in televisione alcuni soloni sostenere che non si può ritassare quei capitali perché lo Stato aveva fatto un patto con quegli evasori, gli aveva detto “se fai rientrare ti lascio anonimo, non ti chiedo come ti chiami, tu nella banca o nella finanziaria dove porti indietro i capitali lasci un pizzo del 5% sull’ammontare complessivo del capitale, il mediatore ti rilascia una dichiarazione che tu userai nel caso in cui ti venga un accertamento su quel capitale”.Adesso come fai a dire “ti chiedo un altro 15%”? Vìoli il patto. Vero, in un certo senso. Perché, invece agli statali a cui vengono bloccati i TFR non si vìola il patto? Quando hanno cominciato a versare i loro contributi per la pensione e quando hanno cominciato le loro aziende ad accantonare i loro TFR, chi gliel’aveva detto che poi gli sarebbe stato dato con ritardo e a rate? E se avevano programmato di comprare casa per il figlio e nel frattempo non ha i soldi per comprarsela e deve sposarsi, per esempio? Non è una violazione del patto? Solo che lì si vìola il patto con una persona onesta, e dall’altro si vìola tra virgolette il patto con un delinquente che ha evaso e che se l’è cavata pagando non l’aliquota massima del 43% ma quella minima del 5%.
Se patto si deve violare, meglio violarlo coi delinquenti che violarlo con le persone perbene, tanto per fare un esempio.
Ma non è vero nemmeno che si vìola il patto, e quindi non è vero che la norma è retroattiva quindi incostituzionale.
Lo spiega molto bene Maria Cecilia Guerra, economista che scrive sul sito lavoce.info che ha smontato tutte le obiezioni giuridiche alla proposta che ci porterebbe, voi capite, una vagonata di soldi, perché con lo scudo del 2009, poi prorogato nel 2010, sono rientrati circa 100 miliardi di euro di capitali. Lo Stato quanto ha incassato, rispetto ai 43 miliardi che avrebbe dovuto incassare più o meno con l’aliquota massima? Solo 5. Basterebbe tassarli di un altro 15% per incassare 15 miliardi, e comunque gli evasori pagherebbero, prima il 5 poi il 15 un totale del 20% cioè meno della metà di quello che avrebbero dovuto pagare se non fossero evasori, ci guadagnerebbero a strafottere, altro che lamentarsi per la violazione del patto.
“Non si svelerebbero i nomi degli evasori e non si violerebbe alcuno patto tra Stato e cittadini” sostiene la Guerra. Intanto basta presentarla come un contributo di solidarietà da richiedere a persone che noi sappiamo che ne hanno la possibilità, perché hanno fatto rientrare quei capitali.
E quindi gli chiediamo un contributo di solidarietà una tantum perché ci serve, per un anno per esempio. Per quest’anno. Quindici miliardi lì sul tavolo, voi capite che è un terzo della manovra, almeno di quella che hanno dichiarato di voler fare che è sui 40-45 miliardi, anche se poi è come la maglia bernarda che si allunga e si allarga, un terzo sarebbe già lì pronto.
Dopodiché basterebbe tagliare le provincie e avremmo l’altro terzo, dopodiché si potrebbe cominciare a mettere all’asta le frequenze televisive per i concessionari invece di regalarle ai soliti noti come vogliono fare con il trucchetto del beauty contest. Andate a cercare la proposta del PD e dell’IDV sull’asta delle frequenze che mi pare positiva e che farebbe guadagnare un altro sacco di soldi, per non parlare di quanti ne guadagneremmo, credo quattro, anticipando subito la riforma delle pensioni per non parlare di quello che guadagneremmo subito se si costringesse il Vaticano a pagare l’ICI almeno sui suoi alberghi e sulle sue attività commerciali. Nessuno vuole perseguitare la Chiesa, nessuno vuol fare anticlericarismo spicciolo, nessuno vuole negare i meriti che ha la Chiesa nel campo dell’assistenza e della solidarietà che vanno spesso a sopperire le mancanze dello Stato. Però se hai un ostello, se hai un albergo, se hai un’attività commerciale paghi l’ICI come tutti gli altri. Fai i sacrifici anche tu, come tutti gli altri.
E la manovra sarebbe fatta senza mettere un dito nelle tasche dei lavoratori onesti. Un dito.
Dice la Guerra: “Una nuova imposizione sui patrimoni illecitamente detenuti all’estero regolarizzati con lo scudo del 2009-2010 in cambio di un’imposta “leggera” del 5 per cento rappresenterebbe una vera inversione a U rispetto alle politiche fiscali del centrodestra. E, una volta tanto, ribalterebbe sui “furbi” parte dei pesanti sacrifici richiesti dalla manovra correttiva. Da più parti, però, vengono sollevate obiezioni sulla fattibilità dell’intervento. Che non sarebbe “costituzionale”, in quanto retroattivo; che romperebbe il “patto di fiducia” tra Stato e cittadini; che infrangerebbe la garanzia di anonimato offerta in cambio del rientro dei fondi (peraltro rimasti in buona parte all’estero). “Tassare nuovamente i capitali scudati sarebbe un’ipotesi legalmente non praticabile”, sostiene la Fodazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo, perché romperebbe “un patto, per quanto sbagliato, con i contribuenti” “.
Naturalmente l’hanno ripetuto subito La Russa e i liberal del PD come Franco De Benedetti e Nicola Rossi. Tutte stronzate.
“Una nuova imposta del 18 per cento sui capitali scudati in modo che la tassazione totale arrivi al 23 per cento, il primo scaglione Irpef porterebbe nelle casse dello Stato ben 18 miliardi di euro, quasi l’intera manovra per il 2012. E potrebbe avere un ampio sostegno nel prossimo dibattito parlamentare sulla manovra. Pd e Idv la sostengono a spada tratta, ed è arrivato l’apprezzamento del leghista Flavio Tosi, che si è detto “favorevolissimo”, così come Carmelo Briguglio di Fli. Prima di accantonarla per presunte difficoltà insormontabili, allora, vale davvero la pena di vederci chiaro. Innanzitutto, anche con la nuova imposta è possibile rispettare l’anonimato garantito a chi ha aderito allo scudo fiscale”, spiega Maria Cecilia Guerra. “L’imposta può essere riscossa dagli intermediari finanziari che all’epoca hanno curato le pratiche per conto dei loro clienti, e che certamente ne conservano i documenti. Le carte dello scudo, infatti, possono essere opposte a eventuali accertamenti fiscali.”
E’ la banca che ha ricevuto i capitali che dice: “Lo Stato mi incarica di prelevarti un altro 18%” La banca l’anticipa e si rivale su cliente, se lo stabilisce la legge si può fare.
“Non si tratterebbe neppure di una tassazione retroattiva” perché chiedi un nuovo contribuiti sui capitali che sai che sono stati depositati.
“L’adesione allo scudo può essere considerata semplicemente un indicatore di buone disponibilità patrimoniali – Io so che quei soldi li hai e su quelli ti chiedo il 18% – sulla base del quale si chiede al contribuente un ulteriore versamento.” Non c’è niente di retroattivo, te lo chiedo oggi per domani.
“La manovra contiene già il contributo di solidarietà sui redditi Irpef e l’addizionale Ires per le imprese energetiche, queste sì retroattive visto che vanno a toccare anche i redditi prodotti quest’anno, prima della manovra di agosto. Perché allora lo Stato dovrebbe farsi degli scrupoli in più per patrimoni frutto di evasione o peggio?”
“Andando a ben vedere, tra l’altro, il provvedimento varato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti due anni fa (nonché nel 2002-2003) garantiva lo “scudo” non verso future imposte, ma “verso ulteriori accertamenti fiscali, che nessuno infatti propone di svolgere”
Nessuno ti fa accertamenti su quei capitali, però ci paghi il 18%.
Con questa manovra lo Stato rompe di fatto altri patti, ma non con gli evasori, con altri, con persone oneste anche perché c’è il TFR dilazionato o “magari qualcuno aveva progettato di comprare una casa al figlio con il Tfr, o di andare in pensione in un dato momento
”
Son tutti patti che si rompono, non è bello ma in emergenza lo Stato queste cose le fa. Deve decidere a chi farle, ai ladri o agli onesti?
A questo proposito concludo con un bellissimo articolo di Francesco Bonazzi sul Secolo XIX in cui si spiega che tutti i grandi scandali degli ultimi anni hanno riguardato persone che hanno fatto lo scudo fiscale, hanno portato in saldo i loro capitali grazie allo scudo Berlusconi-Tremonti-Napolitano.
Il rischio di favorire il riciclaggio, oltre che la corruzione, c’è sempre. Anche perchè quando si parla di scudo fiscale, molte banche vanno troppo di fretta. L’ultima relazione annuale dell’Uif, la struttura di Bankitalia che vigila sul riciclaggio, spiega che in occasione dello scudo fiscale 2009-2010 le banche hanno segnalato solo 688 operazioni sospette, pari allo 0,3% del totale.”
Tutte le altre, evidentemente, gente che portava la valigia coi contanti, non destavano sospetti.
“Ma basta leggere le carte delle ultime inchieste penali sui colletti bianchi, dalla P4 al caso Penati, per rendersi conto che ormai è un coro: «Signor giudice, io ho scudato
».
Rovinati dallo scudo La prossima campagna pubblicitaria contro l’evasione andrebbe affidata alla dottoressa Raffaella Raspi, 48 anni, di Roma. Il 26 marzo scorso, davanti al gip, spiega così il buco da 170 milioni di euro scavato insieme al suo compagno Gianfranco Lande, meglio noto come il “Madoff dei Parioli”: «La verità è che siamo stati rovinati dall’ultimo scudo fiscale. Molti dei nostri clienti, quando si è trattato di valutare se accedervi, ci hanno detto “Io non le dico come e perché ho questi denari”. Ma i titoli in mano a questi clienti sono di difficile negoziabilità: fondi offshore, non quotati. Nel 2004 non sarebbe stata la stessa cosa, ma nel 2009 hanno scudato entro dicembre e dal primo gennaio 2010, in massa, hanno richiesto tutta la liquidità possibile».
L’indagine partì proprio dalle minacce di morte che alcuni “scudatori”, ritenuti vicini al clan Piromalli, rivolsero a Lande. Riebbero subito indietro 8 dei 16 milioni investiti, ma il falso broker andò a fare denuncia contro ignoti per minacce e insospettì gli investigatori. Le due banche attraverso le quali sono transitate queste centinaia di operazioni non hanno fatto alcuna segnalazione anti-riciclaggio all’Uif.
Comunque vada a finire l’inchiesta della procura di Napoli, un risultato a suo modo storico è già stato raggiunto: ha svelato il percorso finale della mazzetta tenuta per sé da Luigi Bisignani per smistare la maxi-tangente Enimont. Interrogato dal pm Henry John Woodcock il 28 marzo 2011, il lobbista racconta: «Un miliardo e mezzo di lire lo utilizzai nel 1991 per acquistare 4 case dai Salini e gli altri tre miliardi circa me li fece rientrare nel 2001 dalla Svizzera la commercialista Stefania Tucci, grazie allo scudo fiscale e attraverso un giro di società estere che lei utilizzava di solito».
Ma di scudo parlano anche altri due indagati di spicco come gli industriali Alfonso Gallo e Luigi Matacena, oggi grandi accusatori dell’onorevole Alfonso Papa. Gallo racconta ai pm che Matacena, oltre ad essere incappato nello scandalo della “Lista Falciani”, aveva fatto ricorso allo scudo del 2009 e ne aveva parlato allegramente in un pranzo offerto ad Adriano Galliani e a tre generali della Finanza. Matacena, sentito dai pm per secondo, si difende così: «Il mio nome compare nella lista Falciani, ma nel dicembre 2009 ho scudato circa 2 milioni e mezzo di euro che avevo su due conti alla Hsbc di Lugano e poi su un conto acceso alla Banca Zanardelli presso la quale ho fatto lo scudo».
Ma quando gli viene chiesto se avesse domandato consigli ai tre generali della Finanza presenti a quel pranzo (Adinolfi, Bardi e Zafarana), la risposta di Matacena è da manuale: «Non ho mai chiesto alcuna cortesia nè con riferimento allo scudo fiscale nè per altro ai miei amici della Gdf, anche perchè per lo scudo non mi sarebbe servito alcun aiuto, dal momento che è previsto dalla legge e basta pagare la sanzione».
Scudo rosso non avrai il mio scalpo Con i soldi rientrati legalmente ci si può lanciare in tante avventure. Il 27 dicembre 2005, l’ex patron di Unipol Giovanni Consorte, condannato in primo grado a tre anni per la scalata Antonveneta, spiega che ha fatto dei soldi che gli arrivavano dagli affari con la Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani: «Nel 2002 ho aderito allo scudo e ho fatto rientrare il denaro per un importo complessivo di 5.400.079 euro, presso l’Unione fiduciaria di Milano. Ho scudato anche i soldi di Casale come fossero miei».
Il riferimento è a Vittorio Casale, detto “l’immobiliarista rosso”, arrestato lo scorso 13 giugno per bancarotta fraudolenta.
Poi c’è l’imprenditore Piero Di Caterina, che insieme al costruttore Giuseppe Pasini accusa di corruzione Filippo Penati. A gennaio, quando il pm Laura Pedio gli chiede di spiegare come sarebbe stata costituita la maxi-provvista da oltre un milione di euro destinata al Pd milanese, Di Caterina racconta che «quei soldi erano su un conto lussemburghese e li abbiamo fatti poi rientrare nel 2003 in Italia». Come? «Con lo scudo fiscale», naturalmente.
Nei monumentali faldoni perugini dell’inchiesta “G8″ si scopre che almeno due protagonisti della Cricca avrebbero fatto ricorso allo scudo fiscale del 2009: il costruttore Diego Anemone e l’ex provveditore alle Opere pubbliche Angelo Balducci. E non si è lasciato scappare l’occasione dell’ultimo rientro legale di capitali neppure Lele Mora, sotto processo per il Ruby-gate e arrestato per bancarotta. Nelle carte scovate dai pm ci sono i movimenti del conto che l’agente delle starlette aveva presso la Bcc di Carugate Brianza. A gennaio 2009 gli addebitano due euro e cinquanta centesimi per «pratiche scudo fiscale». Mora vince sicuramente il premio “Scudo low cost”.
Ecco, voi a chi fareste pagare questa manovra, potendo? Come abbiamo dimostrato, si può.
Passate Parola.