Il capo della Polizia Antonio Manganelli rispose così a una mia lettera aperta in merito agli agenti sotto processo per violenze:
“Noi siamo tenuti a seguire le regole dell’ordinamento giuridico che vige nel nostro Paese. Intanto,”chi ha macchiato la divisa”, violando la legge, lo deve dire una sentenza penale definiva, cioè quella della Cassazione.” Ora la sentenza definitiva per coloro che determinarono la morte di Federico Aldrovandi è arrivata con la condanna, il 21 giugno dalla Cassazione di Roma, per tre anni e sei mesi che non sconteranno per via dell’indulto. I poliziotti sono però tuttora in servizio. Liberi di reiterare il reato. Per rispetto alla famiglia Aldrovandi e alla stessa Polizia di Stato vanno immediatamente licenziati. Beppe Grillo
Intervento di Patrizia, mamma di Federico Aldrovandi
Dopo la condanna, altra violenza (espandi | comprimi)
Sono Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, Federico Aldrovandi è stato ucciso da 4 agenti di Polizia il 25 settembre 2005 e la sentenza definitiva di condanna per questo omicidio è del 21 giugno scorso pronunciato dalla Cassazione di Roma. Pensavo che questo avrebbe concluso, in parte il percorso duro e difficile, la sentenza ha dato l’ufficialità a quello che sapevamo, Federico è morto per mano di quei 4 poliziotti che l’hanno buttato a terra e picchiato fino a togliergli il respiro. Pensavo che la consapevolezza di una condanna definitiva avrebbe perlomeno fermato la violenza che è continuata durante tutti questi 7 anni, è continuata una violenza verbale e anche minacce più o meno velate nei nostri confronti e nei confronti di chi sosteneva Federico, minacce e intimidazioni, particolarmente gravi perché ci sono arrivate da persone che appartengono allo Stato, persone che hanno intimidito perfino i giornalisti e la stampa che dall’inizio parlava del caso Aldrovandi.
Il culmine è stato adesso, sinceramente, il giorno dopo la sentenza della Cassazione, ma l’ho saputo solo domenica successiva, la sentenza è stata giovedì sera, venerdì sulla pagina di “Prima Difesa” che è un’organizzazione, un gruppo per la difesa dei diritti umani dei poliziotti, una delle parole che la Signora Simona Cenni che è, l’amministratrice di questo gruppo Facebook e di questa organizzazione, dice che loro devono difendere i diritti umani anche dei poliziotti e delle divise, dei militari, ma i diritti umani anche per esempio per quello che è successo alla scuola Diaz, direi che questo spiega molte cose, i diritti umani dei poliziotti.
Questa signora dopo avere visto una mia intervista ha detto: “fermate questo scempio, sei una bestia” perché avevo chiesto il licenziamento dei 4 poliziotti che venissero finalmente espulsi dalla Polizia. Al suo commento “fermate questo scempio“, lo scempio delle parole mie e della richiesta di molta gente che chiede che questi vengano messi in condizione di non nuocere perlomeno, visto che continuano a essere in servizio e continuano a essere armati e secondo me molto pericolosi! Questa pericolosità si vede e si vede la mentalità di queste persone in particolare di Paolo Forlani, che ha postato diversi commenti dopo quel richiamo alla mobilitazione della Signora Cenni e così il tenore anche di molti altri commenti di persone che appartengono a forze dell’ ordine a vario titolo. Voglio precisare quella pagina non è una pagina istituzionale, è un’associazione loro, libera.
Cambiare la cultura (espandi | comprimi)
Quella pagina proprio adesso e i commenti anche dopo una condanna definitiva ci dà un’idea molto chiara di quale sia la mentalità che serpeggia lì dentro, perché sono venuti allo scoperto, tanta gente non riesce neanche a capacitarsi di quello che può succedere, quello che è successo a Federicoe ci ha messo di fronte a questa realtà in una maniera più drammatica e assurda possibile, ma sono la prima a riconoscere che nell’opinione comune questo è molto difficile da accettare, non si vuole capire bene, in questo momento con quei commenti sono proprio stati smascherati, quindi credo che adesso le istituzioni debbano veramente approfondire questo problema, questa pseudo cultura che serpeggia all’interno delle forze dell’ ordine, questa cultura della violenza che non è ammissibile, non possiamo più accettare, le vittime sono veramente tante, troppe!
È ora che le cose cambino e spero che questi cambiamenti si vedano dai processi che sono in corso adesso, sto pensando a Cucchi, a Uva, a Diaz ma chissà quanti altri ce ne sono. Oggi è un giorno anche particolarmente importante perché Amnesty International a Roma ha organizzato la giornata per chiedere ancora una volta con forza l’istituzione di una legge contro la tortura.
Noi avevamo pensato anche in passato che la tortura fosse una cosa di altri mondi, altri luoghi, invece proprio questo è cioè la violenza che persone che hanno una funzione istituzionale come le divise, quando picchiano, quando distruggono la vita delle persone, quando uccidono addirittura non hanno nel nostro ordinamento molto spesso un reato corrispondente e questo infatti che se la cavano! Distruggono le persone, fanno troppo, troppo male, non è possibile che questi delinquenti appartengono ancora alle forze dell’ ordine, ma è difficilissimo che vengano puniti nel in modo giusto, perché non abbiamo il reato nel nostro ordinamento di tortura, le organizzazioni internazionali sollecitano l’Italia da anni e io vorrei che questo reato fosse veramente introdotto al più presto nel nostro ordinamento, perché forse, almeno, sarebbe un deterrente, spero diventi una chiave di volta per cambiare la cultura all’interno di queste persone che comunque non devono più appartenere alle forze dell’ ordine, voglio che cambi la storia, d’ora in poi in nome di Federico!