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Intervento di Valerio Gennaro, medico epidemiologo “Buongiorno a tutti, sono Valerio Gennaro, sono un medico ricercatore epidemiologo, lavoro a Genova in un ente pubblico, mi occupo di ricerca sul cancro e sono anche referente per i medici per l’ambiente e medicina democratica.
Ringrazio il Blog di Grillo per la possibilità di aggiornamento dei dati che avevamo presentato circa un anno e mezzo fa. I dati Eurostat analizzati riguardano la salute degli italiani. Purtroppo nulla è cambiato rispetto a quanto già detto nel dicembre del 2011: la popolazione italiana ha avuto una riduzione del periodo di vita sana medio, in particolare nel grafico che vedete si parla di popolazione femminile. Vi è un confronto tra la stima della quantità di anni sani che può aspettarsi una bambina nata in Italia tra il 2004 e il 2011 e una bambina nata nello stesso periodo negli altri paesi europei. Il grafico inizia nel 2004 quando si aveva circa 71 anni come aspettativa di vita sana, età in cui si iniziava a diventare disabili. Oggi tra alti e bassi si mantiene intorno ai 62 anni,dopo il crollo avvenuto tra il 2005 e il 2007, quindi una perdita di 8 anni di vita sana. C’è quindi, nella popolazione femminile italiana, un’anticipazione della malattia, della disabilitàe una riduzione del periodo di salute.
Informare su questo è importante perché si legge sempre dell’aspettativa di vita complessiva, cioè dell’età media di morte, anche se l’Italia ha oggettivamente un dato positivo, infatti siamo tra i paesi migliori in Europa. E’ da sapere che il dato sull’accorciamento della vita sana viene regolarmente omesso , quindi c’è da chiedersi perché succeda.
La situazione in Italia non è così rosea come vogliono farci credere e soprattutto se noi continuiamo a non discutere e valutare questi dati non potremo mai seriamente decidere e studiare le soluzioni che sono anche economiche e sociali.
Questo dato viene omesso dal 2003, quindi da 10 anni. E’ un dato percepito dalla popolazione, perchèci sono problemi di salute gravi e sono tacitati, oscurati, sono tenuti nella privacy di ciascuno, ma è un fatto collettivo. Sull’antidepressivo un problema gravissimo: si è passati dall’ acquisto di 7 o 8 confezioni di antidepressivo al giorno per ogni mille abitanti a 36 confezioni di antidepressivo ogni mille abitanti. Un dato devastante. Un cambiamento epocale, sia nella struttura sanitaria, ma anche nell’ equilibrio interiore della singola persona. Ci vorrebbe un grande sforzo epidemiologico per studiare le cause di questa situazione e bisogna fornire una spiegazione opposta a quella che viene data regolarmente. Possiamo affermare che la crisi produce malattia, ma in realtà la malattia aveva già percepito la crisi. Adesso, in questo boom di crisi reale, quindi percepita, si ripercuote in danni alla salute anche dal punto di vista psicologico, psichiatrico, neurologico, cardiovascolare.
Ritornando al dato Eurostat, è importante vedere la dimensione globale del problema. Per quanto riguarda la salute la Germania sta molto peggio di noi. In Germania mediamente si ammalano, prendiamo come esempio le donne, tre o quattro anni prima rispetto alle donne italiane e alla media europea. La Germania non è quindi affatto un buon modello di salute. Dovremmo domandarci se sono problemi di origine ambientale, sociale, dietetica, economica o altro. Omettere questa informazione, questo referto che potremmo definire epidemiologico, fa sì che poi ci siano grandi problemi nella possibilità di correggere e risolvere i problemi collettivi.
La salute è la grande opera su cui lavorare, perché è un bene comune ed essenziale. Personalmente confido molto in questa crescita dal basso e delle grandi opere da mettere in cantiere. Ci sono Paesi che a parità di periodo di crisi, cioè dal 2004 al 2012, hanno più salute. Tra questi non c’è la Germania, ma c’è la Svezia e altri paesi che stanno crescendo di anno in anno. Significa che si può imparare da chi fa meglio di noi, bisogna solo avere la volontà di mettersi a lavorare seriamente sulle cose che riguardano veramente il bene pubblico. Individuare le cause di questo disastro potrebbe essere uno degli obiettivi. Sono abbastanza ottimista. Penso che in qualche mese possiamo fare la diagnosi, agire immediatamente nello spazio di qualche anno massimo e invertire questa tendenza col desiderio di far riprendere la qualità della vita in Italia.” Valerio Gennaro