In un’area non inquinata, prevalentemente agricola del Piemonte, nel comune di Borgofranco di Ivrea, si vuole costruire un pirogassificatore per bruciare rifiuti. Non ce n’è alcun bisogno e di fronte alle denunce dei cittadini su possibili danni alla salute si risponde che “prima si sperimenta, poi si vedrà“. I cittadini sono usati come cavie. Intervento di Davide Bono, consigliere regionale M5S del Piemonte e del comitato Dora Baltea in MoVimento.
“Nell’area industriale di Borgofranco d’Ivrea, uno dei più importanti per ampiezza della Provincia di Torino, dagli inizi del ‘900 per più di 80 anni si è prodotto alluminio trasformando la bauxite e la criolite nei grandi altiforni, poi riciclando rottami. La crisi del settore a partire dall’inizio degli anni 2000 ha portato alla dismissione dell’insediamento di Borgofranco da parte di Alcan prima con la cessione a Novelis, poi, nel 2007 con la definitiva chiusura dell’impianto e cessione della proprietà dell’area alla società Dora Baltea Investimenti Srl.
Negli ultimi anni si era aggiunta una linea “mangia-rifiuti” consistente in un “decoater” (in pratica un inceneritore) che bruciava grosse balle pressate di imballaggi dalle quali veniva ricavata una piccolissima percentuale di alluminio. Il business si era quindi trasformato da produzione di lingotti di alluminio a smaltimento di rifiuti e l’unico impianto a sopravvivere alla chiusura produttiva del sito è stato proprio tale “decoater“. Infatti la Provincia di Torino ha rilasciato un’autorizzazione al funzionamento dell’impianto per lo smaltimento delle scorie saline, prodotto residuo delle lavorazioni dell’alluminio degli anni passati.
Cos’altro sta succedendo ora? Un imprenditore di Avigliana, Luigi Rege Coletti, tramite la sua società COMIMET specializzata in carpenteria pesante (che ci azzecca con i rifiuti?), dopo aver fatto domanda nel novembre del 2011 ha ottenuto l’autorizzazione dalla Provincia di Torino per “sperimentare” un impianto di pirogassificazione di rifiuti industriali non pericolosi. Tutto senza alcuna informazione alla popolazione da parte delle amministrazioni comunali locali (in primis quella di Borgofranco, coinvolta in quanto comune ospitante, e Settimo Vittone, coinvolta in quanto proprietario di una parte dell’area industriale oggetto dell’intervento).
I problemi e i lati oscuri della vicenda sono molti:
1 – Prima di proporre il progetto attuale, l’imprenditore ha chiesto alla Provincia l’autorizzazione a costruire un impianto 10 volte più grande; la richiesta è stata ritirata (o forse sospesa) in quanto ci si è accorti che nel sito era già attiva un’autorizzazione per bruciare i rifiuti, quella cioè della Dora Baltea Investimenti che non ha manifestato nessuna intenzione di farla decadere. L’idea dei proponenti è quella di realizzare un impianto di quali dimensioni? Solo quello piccolo, oggetto della sperimentazione autorizzata, o anche quello molto più grande dopo?
2 – Ufficialmente questa sperimentazione è propedeutica alla costruzione in serie di piccoli impianti di pirogassificazione trasportabili, cioè piccoli inceneritori da montare sui camion per poterli portare là dove gli industriali vogliono smaltire i loro rifiuti. Chi controllerà le emissioni di questi impianti sparsi sul territorio che verranno accesi non con regolarità ma solo alla bisogna e con combustibili diversi e non verificabili?
3 – L’imprenditore e l’amministrazione comunale di Borgofranco sventolano la bandiera del lavoro paventando nuovi posti di lavoro. Siccome la gestione di un impianto di questo tipo darà lavoro al massimo a due o tre persone, l’occupazione promessa da questo progetto è costituita unicamente nella costruzione in serie di questi piccoli inceneritori. Ma perché un imprenditore che ha già una sua azienda di carpenteria pesante ad Avigliana dovrebbe insediarne una nuova in un altro sito per costruire questi impianti con una evidente duplicazione dei costi? Perché NON ESISTE UN PIANO INDUSTRIALE legato a questa sperimentazione?
3 – Dove trova i soldi per questa sperimentazione l’imprenditore di Avigliana, visto che fino a qualche tempo fa aveva alcuni dipendenti (c’erano 126 dipendenti ancora nel 2002) in cassa integrazione? Chi lo finanzia?
4 – Pare quasi certo che oltre alla costruzione dei piccoli inceneritori portatili, ne verrà installato anche uno più grande. Visto che nella zona ormai non esistono più realtà industriali attive, da quale parte d’Italia arriveranno i rifiuti industriali che verranno bruciati?
5 – Perché non si è chiesto ai cittadini se volevano l’impianto prima di farlo autorizzare dalla Provincia? Perché non indire un referendum consultivo tra la popolazione sull’accettazione di questo impianto?
Il Gruppo del MoVimento 5 stelle “Dora Baltea In Movimento” sta informando i cittadini di quanto sta accadendo. Il Gruppo è tra i promotori della costituzione del comitato “Dora Baltea Che Respira“, un punto di riferimento contro questo progetto del pirogassificatore. A tale scopo lo scorso 5 luglio a Borgofranco d’Ivrea si è tenuta la serata di presentazione per la costituzione formale del comitato che non ha avuto i risvolti desiderati, perché sia Legambiente che le amministrazioni comunali hanno tenuto un atteggiamento assolutamente ambiguo e non di deciso contrasto all’iniziativa. Si sono limitati a dire di voler valutare e “controllare i risultati della sperimentazione“. In tal senso le amministrazioni comunali della zona hanno approntato “spontaneamente” una delibera di giunta proprio alla vigilia dell’incontro con i cittadini, che non prende nessuna posizione contro gli impianti che bruciano rifiuti e nella quale non vi è alcun accenno alla strategia Rifiuti Zero.
A questo gioco non ci stiamo. Se la posizione del comitato rimarrà questa non vi entreremo e continueremo la lotta con le nostre forze sicuri di rappresentare la popolazione, che non accetta questo impianto. Il M5S contesta per prima cosa la sperimentazione, anche se autorizzata dalla Provincia di Torino, perché vuole che sia rispettato il principio di precauzione. Non vogliamo che sia acceso mai più nessun impianto per bruciare i rifiuti, nemmeno in via sperimentale, perché i danni sulla salute umana provocati dalle emissioni che nessun filtro può bloccare sono ampiamente dimostrati.
Non crediamo che sia possibile un controllo efficace sui risultati di una sperimentazione, perché né l’Asl né l’Arpa hanno le strutture e le risorse necessarie a farlo e perché gli studi ed i campionamenti attuali vengono fatti con parametri assolutamente non adeguati (come ha riferito Ian Marc Bonapace, docente di patologia molecolare all’Università dell’Insubria intervenuto nella serata).
Noi vogliamo che i cittadini siano coinvolti in questi processi decisionali e che abbiano l’ultima parola nelle scelte importanti per la loro salute attraverso gli strumenti di partecipazione come i referendum.
E’ finita da un pezzo l’epoca del lavoro in cambio della salute, e non intendiamo risprofondarci. Quest’area ha già subito troppo inquinamento, prima con l’Alcan e poi con la Novelis. ADESSO BASTA. VOGLIAMO CAMBIARE E LO FAREMO PER I NOSTRI FIGLI!” Davide Bono e Dora Baltea in Movimento