A.E.Pritchard sul Telegraph rilancia le parole di Fassina secondo cui il Titanic Europa sta naufragando e bisogna uscire dall’euro se la politica non cambia rotta, e le motiva con forza: l’Italia è sprofondata nella crisi peggiore dall’unità d’Italia, intrappolata in una dinamica maligna del debito senza via d’uscita, le politiche sono sbagliate e gli elettori hanno sopportato stoicamente sinora solo perché contavano su una ripresa che non arriverà. da vocidallestero.it di Ambrose Evans-Pritchard
Un ex ministro italiano avverte che il “Titanic Europa” sta naufragando, e chiede uno scioglimento “ordinato” dell’euro, a meno di un cambiamento di rotta radicale.
La zona euro ha evitato una tripla recessione, ma rimane bloccata in una profonda crisi strutturale, con troppo poco slancio per creare posti di lavoro o per fermare un aumento inesorabile del rapporto debito/Pil.
Nel terzo trimestre l’area dell’euro ha visto una crescita dello 0,2%, ma l’economia in Italia è in contrazione ancora una volta e lo è ormai da più di tre anni.
Stefano Fassina, l’ex viceministro delle finanze italiano, ha dichiarato che senza un cambiamento di rotta radicale il “Titanic Europa” si sta dirigendo verso il naufragio.
Ha avvertito che le politiche di contrazione stanno distruggendo l’economia italiana e ha invitato i leader del Paese a “battere i pugni sul tavolo“. Ha detto che dovrebbero minacciare uno “scioglimento ordinato” dell’euro, a meno di forti cambiamenti nelle politiche economiche. I suoi commenti hanno sollevato molto clamore a Roma, in quanto egli è un personaggio rispettato nel Partito Democratico di Matteo Renzi.
La Francia ha rimbalzato dello 0,3%, ma il balzo è dovuto ad un aumento delle scorte e a un picco dello 0.8pc nella spesa pubblica, soprattutto per l’assistenza sanitaria. Il trimestre precedente era stato rivisto al ribasso, a meno 0,1%.
“E’ una falsa promessa” ha detto Marc Ostwald di Monument Securities. “Fondamentalmente la Francia sta malissimo. Come qualcuno possa festeggiare questo rimbalzo come una storia di ripresa va al di là della mia capacità di comprensione.” “Una lettura attenta dei dettagli fa riflettere. Tutti i motori della crescita sono quasi spenti” ha detto Denis Ferrand, direttore dell’istituto di ricerca francese Coe-Rexecode.
Michel Sapin, ministro delle Finanze francese, ha detto che l’economia rimane “troppo debole” per incidere sulla disoccupazione. Il piccolo rimbalzo della Francia in materia di occupazione si è già fermato. Nel terzo trimestre l’economia ha perso 34.000 posti di lavoro. Non sarà facile invertire questa tendenza perché Parigi si è impegnata a far passare 50 miliardi di ulteriori tagli fiscali in tre anni per raggiungere gli obiettivi di disavanzo dell’UE.
Maxime Alimi di Axa ha detto che il debito pubblico della Francia potrebbe raggiungere il 100pc del PIL entro il 2017, avvertendo che la pazienza degli investitori potrebbe non durare. Ha detto che nella prossima recessione i rendimenti dei titoli potrebbero salire “in modo brusco, non-lineare“.
L’Europa è sospesa in un limbo. I dati non sono abbastanza deboli per forzare un cambiamento radicale nella politica dell’UEM, come un blitz di New Deal‘ degli investimenti o un pieno allentamento quantitativo da parte della Banca Centrale Europea.
Il rischio è che il blocco della moneta unica vada alla deriva per un altro anno, in condizioni di deflazione, senza alcun catalizzatore che possa innescare una vera ripresa. Il Segretario al Tesoro deli Stati Uniti, Jacob Lew, questa settimana ha avvertito che l’Europa si trova di fronte a un “decennio perduto“, a meno che i paesi in surplus come la Germania non facciano di più per stimolare la domanda.
“La zona euro è l’epicentro di una trappola della liquidità Keynesiana globale” ha detto Lena Komileva di G + Economics. “Per i mercati, il precedente consenso a una ripresa guidata dalla periferia è già crollato.”
La Germania se l’è appena cavata senza cadere in una recessione tecnica, con una crescita dello 0,1% dopo una contrazione dello 0,1% nel trimestre precedente. Sta chiaramente soffrendo le conseguenze della crisi russa e dell’indebolimento della domanda in Cina, Brasile e in gran parte dei mercati emergenti.
Jörg Krämer, chief economist di Commerzbank (Xetra: CBK100 news), ha detto che c’era stata una ripresa degli investimenti da parte delle imprese tedesche dopo che la crisi dell’UEM si era placata a metà 2012. Ma ora si stanno fermando, e la “soft patch” (fase di debole ripresa, ndt) sta volgendo al termine.
“Ci aspettiamo una ripresa della crescita tedesca il prossimo anno. Il deprezzamento dell’euro contro il dollaro alzerà PIL di almeno uno 0.5pc nel corso dei prossimi quattro trimestri. Inoltre, la politica monetaria è molto allentata per le condizioni dell’economia tedesca” ha detto.
Qualsiasi ripresa tedesca avrà un effetto a doppio taglio. Aumenterà leggermente la domanda intra-UEM, ma genererà una resistenza ancora più forte di Berlino verso lo stimolo fiscale o l’acquisto di titoli di Stato della BCE. L’effetto netto potrebbe essere negativo per le zone del sud Europa, ancora intrappolate nella deflazione da debito.
L’Italia è oggi il Paese in più profonda difficoltà, bloccato in un sistema di cambi fissi con una valuta sopravvalutata di almeno il 25%. La produzione si è ridotta di quasi il 10% dal suo picco, tornando ai livelli del 1999. La produzione industriale è sotto del 24%. La disoccupazione giovanile ufficiale è al 42,9%, ma l’Italia ha anche il più alto livello di disoccupati non registrati nella zona euro, secondo la Commissione europea.
E’ una crisi più profonda della Grande Depressione, e quasi certamente è il peggior episodio in tempo di pace dal momento della creazione dello Stato italiano nel 1859. Una “svalutazione interna” che recuperi la competitività è quasi impossibile in condizioni di deflazione, in quanto ciò aggraverebbe la dinamica del debito.
Il rapporto debito/Pil in Italia sta già aumentando ad un tasso del 5%del PIL all’anno nonostante un avanzo di bilancio primario del 2,5%. Lo stock del debito aumenta sulla base di un PIL nominale in contrazione, una dinamica maligna nota come “effetto denominatore“.
Uno studio del think-tank Bruegel di Bruxelles ha concluso che l’Italia deve aumentare il suo avanzo primario dell’1.4pc del PIL per ogni punto percentuale di calo del tasso di inflazione solo per tenere il passo, un compito quasi impossibile. “I dati dell’area dell’euro sono terribili” ha detto Simon Tilford dal Centre for European Reform.
“E’ un segno di quanto vadano male le cose che i leader europei si attacchino ad ogni barlume di speranza per giustificare delle politiche alle quali si aggrappano ancora tenacemente. Ma il fatto è che la produzione è ancora indietro di diversi punti percentuali rispetto al 2008, ed enormemente più indietro di dove dovrebbe essere. Inoltre, probabilmente abbiamo già superato il picco del ciclo” ha detto. “Gli elettori in Italia e Spagna fino ad ora sono stati stoici, ma basandosi sulla convinzione che le cose sarebbero andate meglio. C’è una falsa compiacenza che non tiene conto di quel che accadrà se questa depressione va avanti anno dopo anno” ha detto.