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"In questi giorni, a Palermo, si è svolta la Leopolda sicula organizzata da Davide Faraone, un evento all’insegna, a parole, della partecipazione, dell’antimafia, della nuova politica che abbandona le clientele. Faraone, in effetti, ha tutti i requisiti per parlare di questi temi, li conosce bene. Nel marzo del 2008, infatti, secondo un’informativa dei carabinieri, andava in casa di Agostino Pizzuto, detto il “Basettone“, boss del clan San Lorenzo-Resuttana, per chiedere sostegno elettorale. Pizzuto deteneva l’ arsenale del clan ed è stato condannato a 8 anni per mafia ed estorsione e a 10 anni per detenzione di armi. Nel dettaglio, il “Basettone” era in possesso di due pistole semi automatiche, due revolver, due mitragliatori di fabbricazione croata con silenziatore, un fucile a pompa, una granata, migliaia di munizioni per vari calibri, anche da guerra, e un giubbotto antiproiettile. Qui potete leggere le conversazioni ambientali effettuate nella macchina di Caruso Antonino.
Sull’argomento clientele, Faraone ha invece dimostrato la sua preparazione durante le primarie del PD per il comune di Palermo; infatti, la cooperativa di disoccupati “Palermo Migliore” raccoglieva voti promettendo lavoro per la cooperativa, qualora Faraone fosse divenuto sindaco di Palermo. Nel video che testimonia ciò, gli autori stessi lo definiscono “voto di scambio”. Faraone nega, parla di macchina del fango e preferisce non ammettere questo “cambiamento” in stile renziano. Questi fatti quasi ridicolizzano quelli dell’indagine a suo carico per peculato o la letterina che ha inviato alla mailing list del Miur @istruzione.it e, quindi a tutti i lavoratori della scuola, nonostante il contenuto non avesse nulla a che vedere con le attività del Ministero dell’Istruzione e Faraone, ufficialmente, non fosse ancora Sottosegretario. Se l’organizzatore ha questi requisiti, immaginate il contesto della Leopolda sicula: il trionfo del riciclaggio politico e del “viva l’illegalità“. Tra i soliti giri di parole come “apertura“e “cambiamento“, era presente la Democrazia Cristiana, mai morta in Sicilia (così come la mafia, purtroppo) che si è camuffata, sciolta e riformata nelle varie sigle: dall’ UDC di Cuffaro, all’ MPA di Raffaele Lombardo, al Grande Sud di Gianfranco Miccichè, a Forza Italia di Carlo Vizzini e al PD di Faraone che si è retto finora sui finti ribelli civatiani, i cosiddetti teatranti della legalità.
Durante la Leopolda sicula si sono visti sfilare proprio Vizzini (ex FI), condannato in primo grado nell’ambito del processo ENIMONT con l’accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni di lire destinato al PSDI, reato estinto per prescrizione in appello; personaggi come Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento con l’Udc e con il Pdl, oggi presidente regionale del Pd che ha rivendicato amicizie personali con Cuffaro, condannato per mafia; Lino Leanza ora alleato con il PD di Crocetta e braccio destro di Raffaele Lombardo, anche lui condannato per mafia, e tanta altra gente che ha trovato nuova sistemazione proprio con chi, a parole, li avrebbe dovuti rottamare.
Faraone ha voluto evidenziare come la forza del PD siciliano oggi sia la stessa del famoso 61 a 0 con cui la Casa delle Libertà schiantò il centrosinistra nel 2001. Nessun riferimento, però, al fatto che, il fondatore di quella Casa delle Libertà e protagonista di quel risultato fu Marcello Dell’Utri condannato per mafia e che oggi, proprio questo stesso PD, in Sicilia ha autorizzato le trivellazioni, ha tutelato le stesse clientele di sempre e ha bocciato la proposta del M5S di abolire il vitalizio ai condannati per mafia. Un messaggio chiaro al Paese.” Riccardo Nuti