Il luogo simbolo dell’Expo è il Padiglione Italia insieme all’Albero della Vita (che dovrebbe secondo gli organizzatori rivaleggiare (sic) con la Tour Eiffel costruita in occasione dell’Expo del 1889 di Parigi costruita in 2 anni, 2 mesi e 5 giorni e simbolo dell’esposizione, dopo sei anni non sappiamo ancora in che stato sarà il Padiglione Italia il primo maggio, giorno dell’inaugurazione…). Il Padiglione Italia era stato affidato a Diana Bracco presidente di Expo 2015 Spa e commissario generale del Padiglione, gestito in autonomia rispetto al commissario di Expo Sala. Nell’ottobre del 2014 vengono arrestati Antonio Acerbo, responsabile di Palazzo Italia (i cui costi sono cresciuti da 18 a 35 milioni di euro) e Andrea Castellotti “facility manager” della struttura. Erano gli uomini operativi più vicini alla Bracco. In seguito Sala ha assunto anche la responsabilità diretta delle strutture italiane lasciando alla Bracco solo la gestione dei contenuti. Perché lasciarle ancora qualcosa dopo una prova del genere? ARTICOLO: #Expo: la grande fiera dei cibi che non fanno bene alla salute, di Franco Berrino
Chi è la Bracco? imprenditrice farmaceutica, vicepresidente di Confindustria, sostenitrice di Expo da sempre e finanziatrice di Expo che avrebbe valorizzato un’area confinante all’area dell’esposizione di 7.000 metri quadrati di proprietà della sua famiglia (*)
Intervento di Silvana Carcano Portavoce M5S Lombardia:
“Sembra una commedia grottesca, eppure la travagliata storia del Padiglione Italia di Expo 2015 è pura realtà. Nell’Expo italiano, l’opera, che dovrebbe rappresentare il nostro paese, è quella con i maggiori ritardi e tra le più consistenti lievitazioni dei costi iniziali (da 63 a 92 milioni di euro). Il responsabile dovrebbe avere un nome ben preciso, Diana Bracco, commissario generale per il Padiglione Italia nonché presidente di Expo 2015 Spa.
Tutto quello che è riconducibile alla supervisione di Diana Bracco è in ritardo: l’Albero della vita, Palazzo Italia, il Cardo. Ma cerchiamo di capire meglio i passaggi di questa storia.
Tutto inizia quando il Commissario Unico di Expo Giuseppe Sala allontana il sub-commissario Antonio Acerbo, travolto dall’indagine della magistratura per corruzione e turbativa d’asta. Ed ecco il primo coup de théâtre ad opera di Diana Bracco che rilancia Acerbo sul carrozzone del Padiglione Italia in qualità di RUP, Responsabile Unico di procedimento del Padiglione. Della serie, escono dalla porta e rientrano della finestra! Acerbo finirà in galera e, notizia di pochi giorni fa, patteggerà una pena di tre anni, quindi ammetterà il reato.
Poi c’è il capitolo dell’Albero della vita che, in contemporanea alle indagini su Acerbo, la Bracco gestisce in maniera del tutto arbitraria cercando di assegnare l’appalto senza gara. Interviene l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, per obbligarla a indire la gara ad evidenza pubblica ma “lady Bracco” non molla e insiste finché, con le tempistiche oramai andate a farsi benedire, non viene commissariata dal Commissario Sala che le assegna solo la supervisione dei contenuti del padiglione (per approfondire). E ad oggi si stanno facendo i salti mortali per riuscire a consegnare l’opera ai cittadini.
Ora capite perché Diana Bracco fa orecchie da mercante e non si vuole presentare in Commissione antimafia? Sono mesi che Silvana Carcano, portavoce regionale del MoVimento 5 Stelle e membro della Commissione, avanza una richiesta di audizione, ma ogni tentativo è stato vano. Cosa deve succedere ancora perché Diana Bracco venga a dare una spiegazione nella sede istituzionale preposta?
Probabilmente per la Bracco sarebbe troppo imbarazzante dover rispondere, non solo sui costi dell’opera, ma anche sul suo personale conflitto di interesse che la nostra portavoce aveva già denunciato in Consiglio Regionale lo scorso novembre (Video). Infatti il MoVimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica a porre l’attenzione sull’inopportunità della nomina di Diana Bracco, già delegata per Confindustria, a commissario del Padiglione Italia, ritrovandosi a gestire soldi pubblici da ripartire ad aziende che rappresentava. Ma le risposte non le deve solo al MoVimento 5 Stelle, ma a tutti i cittadini che dovranno pagare il costo di un’opera che, come al solito, si è gonfiato e ha preso il volo. E se nemmeno il patteggiamento di Antonio Acerbo riuscirà a spingere la Bracco a offrire un po’ di rispetto verso i cittadini per venire a chiarire la situazione in Commissione antimafia, non ci resta che pensare che lo sporco sotto il tappeto del Padiglione Italia non sia ancora stato del tutto rimosso.
Per questo chiediamo e continueremo a chiedere a Diana Bracco di venire in Commissione Antimafia a relazionare su una delle pagine più nere di Expo 2015. Perché, anche se in prossimità del via, il ripristino della legalità e il controllo della spesa pubblica, devono rimanere l’obiettivo da perseguire per tenere a galla quel che ancora rimane di sano di questa manifestazione universale”
(*) dati e informazioni ripresi da Excelsior – Il Gran Ballo dell’Expo di Barbacetto – Maroni – editore Chiarelettere
ARTICOLO: #ExpoStaiSereno
VIDEO: Expo, la fiera della corruzione – di Gianni Barbacetto