“Bloomberg descrive la condizione di chi è fuggito dalla guerra solo per raggiungere un’Europa che non sa offrirgli un’esistenza dignitosa. Ciò che emerge di peggio è il cinismo di una classe dirigente tedesca che sta usando ogni mezzo, inclusa la disperazione dei profughi (qui definita “motivazione“), per cercare di perpetuare un sistema sociale ed economico che finora si è basato sulla compressione dei salari tedeschi e la sotto-occupazione nel resto d’Europa un sistema che, dopo aver spremuto gli europei fino a spingerli verso l’esaurimento demografico, cerca ora nuova manodopera da sfruttare. di Alessandro Speciale e Alex Webb, 17 settembre 2015 Ad Anas Al-Asadi ci sono voluti tre mesi e 6.000 euro per aprirsi la strada dalla sua casa a Damasco fino in Germania, affrontando le fredde acque del Mediterraneo a bordo di navi malsicure e sovraffollate per ben tre volte, fino al salvataggio da parte della Guardia Costiera Italiana, per prendere finalmente il bus che lo ha portato al di là delle Alpi. I quattro mesi seguenti, però, sono stati di una noia mortale. Il Tasso di Natalità ai Minimi “Idealmente, questo potrebbe aiutarci ad avviare un nuovo miracolo economico”, ha detto Dieter Zetsche, amministratore delegato della casa automobilistica Daimler. “La Germania è di fronte a un’enorme sfida demografica”, ha detto Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca. “Il paese trarrebbe beneficio dall’immigrazione di persone qualificate, sia per il rafforzamento del potenziale di crescita, sia per l’aumento dei contributi al sistema di previdenza sociale”. Gli immigrati “hanno un grande vantaggio, che è la motivazione“, dice Enzo Weber, dell’Istituto di Ricerca sull’Impiego, un gruppo di esperti finanziato dallo Stato con sede a Norimberga. “Gli immigrati hanno perso tutto, e qui gli viene data una nuova possibilità. Se cogliamo l’occasione, possono diventare un’enorme forza motrice”. La Germania dovrà comunque investire nella formazione, per assicurarsi che l’economia tragga realmente beneificio, avverte Raimund Becker, membro del consiglio direttivo dell’Agenzia Federale per l’Occupazione. Sebbene alcuni dei nuovi arrivati siano già altamente qualificati, “quasi il 90 percento di loro non ha le qualifiche necessarie per sostituire i lavoratori specializzati”, ha detto. In Cerca di Alloggio
Poi il 26enne ha trovato un posto di lavoro tramite un programma comunale a Pfungstadt, una città tedesca a 25 miglia a sud di Francoforte, dove è giunto in febbraio. Il lavoro non è esattamente stimolante per Al-Asadi, che in Siria faceva l’avvocato, e di sicuro non è ben pagato.
Il suo datore di lavoro è un circolo giovanile locale, visto che le aziende private non possono assumere persone che non hanno un permesso di lavoro regolare, e la sua paga è di appena un euro l’ora, il massico consentito ai nuovi arrivi. Ma Al-Asadi dice che anche solo passare l’aspirapolvere e mettere in ordine i libri nella biblioteca lo hanno aiutato a capire la cultura tedesca e lo hanno spinto a imparare la lingua.
“Prima era solo stare seduto, dormire, mangiare e non fare nulla”, ha detto Al-Asadi, la cui richiesta d’asilo è stata nel frattempo approvata, e ha iniziato con un lavoro come cameriere in un bar della zona. “Chiedevo di poter fare qualcosa qualsiasi cosa”.
La città di 24.000 abitanti dove si trova ora dà alloggio a più di 100 rifugiati che hanno avviato le pratiche per chiedere formalmente asilo, e ad altri 50 a cui è stata concessa la residenza, e certamente altri ne arriveranno. Il modo migliore per integrarli, dicono i funzionari locali, è di aiutarli a trovare lavoro, anche se sono solo lavoretti nei centri di aggregazione locali.
Il programma fino ad ora ha impiegato 15 persone, e ha attirato richieste da altre città in Germania, paese nel quale arrivano circa 5.000 rifugiati al giorno, e per la fine dell’anno ne sono attesi un totale di un milione. Anche se occuparsi di queste persone sarà costoso, molti tedeschi vedono il loro arrivo come un’opportunità per incrementare una forza lavoro che si sta contraendo, dato che il paese ha il tasso di natalità più basso del mondo.
Le previsioni del governo dicono che la popolazione scenderà a 68 milioni di persone entro il 2060, dagli 80 milioni che è attualmente, mentre il numero di persone in età lavorativa diminuirà del 30 percento, scendendo a 34 milioni. La disoccupazione è al 6,4 percento, il livello più basso dai tempi della riunificazione, avvenuta 25 anni fa. La banca Nordea stima che la spesa che lo Stato Tedesco dovrà sostenere per alloggiare i nuovi arrivati potrebbe raggiungere i 5,4 miliardi di euro, stimolando una crescita del PIL dello 0,25 percento nel corso dei prossimi 18 mesi.
La cancelliera tedesca Angela Merkel sta appoggiando un piano che imporrebbe a ciascun paese dell’Unione Europea di accettare una certa quota dei migranti che si sono riversati in Grecia, Ungheria e Italia. Il 22 settembre, i vari ministri dell’interno e della giustizia dovranno discutere la questione nuovamente, dopo il mancato raggiungimento di un accordo questa settimana.
Già negli anni ’50 e ’60 la Germania aveva similmente utilizzato l’immigrazione per riempire le fabbriche durante il boom economico. Il paese assumeva i “Gastarbeiter” cioè “lavoratori ospiti” da paesi come Grecia, Turchia e Yugoslavia, il che ha aiutato ad alimentare la crescita dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Halima Gutale, un’assistente sociale che ha sviluppato il programma per la città di Pfungstadt, conosce bene le sfide che si profilano. È arrivata in Germania dalla Somalia quando aveva 15 anni, nel 1996, e non sapeva quasi neanche una parola di tedesco. Ha lottato per capire come registrarsi presso le autorità, pagare le bollette, trovare un appartamento e iscriversi a scuola.
Perciò quando quest’anno è iniziata l’ondata dei profughi, le è venuta l’idea di stabilire un programma per il collocamento che gli spiani la strada. Gutale ha contattato i funzionari locali per vedere come si potesse offrirgli lavoro in luoghi come cinema no-profit e circoli giovanili. Questo programma è in corso da aprile. Oggi passa circa metà del proprio tempo consigliando altre città tedesche sul miglior modo per assorbire i profughi, sebbene nessuna abbia ancora avviato un programma come quello delineato da lei.
“Non vogliamo che si creino delle società parallele con i tedeschi da una parte e i richiedenti asilo dall’altra”, ha detto. “Non sempre la Germania ha preso i profughi per mano e gli ha lasciato dare il loro contributo. Quelli a venire saranno anni difficili”.
Fonte: Vocidallestero