I Portavoce del Movimento 5 Stelle Puglia hanno presentato una mozione, riuscendo a fatica a farla votare all’unanimità dal Consiglio Regionale per impegnare la Giunta a richiedere all’Avvocatura una valutazione sulla legittimità formale e sostanziale dell’iter che ha portato al Piano Silletti delle eradicazioni degli ulivi. di Petra Reski Boschi di ulivi interminabili, terra rossa africana, fogliame scintillante questo ha reso famoso il Salento, il tacco dell’Italia. In Puglia, ci sono 60 milioni di ulivi, alcuni di loro secolari, nel Salento 11 milioni. Per legge sono inseriti in un catasto, un registro che annota luogo ed età di ogni singolo albero: per ogni ulivo abbattuto ne deve essere piantato un altro. VIDEO Emergenza ulivi in Puglia Giornalisti di tutto il mondo fanno il pellegrinaggio nel Salento, e dalla Neue Züricher Zeitung fino alla New York Times riferiscono unisono quello che dicono gli “scienziati”.
In una regione governata da un magistrato in aspettativa, mentre quest’ultimo deliberava con la sua Giunta per autorizzare le eradicazioni e ha lasciato che la Regione si costituisse contro gli agricoltori che si opponevano alle eradicazioni dei loro ulivi, i dubbi espressi dalla Magistratura li abbiamo anticipati noi, prima e unica forza di opposizione.
Inoltre, giace in VII Commissione in attesa di essere discussa e votata la nostra proposta di legge per la costituzione di una Commissione Speciale Antimafia che si occuperà di mafia, ecomafia ed agromafia (essendo il caso Xylella contemplato nel I rapporto Antimafia di Legambiente coordinato da Caselli).
Fatto sta però che nella regione attorno a Gallipoli alcuni ulivi hanno perso le foglie, rami seccati si protendono verso il cielo, è come se qualcuno avesse sparso il defoliante Agent Orange. E con questo ci si avvicina probabilmente molto alla realtà, perché la presunta invasione dei batteri ricorda la trama di un romanzo poliziesco come lo hanno scoperto alcuni ambientalisti del Salento.
In ottobre 2013 stampa locale e tecnici della facoltà Agraria di Bari rendono pubblico la notizia della scoperta” della xylella fastidiosa nel Salento: un’oscuro batterio avrebbe colpito gli ulivi del Salento, un batterio che sarebbe responsabile per il disseccamento rapido dell’ulivo: il sindrome CODIRO (complesso del disseccamento rapido dell’ulivo) così informa il CNR di Bari. Gli agricoltori pugliesi si meravigliano: fino ad ora il batterio ha colpito vigne e agrumeti (in California, Costa Rica e in Brasile), ma mai oliveti. Anzi, della Xylella fastidiosa non c’è mai stata neanche una traccia in Europa.
Tutte le altre cause che avrebbero potuto essere all’origine del seccamento vengono escluse. La Xylella sarebbe arrivata con piante infettate (oleandro) importato dal Costa Rica. Visto che erano importate in tutta Europa, ambientalisti e agricoltori si chiedono però: Perché il batterio avrebbe colpito solo nel Salento?
Però non c’è spazio per dubbi: Con grande fretta, quattro zone colpite del batterio vengono individuate nel arco ionico del Leccese (che corrispondono, fatalità, con la zona del boom turistico: Gallipoli etc.) e sono etichettate da “zona rossa”, “zona arancio” e “zona rosa“. Visto che la xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena, definita così dalla EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organisation), vengono decise misure drastiche nella “zona focolaio”: Regione, governo e Ue decidono deciso di varare un piano che prevede di sradicare gli ulivi infetti, oltre a quelli sani e ogni pianta nel raggio di cento metri, e lo spargimento di pesticidi, incaricando un commissario straordinario di eseguirlo: il generale della Forestale Giuseppe Silletti. In breve dovrebbero essere abbattuti 600 000 alberi senza la possibilità di piantarli nuovamente visto che si tratta di una infezione di un batterio pericoloso elencato sulla lista dei patogeni da quarantena. Sette tipi di pesticidi devono essere applicati di cui alcuni sono stati già ritirati dal mercato come velenosi ma chi si rifiuta deve pagare una multa di 1000 Euro. Per ogni albero abbattuto vengono pagati prima 146, poi 261 Euro di risarcimento.
Uno degli ambientalisti che non crede all’emergenza Xylella, è l’agricoltore biologico Ivano Gioffreda, che fa parte di una cooperativa di agricoltura organica “Spazi popolari” una iniziativa per la difesa del Salento. Lui è riuscito a salvare ulivi seccati con mezzi tradizionali: rame, calce e potatura. Ma nessuno degli responsabili e scienziati per il piano “emergenza Xylella” gli da retta, anzi. Neanche quando la commissione agricola parlamentare fa notare che vede le ragioni per il disseccamento piuttosto nell’eccessivo uso di pesticidi e fungici e nella potatura abnorma in estate – pratiche molto diffuse nel Salento: tanti agricoltori distruggono le “erbacce” sotto gli ulivi, perché non raccolgono gli ulivi dall’albero, ma quando sono caduti per terra, rastrellandoli. Anche queste osservazioni non hanno nessun effetto.
C’è solo un fatto sicuro: la regione di emergenza Xylella è identica con il centro turistico del Salento. Da quando il Salento è stato scoperto dal turismo, una gran parte della costa sta sotto tutela ambientale, e gli speculatori vogliono infiltrarsi nell’entroterra. Però i complessi alberghieri, campi da golf, superstrade, centri commerciali, luoghi di vacanza possono essere costruiti solo se gli ulivi protetti sono eliminati cosa estremamente difficile se non si tratta di un batterio da abbattere drasticamente.
Alcuni ambientalisti scoprono che già nel 2010 c’era un workshop tenutosi allo IAM (Istituto agronomico mediterraneo) di Bari nel 2010 sulla xylella fastidiosa e l’indicazione di un eventuale quarantena. Tra i relatori sono i massimi esperti di Xylella, Alexander Purcell e Rodrigo Almeida dell’università di Berkeley scienziati che hanno anche lavorato come consulenti per la multinazionale Monsanto.
In aprile 2014 parte il loro esposto alla procura di Lecce.
La procura comincia ad indagare: Sono dieci i nomi che sono stati iscritti sul registro degli indagati. Tra loro, oltre a funzionari della Regione Puglia, ricercatori del Cnr e dello Iam e componenti del Servizio Fitosanitario centrale, c’è anche Giuseppe Silletti, comandante regionale del Corpo Forestale, nelle vesti di commissario straordinario per l’emergenza fitosanitaria. Rispondono dei reati di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
Indagando per una possibile diffusione colposa del batterio, i magistrati scoprono un thriller: gravi irregolarità per quanto riguarda l’introduzione degli organismi patogeni uno degli scienziati ha portato il materiale persino nel suo bagaglio a mano e nessun protocollo sulla distruzione del materiale infetto. visto che sono stati anche denunciati episodi di persone in “tuta bianca” che giravano negli oliveti: Dal 2010 sono stati fatti “esperimenti non autorizzati” con pesticidi, a partire da 2013 anche ufficialmente con il best-seller di Monsanto: “Round up”, un glifosato dichiarato nel 2015 dalla WHO come “probabilmente cancerogeno”.
Dopo l’applicazione di Round up, una pianta muore nel giro di 10 giorni. Dov’erano i “campi di sperimentazione” la Procura non ha avuto nessuna risposta.
Poi: L’università di Bari faceva parte anche del progetto di ricerca “Olviva” sullo sviluppo delle colture superintensive e sarà un caso che alla fine, chiuso il progetto “Olviva” nel 2011 c’erano le prime segnalazioni di disseccamento degli ulivi. E gli stessi tre ricercatori dell’università di Bari del progetto “Olviva“, sostenitori delle colture superintensive avevano una mera “intuizione” di indagare fine agosto 2013 sulla presenza della Xylella.
Poi: Alcuni protagonisti dell’emergenza Xylella hanno formalizzato un accordo con Agromillora Research SL (centro privato di ricerca e sviluppo del multinazionale agronomico spagnolo) sullo sviluppo di nuove specie di ulivi, aggiudicandosi 70 per cento delle royalties sul fatturato annuo derivante dallo sfruttamento del brevetto.
In dicembre 2015, la procura di Lecce ha sequestrato le ulivi destinati da abbattere. Nel frattempo è stato noto che la Xylella era presente nel Salento probabilmente già da decenni. Almeno così a lungo per sviluppare variazioni genetiche. Però non c’è neanch’una prova che sia responsabile per il disseccamento degli ulivi. Anzi, come dice il procuratore di Lecce, Cataldo Motta: “Se c’è qui un ulivo disseccato che non è stato colpito dalla Xylella e, a due metri c’è un altro ulivo sano in cui la Xylella è presente vuol dire che c’è qualcosa che non va nella presunta emergenza Xyella.”
Per quanto riguarda l’olio di oliva extravergine della raccolta 2015: è il migliore in tutta la storia del Salento. Perché tanti agricoltori hanno raccolto per la prima volta le olive con la mano dall’albero.