In caso non ve ne foste accorti qualche giorno fa si è celebrata la festa dell’Europa. Com’è stata la vostra? Meglio di quella dei cittadini greci, che si sono visti imporre nuove misure di austerità coincise con un’umiliazione sociale senza precedenti. Mentre i grandi leader inneggiavano a Robert Schuman (nel 1950 presentò il piano di cooperazione economica, la cosiddetta “Dichiarazione Schuman“), il parlamento votava altre misure lacrime e sangue per il popolo greco. Il tutto in vista dell’Eurogruppo nel corso del quale i falchi dell’austerity sono riusciti a negare per l’ennesima volta il taglio dell’immenso debito che grava sulla Grecia e hanno imposto un piano di contingenza in caso gli ellenici non riescano a rispettare gli inattuabili vincoli imposti. In altre parole, la Grecia deve necessariamente arrivare ad un avanzo primario del 3,5% del PIL entro il 2018. In caso ciò non accadesse (e non accadrà) verranno effettuati nuovi tagli. E’ questa la vera festa dell’Unione Europea.
Christine Lagarde – ovvero il Fondo Monetario Internazionale – ha già dichiarato che un simile target non è economicamente e socialmente sostenibile. Quindi il piano di contingenza può essere considerato una realtà, il prossimo passo verso il definitivo strangolamento imposto dalla Troika. Licenziamenti, pressione fiscale alle stelle, privatizzazioni selvagge, distruzione di tutti i diritti sociali e ben dodici riforme del sistema pensionistico: il tutto condito dal recente studio della ESMT pubblicato da Handeslblatt, nel quale si evince come solo 9,7 miliardi di Euro su 216 dei primi due piani sono stati destinati al popolo greco, tutto il resto è andato a beneficio degli istituti finanziari. Nel dettaglio, 86,9 miliardi di Euro sono stati utilizzati per rimborsare vecchi debiti, 52,3 miliardi per il pagamento degli interessi e 37,3 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche. È il cane che si morde la coda e poi mangia sé stesso.
Dopo aver agito come criminali in maniera indisturbata e aver fatto danni che richiederanno decenni di lavoro, il FMI ha voluto puntualizzare quello che per tutte le persone in buona fede è ovvio: “Raggiungere questo obiettivo non solo è molto difficile, ma potrebbe essere controproducente. Gli aggiustamenti fiscali della Grecia, in passato, non hanno funzionato a causa della mancanza di riforme strutturali. Non crediamo che sarà possibile raggiungere un 3,5% del PIL di avanza primario basandosi sulle imposte, sul taglio della spese e su misure una tantum. Lo sforzo ulteriore richiesto è credibile solo con una riforma fiscale e pensionistica. […] Non ci aspettiamo che la Grecia sarà in grado di sostenere un avanzo primario del 3,5% del PIL per i decenni a venire“.
Imporre obiettivi irraggiungibili per poi commissariare definitivamente il Governo non lasciando nemmeno una briciola di democrazia. E un lavoro lento, spietato e inesorabile. È il vero mestiere degli tecnocrati europei. C’è una voce preponderante nell’Europa dei festeggiamenti: quella dei tedeschi, consci del fatto che una rinegoziazione del debito costituirebbe un precedente che potrebbe impoverire la loro posizione predominante sulle economie del Sud (guarda l’intervista a Peter Hoppenheimer). Ovvero sulle economie che potremmo finalmente e definitivamente definire “colonizzate“.
Intanto il Parlamento Europeo discute con ampio ritardo la questione, nonostante il Movimento 5 Stelle continui a combattere per rinnovare un equilibrio sostenibile. Grazie all’Euro e ad una moneta sottovalutata per la sua economia, la Germania accumula sempre più surplus commerciale e sta letteralmente cannibalizzando il mercato interno dell’UE. Per far funzionare il giochino dell’Eurozona i tedeschi dovrebbero trasferire gran parte del loro mostruoso avanzo verso investimenti nei paesi periferici (guarda l’intervista a Jacques Sapir) e aree economicamente depresse dell’unione monetaria. Ma la Commissione Europea non agisce e non pone in essere le sanzioni sancite nei regolamenti. Come al solito le regole e i memorandum valgono solo per i deboli.
La Grecia capitolerà umiliata ancora una volta, non ci sono e mai ci saranno prospettive di crescita fin quando non uscirà dall’Eurozona liberandosi dal cappio dell’Euro. Vedremo se i falchi del rigore vorranno essere così rigidi anche nei confronti della Brexit, quando saranno costretti a gettare la maschera e a “rinegoziare” uno statuto speciale per la Gran Bretagna dopo aver detto l’ennesimo no alla “rinegoziazione” del debito nel mediterraneo.