Il Governo ha ammesso che il Piano di Conservazione e Gestione del lupo, in Italia, prevede la possibilità di ucciderlo come soluzione estrema, nel caso le 22 misure di prevenzione e indennizzo previste si rivelino insufficienti. Un paradosso, quello della ‘licenza di uccidere’, in un provvedimento che dovrebbe invece tutelare il lupo in quanto specie protetta. Il M5S non ci sta.
Il modus operandi che il Governo vorrebbe applicare si contraddice con l’immobilismo che l’ha caratterizzato fino ad oggi. Lo dimostrano i dati rilevati nell’ambito del progetto Life Medwolf in Toscana, che ha permesso di registrare come appena lo 0,3% del patrimonio zootecnico ovino colpito nel 2014 sia legato a predazioni, come spiegano in aula alla Camera le nostre portavoce.
Lo stesso studio inoltre dimostra che in realtà le cosiddette ‘misure preventive’, che dovrebbero garantire la convivenza tra il lupo e attività umane come la pastorizia e l’allevamento, non vengono affatto applicate. Ben il 98% degli allevamenti analizzati non è sorvegliato dal pastore, l’85% non ha recinti anti predatore, il 57% non ha cani da guardia, il 41% ha solo due cani per 500 pecore. Perché allora il Governo introduce la possibilità di uccidere il lupo vincolandola a misure preliminari al momento inesistenti? Perché non s’impegna prima a garantire l’applicazione di queste azioni invece di prevedere, seppur come soluzione estrema, una deroga alla Direttiva Ue Habitat?
Chiediamo che l’Esecutivo, oltre a eliminare la ‘licenza d’uccidere’ dal Piano del ministero dell’Ambiente, attivi subito le azioni per garantire una convivenza ‘uomo-lupo’ e un coordinamento nazionale della gestione della specie per superare la discutibile politica frammentaria condotta finora dalle Regioni.