di Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica e alle Infrastrutture di Roma
Sono Paolo Berdini, mi occupo di città, sono un urbanista. Questo fino a ieri, da oggi mi occupo dell’urbanistica dell’amministrazione guidata da Virginia Raggi. I problemi di Roma sono tutti dentro una parola “l’abbandono del governo pubblico della città“. In buona sostanza sono venticinque anni che si susseguono interventi privi di un’unica regia: i privati hanno portato a termine i loro progetti senza far riferimento a un quadro di coerenza, senza capire se quelle zone fossero vivibili, se avessero servizi pubblici e trasporti adeguati, se insomma il benessere dei cittadini fosse realmente dietro l’angolo.
Abbiamo una città con la più estesa periferia del mondo occidentale, perché questo purtroppo è Roma. È la periferia più brutta, disordinata e con meno servizi di tutte le altre città europee: scontiamo un ritardo storico nei confronti delle altre città che invece possono muoversi nel campo degli investimenti in maniera più snella e più efficace, proprio perché hanno saputo governare le loro città. Qui c’è stato, invece, un abbandono della città.
Proviamo a condensare il ragionamento sul futuro di Roma in tre passaggi che credo rappresentino il nuovo atteggiamento da intraprendere. Il primo: dobbiamo ricostruire la legalità in una città che è sprofondata per colpa di Mafia Capitale. Mafia Capitale ha dimostrato che tutte le deroghe urbanistiche, “io mi metto d’accordo con“, le compensazioni, etc etc, sono legate a una scarsa trasparenza, a un’opacità dell’amministrazione. Noi in tempi rapidissimi dobbiamo togliere tutte le opacità: la casa del Comune deve diventare una casa trasparente, non può essere il luogo del malaffare come ha dimostrato appunto Mafia Capitale.
Il secondo elemento che dobbiamo aver presente è che questa città non ha più la vocazione di Capitale. Sono stati abbandonati troppi progetti che potevano dare lustro alla città e non sono stati accolti gli investitori internazionali che non vedevano l’opportunità d’investimento: insomma, le Capitali si connotano nel mondo per il fatto che hanno delle funzioni particolari. Devono essere visibili perché sono lo specchio di un Paese. Noi dobbiamo tornare a essere lo specchio del Paese. Sono stati abbandonati tanti progetti che potevano essere importanti perché potevano portare ricerca, lavoro, intelligenza dei nostri giovani. Roma ha 200mila studenti e purtroppo molti di loro scappano all’estero. Ricostruire il volto di Roma Capitale è quello che noi dobbiamo fare nel medio periodo, entro un anno noi dobbiamo dire “queste funzioni devono tornare a essere svolte nella città di Roma che è il punto di riferimento di una nazione che sta cambiando“.
E infine il terzo elemento, che è la cosa più problematica dal punto di vista del tempo e dell’aspetto economico ma ciò che porteremo sicuramente a casa. Come dicevo abbiamo la periferia più devastata del mondo occidentale, senza servizi in alcune zone, dove non ci sono ancora fognature e marciapiedi. Dobbiamo colmare il divario che c’è tra un Centro straordinario, visitato ogni anno da 40 milioni di turisti, e una periferia abbandonata nel degrado dove le aree verdi sono il ricettacolo di ogni sporcizia, dove le scuole hanno problemi di manutenzione e dove i servizi sociali sono stati cancellati uno dopo l’altro.
Dobbiamo ricostruire questo tessuto dandogli forza, e la forza per me è quella di costruire delle reti su ferro che possano permettere a chi abita a dieci chilometri dal centro di Roma di arrivare nelle zone centrali comodamente senza più stare per un’ora, un’ora e mezza nel traffico. Riducendo le distanze tra centro e periferia ricostruiremo i servizi sociali pubblici e accorceremo i divari. In tutto questo, gradualmente, l’automobile potrà essere abbandonata e i cittadini potranno muoversi su una rete su ferro non inquinante: un vantaggio di qualità per le periferie e per i cittadini.