di Rosa D’Amato, Movimento 5 Stelle Europa.
Con 618 voti favorevoli su 692 votanti, il Parlamento europeo ha approvato un rapporto del Movimento 5 Stelle scritto con il prezioso contributo dei cittadini che sul portale Rousseau hanno caricato i loro emendamenti e le loro proposte. Per il Movimento 5 Stelle solo sostenendo le piccole e medie imprese l’Italia potrà ritornare a crescere. Il Movimento 5 Stelle restituisce gli stipendi di parlamentari ed europarlamentari alimentando il Fondo per il microcredito che ha aiutato finora oltre 1.000 fra piccole e medie imprese. Il Movimento 5 Stelle propone l’abolizione di Equitalia sostituendola con l’internalizzazione dei servizi di riscossione per evitare errori, cartelle pazze e alleggerire gli interessi di mora e sanzioni. Inoltre, abbiamo proposto di abolire l’Irap sulle microimprese, quelle con meno di dieci addetti e meno di 2 milioni l’anno di fatturato. Se l’Europa vuole tornare a crescere metta le piccole e medie imprese al centro della sua proposta politica, anziché privilegiare le solite multinazionali. Il rapporto della portavoce Rosa D’Amato stabilisce i criteri per utilizzare i 64 miliardi di euro stanziati fino al 2020 per favorire la competitività delle piccole e medie imprese. Ecco le novità contenute nel suo rapporto.
“Aumentare gli investimenti e chiudere il capitolo austerity, favorire l’accesso al credito e ai fondi europei, semplificare la burocrazia e migliorare la trasparenza negli appalti pubblici, ridurre i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e potenziare l’economia circolare. Sono questi i punti principali del rapporto “Promuovere la competitività delle Piccole e medie imprese” in Europa, assegnato al Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
In Europa ci sono ben 23 milioni di PMI: rappresentano circa il 99% di tutte le imprese e sono fondamentali per lo sviluppo, la coesione sociale, l’innovazione e per la creazione di occupazione di alta qualità.
Per aiutare le PMI bisogna superare gli ostacoli burocratici e finanziari. Occorrono maggiori fondi per favorire lo sviluppo di queste imprese, rompendo le rigide catene del Patto di stabilità, ma occorre anche dare a queste imprese la possibilità concreta di accedervi in maniera semplice e in tempi rapidi. Ecco perché nel rapporto, oltre a un aumento delle risorse per le PMI e lo sviluppo dell’imprenditorialità diffusa, chiediamo alla Commissione europea di garantire appalti pubblici trasparenti, meno burocrazia sui fondi europei, un accesso al credito più agevolato, più risorse e strumenti per l’internazionalizzazione. Bisogna concentrarsi su settori specifici come il manifatturiero, le nuove tecnologie, le costruzioni sostenibili, i veicoli verdi e le smart grids.
Il fronte della sostenibilità è centrale: una catena del valore più verde, che comprenda la rifabbricazione, la riparazione, la manutenzione, il riciclaggio e la progettazione eco-compatibile, può offrire considerevoli opportunità commerciali a numerose PMI. Anche l’approvvigionamento di energia a costi contenuti è fondamentale: le imprese europee hanno il costo dell’energia più alto del mondo e bisogna avviare un deciso processo di decarbonizzazione e autoproduzione.
Occorre, poi, combattere lo strapotere delle multinazionali anche su un altro versante: come hanno dimostrato i casi Apple, Starbucks e Fiat, queste multinazionali, grazie ad accordi fiscali immorali (Apple pagava in Irlanda lo 0,005% di tasse sugli utili), riescono a eludere il fisco e a togliere così risorse fondamentali che potrebbero essere destinate all’abbattimento delle tasse per PMI e cittadini.
Quando si parla di grandi industrie, non posso, da tarantina, non pensare al caso dell’Ilva. Dicono che per la mia città non sia possibile un futuro senza questa acciaieria vetusta, improduttiva e inquinante. Non è vero. Un futuro senza l’Ilva è possibile se il tessuto produttivo fatto di PMI viene valorizzato, se le vocazioni del territorio (agricoltura, turismo, cultura) vengono difese, se viene favorita un’imprenditorialità diffusa che colga le opportunità dell’economia circolare. Tutto il Parlamento europeo ha votato le idee del Movimento 5 Stelle, adesso tocca all’Italia recepirle”.