di MoVimento 5 Stelle Europa Il Fondo Monetario Internazionale si sveglia dal torpore. Dopo aver fatto danni incommensurabili all’interno dell’assetto istituzionale chiamato Troika, scopre che lo strumento della moneta unica è il principale sintomo del malessere europeo. In particolare, chiamando le cose con il loro nome e cognome, l’FMI pubblica uno studio ufficiale, l’External Sector Report per il 2016. Un documento che mette le cose in chiaro: la Germania ha una moneta sottovalutata per la sua economia (per almeno il 15%) che sta distruggendo l’equilibrio dell’Europa. È quello che il Movimento 5 Stelle va ripetendo da anni, appoggiato da diversi grandi economisti come Peter Oppenheimer e Jaques Sapir, solo per due nomi, ospiti ai convegni organizzati dal M5S al Parlamento europeo. Il paper del Fondo Monetario Internazionale altro non fa che esaminare i risultati macroeconomici delle 29 principali economie del mondo, in funzione del loro saldo commerciale estero. Si evince che il mondo può essere diviso in due aree (da vocidall’estero.it): da un lato i paesi con surplus esterni, dall’altro quelli che registrano deficit nella bilancia dei pagamenti. Da qui l’FMI analizza le variazioni dei tassi di cambio che sarebbero necessari per riequilibrare i conti. In altre parole, una svalutazione per chi è in deficit e, al contrario, una rivalutazione per chi è in surplus. Questo confronto tra i due blocchi si può ridurre in realtà a quello tra sette grandi giocatori. Da una parte due paesi in forte deficit. In primo luogo gli Stati Uniti, la cui bilancia dei pagamenti è stata in rosso per un ammontare di 473 miliardi nel corso degli ultimi dodici mesi, addirittura il 2,6% del PIL del paese nel 2015. E poi il Regno Unito, in deficit estero di 162 miliardi di dollari, pari al 5,2% del PIL del Regno Unito nel 2015. Poi ci sono i Paesi in surplus: Cina (285 miliardi di dollari, 3% del PIL nel 2015), Giappone (159 miliardi di dollari, 3,4% del PIL) e Corea del Sud (105 miliardi, 7.3 % del PIL). A questi si aggiungono due paesi europei, la Svizzera (72 miliardi di dollari di surplus, 9% del PIL nel 2015), ma soprattutto l’Eurozona, che è il campione del mondo in tutte le categorie: i 19 paesi che ne fanno parte, presi insieme, registrano nei confronti del resto del mondo un surplus nella bilancia dei pagamenti di 392 miliardi di dollari, pari al 3,2% del PIL. All’interno dell’Eurozona è la Germania a spostare in attivo, in modo decisivo, la bilancia dei pagamenti. Si parla di addirittura 306 miliardi di surplus per i tedeschi, pari all’8,5% del PIL. Oltre a queste disparità finanziarie nei conti con l’estero rispetto agli altri membri dell’Eurozona, anche le disparità nei tassi di disoccupazione e di crescita giocano a favore della necessità di una variazione del tasso di cambio. Solo che, naturalmente, questo è impossibile a causa dell’esistenza dell’Euro. Come abbiamo più volte spiegato, il surplus tedesco sta spezzando in due l’Unione Europea e la moneta unica è il cappio tramite il quale questo stato di cose non è modificabile. Ancora, se il surplus tedesco viola i trattati e divora le economie del Sud, è palese che la soluzione non sia l’imposizione dell’austerità a Stati come Grecia, Spagna o Italia. E’ attaccando il primo vincolo (un vincolo di cambi fissi, cioè l’Euro) che il castello di carte può crollare. Sapete invece qual è l’altro sistema per deprezzare una valuta? Tagliare i salari svalutando il mercato del lavoro. Marco Valli, portavoce M5S in Europa: “I vari capi di Stato (in particolare il nostro Premier non eletto) devono smetterla di difendere religiosamente la moneta unica. Bisogna sedersi a un tavolo e decidere se risolvere il problema con una vera integrazione, dove la Germania sarà più solidale, o con un ritorno concordato alle monete nazionali, prima che questo avvenga in modo disordinato o, peggio, si arrivi ad un’Europa di governi estremisti. Il Movimento 5 Stelle non vuole il caos in Europa: quando sarà legittimamente al Governo si batterà per cercare di salvare l’unità europea, portando sul tavolo l’enorme problema della moneta unica e il suo possibile smantellamento. Rimaniamo convinti, assieme a grandi economisti e numerosi premi Nobel, che l’Euro ed i vincoli ad esso collegati stiano distruggendo le economie periferiche, aizzando la crisi sociale e bloccando la ripresa economica. Il tempo del cambiamento non può attendere altri 20 anni. Il senso di responsabilità politica verso gli italiani – qualora decidessero di recedere dall’Eurozona – ci ha portato ad essere pronti nel gestire eventuali scenari di rottura della moneta comune“.