di Valeria Ciarambino, M5S Campania
Era tutto previsto. Sul piatto del voto di scambio tra Renzi e De Luca, in cambio di migliaia di voti clientelari per il Si al referendum c’è la sanità campana. Il quadro che emerge mettendo insieme tutti i tasselli del mosaico è allarmante, e parla di un vero e proprio patto, che coinvolge oltre ad esponenti del governo, parlamentari verdiniani e le lobby della sanità privata. Le mani sull’80% del bilancio regionale. Il senatore D’Anna, verdiniano e amico di Nicola Cosentino, nonché ras dei laboratori privati in un incontro ripreso e trasmesso dalla trasmissione Nemo con 2 lobbisti della sanità privata, fa sapere loro che Vincenzo De Luca sbloccherà dal bilancio regionale 30 milioni di euro alle strutture private accreditate. Lo ha saputo dal sottosegretario Lotti, lo stesso che ieri è venuto a Salerno a un evento col figlio di De Luca.
Quando avviene l’incontro non è ancora passato l’emendamento che consente a De Luca di togliere di mezzo i commissari di governo e diventare lui stesso commissario alla sanità campana. Ma evidentemente i giochi sono già fatti.
Alla luce di tutto questo diventano davvero inquietanti le affermazioni di De Luca sulla sanità privata nell’incontro a porte chiuse coi 300 amministratori locali del Pd il 15 novembre scorso, in cui il presidente incita al clientelismo:
«Comparto della sanità: ( ) qui la sanità privata è il 25 per cento (..). Io credo sinceramente che per come ci siamo mossi in questi mesi, ci sia rispetto da parte dei titolari di strutture private e qualificate. E possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti. Parliamo di migliaia di persone, quindi parliamo di un blocco abbastanza localizzato ( ). Fare l’elenco dei dieci-venti imprenditori che uno chiama sul piano dell’amicizia, sul piano del rapporto personale, dell’amministrazione, al di là di tutte le questioni: per cortesia, fai questo lavoro, dimmi ( ) quanti voti porti.»
Il 23 novembre scorso in commissione bilancio, di notte, nonostante la strenua opposizione del M5S ed altri e nonostante il parere negativo del ministro della Salute, passa l’emendamento Pd che ha di fatto consegnato la sanità campana nelle mani dello sceriffo, togliendo di mezzo il commissario. Oggi nella legge di semplificazione regionale in discussione, dopo essersi approvato a maggio scorso una legge sulle nomine dei direttori generali in sanità, che va contro i criteri della legge nazionale Madia e mette tutte le nomine nelle mani del presidente senza trasparenza né merito, e senza nessuna valutazione di commissioni tecniche, De Luca prova a completare l’opera. In un articolo cambia le regole anche per le nomine dei direttori dei distretti sanitari, cancellando ogni selezione pubblica basata sul merito e mettendole nelle mani dei direttori generali, a loro volta nominati da De Luca. Il presidente e commissario avrà così il controllo totale di tutta la sanità campana.