di M5S Piemonte
La storia delle firme false PD in Piemonte è iniziata con la sentenza del Consiglio di Stato di febbraio 2014 che ha sancito la decadenza della precedente Giunta, quella di Cota, per firme false. Decaduti anche tutti i gruppi consiliari che sono rimasti in carica solo per l’ordinaria amministrazione e per indire le elezioni del 25 maggio 2014. La legge elettorale prevede la possibilità per i partiti già rappresentati in Consiglio di non dover raccogliere le firme, quindi diversi gruppi avevano dichiarato di avvalersi di tale esenzione.
Il Movimento 5 Stelle aveva annunciato che in tal caso avrebbe ricorso al TAR per far annullare dette liste. Così gli esponenti del PD, per fare la figura dei primi della classe, avevano annunciato di avviare la raccolta firme sul territorio: 15 mila firme in 7 giorni. Alla vecchia maniera, grazie alla macchina di partito. Ma ben presto sono saltate fuori le magagne. Per i soliti giochi di poltrone e correnti la lista bloccata del Presidente è stata chiusa in grosso ritardo, a ridosso del termine ultimo per la presentazione delle liste. Risultato? Amministratori che avevano raccolto firme nei locali della movida torinese e per strada. Poco dopo le elezioni sono emersi errori di autenticazione e dubbi sulle stesse firme e parte il processo penale.
A marzo 2016 ben 9 esponenti PD su 10 hanno scelto il patteggiamento. Tra questi anche Daniele Valle, attuale consigliere regionale del Piemonte e presidente della Commissione cultura, condannato a 6 mesi. Nessun imbarazzo però, nessuna autosospensione, nessun allontanamento dal PD. Valle resta al suo posto e continua svolgere il proprio ruolo pagato con i soldi dei cittadini. Unico rimprovero quell’ “imbecille” pronunciato nell’aula del Consiglio regionale dal suo capogruppo Gariglio. Consapevole, quest’ultimo, di avere una grossa responsabilità ed insieme a lui i vertici del PD torinese. Ma oltre a prendersi, a parole, “la responsabilità” non è seguito alcun provvedimento concreto. Tant’è che sono ancora tutti al proprio posto.
Intanto nonostante il TAR abbia salvato la legislatura di Chiamparino, dichiarando che le firme false per il listino del Presidente sono in misura minore di quelle necessarie a far decadere la lista e quindi la maggioranza, resta in piedi il processo sulle firme false della lista Pd di Torino, in cui il Movimento 5 stelle è parte civile. Se le firme non taroccate dovessero essere meno di quelle necessarie a salvare la lista, decadrebbero tutti e 8 i consiglieri PD eletti nella circoscrizione di Torino, facendone entrare altrettanti delle opposizioni. Lasciando così a Chiamparino una maggioranza di appena un voto. Ma di questo da tempo, non si parla più.