di Alice Salvatore e Marco De Ferrari M5S, portavoce MoVimento 5 Stelle Regione Liguria
Ci risiamo. La Liguria torna a franare e, con essa, frana anche la vecchia politica che per anni ha ingannato i cittadini con grandi opere inutili, dannose e costose. E oggi la nostra regione si trova a fare di nuovo la conta dei danni, dall’entroterra imperiese completamente isolato alla val Bormida, dalle aree del pietrese all’albenganese, sino alla recente, drammatica, frana sul Fereggiano che ha costretto 200 genovesi ad abbandonare le proprie case. Proprio lì, a due passi dall’epicentro della drammatica alluvione del 2011. Sono passati cinque anni e nulla è cambiato.
Fa sorridere (se non ci fosse da piangere) sentire il sindaco Doria che, in odore di campagna elettorale, attacca la cementificazione selvaggia in atto a Genova negli ultimi decenni. Proprio lui che ha compartecipato alla nuova colata di cemento che sta martoriando la val Bisagno, vedi Bricoman, ex officina Guglielmetti, Area ex Boero e i nuovi posteggi interrati sotto il livello del fiume costruiti “a sua insaputa”.
In un documento del 2 marzo 2016 l’ISPRA dichiarava che il 100% dei comuni liguri è a rischio frane e dissesto.
Documento completamente ignorato da Toti e Doria, che oggi versano lacrime di coccodrillo. I vecchi politicanti non hanno imparato niente dal passato, come in quel film con Bill Murray in cui ogni giornata si ripeteva sempre identica alla precedente. E, una volta passata l’emergenza, si torna a costruire in zone rosse esondabili, in barba al buon senso e ad ogni piano di bacino. Le cosiddette grandi opere, come Gronda e Terzo Valico, hanno ad oggi un costo complessivo di 10 miliardi di euro: una somma che, da sola, sarebbe sufficiente a mettere definitivamente in sicurezza l’intera Liguria dal dissesto.
Altro che andare a toccare la Costituzione (con un pluripregiudicato condannato in primo grado per corruzione, come Verdini): qui c’è da mettere in sicurezza il territorio! Quei 300milioni di euro che ci costa questo referendum-vergogna sono preziosi per fare prevenzione e pianificazione per contrastare i fenomeni alluvionali e le frane. Non solo: il comma z del nuovo articolo 117 della schiforma toglierebbe definitivamente la possibilità ai territori e alle Regioni di opporsi a queste opere devastanti nel nome di un imprecisato “interesse nazionale” stabilito dall’uomo solo al comando, il premier padrone.
Con il NO possiamo fermare queste grandi opere e indirizzare i miliardi per mettere concretamente in sicurezza il nostro territorio.