Beatrice Di Maio, che secondo la teoria complottista de La Stampa – ripresa da tutti i tg, anche RAI, e i giornali e sposata dal pd – è l’account chiave della cyber propaganda pro M5S, non è nè un ghost, né un fake, né un troll, né un algoritmo, né antani con lo scappellamento a destra. E’ lo pseudonimo dietro cui si cela Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie di Renato Brunetta (lo ha scoperto Franco Bechis). Una figura del menga di queste proporzioni era difficile da immaginare. Hanno parlato di cyberfango, il Pd ha sprecato soldi pubblici con un’interrogazione parlando di “una macchina del fango automatizzata per colpire il PD” per chiedere se Di Battista o Di Maio ne fossero a conoscenza. Altri hanno parlato persino di “hacker russi filo M5S“. Le comiche! Oggi nessuno di loro twitta più. Tutti a parlare di fake news e di come la gente sui social sia stupida e creda a tutto. Ma vi siete visti? Vi siete bevuti la fake news della Stampa come i bambini che credono alla storia di Babbo Natale. Ci aspettiamo le scuse di tutti. Tutti. Questa campagna diffamatoria contro il MoVimento 5 Stelle deve finire una volta per tutte. L’articolo de La Stampa con scritto “La procura indaga” e foto di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, è l’emblema di una campagna che va avanti da mesi. Un appello a La Stampa che all’autore ha pure dato un premio per quell’articolo delirante e falso: basta far scrivere giornalisti mossi solo da risentimento e astio, che non fanno verifiche, che scrivono vere e proprie bufale spacciate per inchieste solo per screditare una forza politica. Il posto per queste persone è la cronaca delle partite dei pulcini, se proprio volete pagargli uno stipendio. Un altro appello va alla FNSI e all’Ordine nazionale dei Giornalisti: non è più sostenibile che un personaggio del genere utilizzi La Stampa (giornale autorevole fino a qualche anno fa) per denigrare quotidianamente la prima forza politica del Paese.