Prima del 2011 la Siria era un mirabile mosaico di religioni ed etnie che hanno convissuto per secoli in armonia. Nel 2011 l’Unione Europea, varò le sanzioni contro la Siria, presentandole come “sanzioni a personaggi del regime”, che imponevano al Paese l’embargo del petrolio, il blocco di ogni transazione finanziaria e il divieto di commerciare moltissimi beni e prodotti. Una misura che dura ancora oggi, anche se, con decisione alquanto inspiegabile, nel 2013 veniva rimosso l’embargo del petrolio dalle aree controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle cosiddette “forze rivoluzionarie e dell’opposizione”.
In questi cinque anni le sanzioni alla Siria hanno contribuito a distruggere la società siriana condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria, favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa.
Da oltre cinque anni, quindi, il paese è sotto attacco da bande di terroristi in una guerra per procura, foraggiata prevalentemente da Arabia Saudita, Qatar e Turchia.
I paesi occidentali, con l’Italia tristemente in prima fila grazie al nostro attuale Presidente Gentiloni in veste di Ministro degli Esteri, hanno riproposto la strategia fallimentare usata per la Libia, appoggiando presunti “ribelli moderati”, alimentando una guerra che ha già provocato più di 400.000 morti, 6 milioni di sfollati e 4 milioni di profughi (molti dei quali approdati sulle nostre coste).
In una situazione comparabile a quella dell’esercito iracheno, che avanza per la presa di Mosul grazie al sostegno dei bombardamenti della coalizione internazionale a guida USA, ad Aleppo è andata in scena l’operazione di liberazione da parte dell’esercito arabo siriano sostenuto dall’aviazione russa e dagli alleati regionali.
La settimana scorsa Aleppo è stata liberata dall’assedio che subiva da anni da Al Nusra (Al Qaeda in Siria). Assedio denunciato da tutte le maggiori autorità religiose della città mai ascoltate dagli organi di stampa occidentale. Nemmeno quando noi del Movimento 5 Stelle abbiamo invitato Joseph Tobji, arcivescovo cattolico maronita di Aleppo, direttamente alla Camera.
“Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno. Dalla pubblicazione senza filtri né verifiche dei dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, fondato e animato da un oppositore di Bashar al-Assad e mantenuto dal governo inglese, alla parola “assedio”, usata senza risparmio per Aleppo ma solo negli ultimi mesi, e mai nei più di tre anni in cui la città era attaccata su tre lati da ribelli e jihadisti, arrivati anche a occupare il 60 per cento del territorio urbano”, scrive correttamente Fulvio Scaglione.
Si perché i veri grandi sconfitti di Aleppo, oltre ai terroristi e ai “ribelli” che tenevano in ostaggio la città, sono chiaramente i mezzi d’informazione occidentali.
È possibile dar credito alla versione secondo cui i bombardamenti russi su Aleppo causino sempre vittime tra i civili mentre quelli statunitensi su Mosul o Raqqa si limitino a eliminare, “chirurgicamente”, i capi di Daesh senza colpire coloro di cui i jihadisti si sono circondati per ritardare l’avanzata dei nemici? È possibile continuare a ritenere attendibili le parole di chi ha sbagliato tutto, l’ipocrisia dei radical chic che non si scompongono davanti ai peggiori colpi di stato ma si lanciano in pubbliche condanne quando qualcuno deve porre rimedio alle loro colpe? No. No che non è possibile!
Ma sulle fake news (bufale) che divulgano ad arte le corporazioni mediatiche e i loro ganci nei parlamenti di tutto il mondo, non dobbiamo aggiungere altro. Pesano sulle loro coscienze le centinaia di migliaia di morti in Iraq, barbaricamente invaso dopo la menzogna delle armi di distruzione di massa, le centinaia di migliaia di morti in Afghanistan, colpevole di NON ospitare Osama Bin Laden, e quelli nel paese fallito ai nostri confini, la Libia.
Quello che mi fa rabbia è che la disinformazione, che ha accompagnato fin dall’inizio questa sporca guerra, vive oggi una nuova fase: non ha più interesse a criminalizzare il Presidente Assad ma anche, e soprattutto, a “coprire” e a “distogliere” l’attenzione da quanto sta veramente accadendo.
Non vi è stata solo una liberazione ad Aleppo: c’è stata la svolta fatale della guerra siriana, in cui a perdere sono stati i costruttori di guerra e i pianificatori del Terrore.
Io sono orgoglioso di aver chiesto da anni, grazie all’unica forza politica libera di farlo, alcune semplici cose per la pace in Siria:
– ripristino delle relazioni diplomatiche con la Repubblica araba siriana;
– ritiro dei rappresentanti del Governo italiano dal cosiddetto “Small Group della Coalizione Globale anti-Daesh” che vede, tra gli altri, la presenza di rappresentanti di Paesi quali l’Arabia Saudita e il Qatar, sponsor dell’Isis/Daesh, e altre organizzazioni terroriste operanti in Siria;
– interruzione immediata di qualsiasi sostegno economico e militare ai cosiddetti “ribelli” siriani;
– ELIMINAZIONE IMMEDIATA DELLE CRIMINALI SANZIONI CHE COLPISCONO LA POPOLAZIONE SIRIANA uccidendola da ben prima che si accendessero i riflettori dei mass media.
Questo è ciò che, noi del MoVimento 5 Stelle, chiediamo da due anni.
La liberazione di Aleppo ci dimostra che eravamo dalla parte giusta della storia che non è la stessa di Gentiloni, come sempre, per intenderci.