di Piero Ricca
Caro elettore indeciso,
vorrei che questa lettera arrivasse sotto i tuoi occhi e tu trovassi il tempo di leggerla.
Dopo una campagna infame, piena di forzature di potere, l’esito del referendum del 4 dicembre è ora nelle tue mani e di tante persone che come te non ci credono più e magari non votano da anni. Astenendovi o decidendo all’ultimo di andare a votare, deciderete per tutti.
Vorrei trovare le parole per dirti perché stavolta è decisivo votare, e votare No.
Questa non è un’elezione politica, è qualcosa di più importante: è un referendum sulla Costituzione, che è destinata a durare oltre le convenienze di parte, più delle contingenze del momento.
Sottoposta al referendum non è una riforma della Costituzione, ma un’operazione di potere sulle regole, volta a concentrare il potere politico nelle mani del governo, il potere del governo nelle mani di un partito, il potere del partito di governo nelle mani di un capo. Un’operazione in due tempi: legge elettorale e modifica della Costituzione.
Il capo di un partito che gode in parlamento di un premio di seggi illegittimo, dopo le elezioni europee del 2014, si è illuso di avere il paese in mano e di poter governare da solo con pieno potere, naturalmente con il placet del sistema finanziario, famelico di beni comuni. Ecco dunque che nel 2015 si fa una legge elettorale solo per la Camera dei deputati, imponendola con il voto di fiducia. Quella legge trasforma al ballottaggio una minoranza di voti in una maggioranza assoluta di seggi.
Poi hanno cambiato la Costituzione, per dare alla sola Camera il potere di votare la fiducia al governo: chi ha la maggioranza assoluta alla Camera governa da solo. Il Senato avrà cento membri non eletti dai cittadini ma dai consigli regionali, in gran maggioranza attualmente controllati da quello stesso partito, che dunque avrà la maggioranza assoluta anche al Senato nei prossimi anni.
Tuttavia alle elezioni amministrative c’è stata una sorpresa: ai ballottaggi un’altra forza politica ha prevalso quasi ovunque su quel partito. Conseguenza: quel partito intende cambiare la legge elettorale dopo il referendum. Il ballottaggio va tolto di mezzo perché rischia di far vincere altri. Ecco la prova che truccano le regole del gioco pur di vincere.
In quel No un atto di libertà
Immagino a questo punto la tua obiezione: “A me non interessa, non ci credo più, comunque vada non cambierà nulla”. Ed è qui che volevo arrivare.
Se non ci credi più, continua pure a non votare alle elezioni, esercita questa forma di libertà. Ma questo è un referendum, non è un’elezione. E la Costituzione, dopotutto che ti ha fatto di male? Ti sembra un’astrazione retorica, una promessa inattuata? Forse. Ma garantisce qualcosa anche a te, anche se fatichi a riconoscerlo. Dev’essere applicata, non cambiata. E comunque non cambiata in questo modo.
Ricorda che questa tua libertà di non votare alle elezioni corrisponde a un diritto che stanno in sostanza portando via a tutti, anche a chi vuole continuare a esercitarlo. Con la legge elettorale, infatti, buona parte dei deputati li nomineranno i capi dei partiti, gli stessi partiti che per effetto della modifica della Costituzione eleggeranno tutti i senatori.
Quindi, per una volta potresti farlo per noi che ci crediamo ancora il piccolo sforzo di mettere una crocetta su una scheda. E poi – se mi permetti – dovresti farlo per te, poiché se riducono il diritto di votare ti tolgono anche la libertà di non esercitare quel diritto, come pure la libertà di cambiare un giorno idea.
Ma c’è un altro aspetto, il più importante: i ladri non vanno trattati con indifferenza, a maggior ragione i ladri di democrazia. Dire No a chi manipola le regole di tutti per un vantaggio di parte è pur sempre un atto di libertà, anche se non si crede alle regole, perfino se non si crede più a nulla.
Riflettici ancora un momento.
Traccia su quel No il tuo istinto di libertà!