di MoVimento 5 Stelle
Ci risiamo, ancora una volta un asset importante del nostro paese, le Assicurazioni Generali, è a rischio di scippo da parte di investitori stranieri. E’ questo forse quello che intendeva Renzi quando invitava gli investitori esteri a credere nell’Italia?
E’ così che si deve leggere la partita che si sta giocando ai piani alti della finanza italiana dove Intesa San Paolo e Mediobanca si sfidano sul terreno del Leone di Trieste.
Generali è una delle eccellenze italiane di caratura internazionale, è presente in 60 paesi con 470 società e quasi 80 mila dipendenti. Un patrimonio da 74 miliardi di premi, costituiti da polizze a monte delle quali ruotano 90 miliardi di titoli del debito pubblico italiano, e un totale di 500 miliardi di attivi gestiti. Il risparmio di diverse generazioni di italiani é in sostanza custodito nella cassaforte di Trieste.
Adesso ci risiamo. La fatica dell’euro si fa sentire, indebolisce il nostro tessuto economico e crea le opportunità di shopping per il più forte, di solito estero. Prima della crisi di Lehman, quasi 10 anni fa, le Generali valevano in borsa 30 miliardi, quanto gli altri due colossi assicurativi europei, i francesi di Axa e i tedeschi di Allianz. Oggi Generali è ferma lì, mentre Axa vale il 40% in piu’ (45 miliardi) e Allianz il 70% (70 miliardi). Ci sono motivi strategici che hanno contribuito a creare questo gap ma è soprattutto alla crisi economica italiana che dobbiamo questo. Lo dimostrano le valutazioni delle principali aziende italiane quotate in borsa nel confronto con i loro pari europei, oggi rispetto a ieri.
E il nostro governo cosa fa? Ancora una volta starà a guardare di fronte all’affronto dei francesi?
Unicredit, Telecom, Edison, Ansaldo Energia, Ansaldo Breda, Alitalia sono solo alcune delle nostre aziende, del nostro know-how, del nostro patrimonio umano, finanziario e ingegneristico che è finito in mani straniere, ma l’elenco è lunghissimo.
Come non ricordare i casi Star, Carapelli o Parmalat?
È necessario dare un freno a questa tendenza o l’Italia sarà sempre più al guinzaglio di altri paesi. Non è accettabile nemmeno immaginare o assistere ad uno spezzatino di Generali con il ramo assicurativo in Germania ceduto ad ALLIANZ ed il ramo francese ceduto ad AXA.
Rigettiamo l’idea di veder replicate dinamiche “di provenienza Svizzera” già viste in passato nello smembramento di un importante banca olandese finito con la sciagurata vendita al Monte dei Paschi di Siena di Antonveneta.
Vogliamo scongiurare ciò che tecnicamente si chiama break up e che l’ultima volta che si è visto con dimensioni analoghe a quelle del leone di Trieste in Europa nel febbraio 2007 sulla olandese Abn Amro (web link).
Partirono da lì i problemi del Monte dei Paschi perché parte di quello spezzatino comportò la cessione agli spagnoli di Santander delle attività sudamericane di ABN Amro unitamente alla Banca Antonveneta allora controllata proprio dagli olandesi. Nel giro di sei mesi la stessa Antonveneta comprata per 6 miliardi dagli spagnoli (prezzo già alto) fu rivenduta da quest’ultimi al MPS al prezzo folle di 9 miliardi condannandola così a morte con un esborso che non avrebbe mai digerito grazie all’acume del PD e del suo manager paladino in MPS Mussari il quale anziché essere cacciato su due piedi fu addirittura premiato a capo della Associazione Bancaria Italiana.
Cedere la sovranità anche nella gestione del risparmio significa consegnare all’estero i soldi degli italiani, i loro risparmi, per fare investimenti in Francia e sostenere l’economia tedesca. Abbiamo il dovere di difendere e mantenere le proprietà delle aziende e degli asset principali in Italia. Se siamo diventati uno dei paesi cardine del G8, è merito del tessuto economico del nostro paese, di quelle realtà che stiamo svendendo pezzo dopo pezzo.
Si torna dunque sempre al risparmio degli italiani, la vera residua ricchezza del paese, quella che ci tiene a galla pur in agonia all’interno dell’Euro. Quello stesso risparmio a cui attinge la Germania con la sua politica deflattiva atta a traferire ricchezza dalla periferia al centro dell’Europa. Che si tratti di Generali, Antonveneta, Etruria, Pioneer, MPS o Atlante chi ci mette i soldi sono gli italiani con i loro risparmi messi a rischio o ceduti all’estero senza avere voce in capitolo.
La incapacità di fare sistema ha contribuito a spogliare l’Italia della proprietà dei suoi marchi migliori (Indesit, Krizia, Poltrona Frau, Loro Piana, Bulgari, Bottega Veneta, Galbani, Pernigotti, Eridania, Fiorucci, Orzo Bimbo, Peroni, BNL, Cariparma, ma l’elenco è lunghissimo).
Si tratta di una questione vitale per il nostro paese. Abbiamo il dovere di difendere e mantenere le proprietà delle aziende e degli asset principali in Italia. In Italia devono avere gli interessi principali e anche l’azionariato di riferimento.
Da più di un secolo c’è un palazzo delle Generali in ogni piazza grande di Italia. Vogliamo che continui ad esserci e che continui a parlare italiano.