immagine: David Borrelli e Beppe Grillo insieme a un evento nel 2010 quando il sogno del MoVimento 5 Stelle era appena cominciato. Caro David, non abbiamo da rimproverarci nulla, sono altri a doversi vergognare per essersi rimangiati la parola data. Chi non capisce oggi, sono sicuro che capirà col tempo. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto, fai e farai per il bene del MoVimento 5 Stelle. Beppe Grillo di David Borrelli Dal 2014, quando siamo entrati nel Parlamento europeo, abbiamo sempre voluto creare un gruppo nostro: un MoVimento 5 Stelle in Europa. Sono passati alcuni giorni dall’operazione politica che abbiamo cercato di portare a casa. E’ arrivato il momento di fare chiarezza. Voglio farmi e rispondere alle domande che mi sono arrivate negli ultimi giorni. Perché avevate deciso di uscire dal gruppo politico EFDD? Allora è vero che avete firmato un accordo? E’ vero che da questo (non) accordo qualcuno (me compreso) avrebbe “guadagnato” qualcosa di personale? E’ vero che i suoi colleghi portavoce non sapevano niente? Col senno di poi rifarei quello che ho fatto?
Ancora oggi mando giù un boccone amaro con la consapevolezza di aver agito per il bene del MoVimento 5 Stelle, perché è la sola cosa che mi interessa. Lo è sempre stato: quando mi hanno eletto come primo consigliere comunale e quando ho accettato di intraprendere l’avventura europea. Con Beppe Grillo, abbiamo fatto il possibile per creare un nuovo gruppo in poco tempo, l’abbiamo fatto sfidando la legge dei grandi numeri. Ma senza questi numeri non si formano i gruppi in Europa. Questo è un dato di fatto.
Il dibattito sul futuro del MoVimento 5 Stelle dopo la Brexit ha coinvolto me e i miei colleghi per diversi mesi. Ukip abbandonerà l’Europa e con lui tutti gli eurodeputati inglesi. Farage ha già lasciato la leadership del partito. Efdd diventerà qualcosa di diverso. Mi sono mosso con delega di Beppe Grillo assumendomi la responsabilità di traghettare il gruppo europeo in una nuova dimensione. Dopo aver compreso che non c’erano le basi per la creazione di un nostro gruppo, abbiamo subito cercato un contatto col gruppo dei VERDI. Ci hanno fatto perdere del tempo prezioso, per poi essere liquidati con la solita motivazione che noi del Movimento 5 Stelle siamo stanchi di sentirci ripetere: “Il Movimento 5 Stelle rompe gli equilibri“. Agli inizi del mese di dicembre abbiamo iniziato a dialogare con l’unico gruppo che si è dimostrato disponibile a parlare con noi: l’ALDE. ALDE conta al suo interno 68 eurodeputati, suddivisi in due componenti che raccolgono i valori Liberali e Democratici europei.
68 eurodeputati che provengono da 21 nazionalità diverse (Belgio 6, Bulgaria 4, Repubblica Ceca 4, Danimarca 3, Germania 4, Estonia 3, Irlanda 1, Spagna 8, Francia 7, Croazia 2, Lettonia 1, Lituania 3, Lussemburgo 1, Olandesi 7, Austria 1, Portogallo 1, Romania 3, Slovenia 1, Finlandia 4, Svezia 3, Regno Unito 1) ognuna con la propria storia, ognuna col proprio percorso politico. Non esiste un’affinità completa. Esistono battaglie comuni e posizioni individuali. Immaginate cosa possano avere in comune un lettone con un inglese, un estone con un portoghese. Praticamente niente. Abbiamo incontrato il Presidente Guy Verhostadt più volte. Ci siamo conosciuti e confrontati. Non abbiamo mai nascosto le reciproche opinioni politiche.
Conosciamo le nostre diversità, perché in Europa funziona così: fai parte di un gruppo, ne accetti la struttura e porti avanti il tuo programma politico. Oltre a Verhostadt, a questi incontri, era sempre presente l’intero ufficio di Presidenza del gruppo ALDE: l’olandese Sophie in’t Veld e il ceco Pavel Telicka. Siamo giunti alla conclusione che c’erano margini di intesa su cui procedere.
No, non abbiamo firmato un accordo e i fogli che hanno circolato in rete sono documenti di ALDE. La scadenza, per la formazione dei gruppi per la seconda parte della legislatura, era fissata per il giorno 11 gennaio. Io ho dato la mia parola, Verhostadt ha dato la sua me. Questo significa definire un preaccordo e con questa garanzia abbiamo agito come sempre accade nel Movimento 5 Stelle:
1. Il garante politico propone un’opportunità politica
2. La rete esprime la sua volontà
3. I portavoce mettono in atto la decisione della rete
E mentre noi lanciavamo la consultazione online, chiedendo agli iscritti di votare su Rousseau (in linea coi principi di democrazia diretta del Movimento 5 Stelle), Verhostadt ha chiesto al suo gruppo che si opposto. Un intero sistema ha fatto pressioni per bloccarci.
Verhostadt si è piegato alle pressioni dell’establishment, rimangiandosi l’accordo. Verhostadt non è un leader. Noi abbiamo agito con l’appoggio dell’80% dei votanti su Rousseau. Lui è un mister senza squadra.
In ogni trattiva si cede qualcosa per ottenere qualcosa d’altro. Io non avrei guadagnato nulla, anzi avrei perso tutto. Ero co-presidente del gruppo Efdd insieme a Nigel Farage e avevo accesso alla Conferenza dei Presidenti. In ALDE non avrei mantenuto quella carica così come alcuni miei colleghi avrebbero dovuto cedere coordinamenti e incarichi nelle commissioni.
Avremmo rinunciato a parte dei fondi 400, ovvero parte del budget a disposizione del gruppo e del singolo eurodeputato destinato alle attività di informazione e formazione sul territorio europeo. In cambio loro ci hanno garantito totale libertà di voto e massima autonomia nel portare avanti il nostro programma. Non avremmo rinunciato e non rinunceremo mai alle nostre battaglie e alle nostre idee. Siamo riusciti anche ad ottenere la possibilità di realizzare un progetto autonomo e indipendente: DDM (Direct Democracy Movement). Un’identità che avrebbe espresso i nostri valori di democrazia diretta e partecipazione dentro al Parlamento europeo. Che ci avrebbe permesso di iniziare fin da subito ad aggregare realtà politiche che condividono con noi questi principi. Fuori dall’Italia sono tanti i movimenti che ogni giorno ci contattano per chiederci aiuto. Chiedono a noi un supporto. Vogliono sapere come abbiamo fatto ad arrivare dove siamo oggi. Vogliono sapere di Rousseau.
Chi doveva sapere, sapeva: Beppe Grillo, il capo politico del Movimento 5 Stelle. Tutti concordavamo nel voler creare un nostro gruppo. Le fughe di notizie ci hanno impedito di realizzare questo progetto. Le trattative sono azioni delicate che devono essere fatte con discrezione. Si sapeva che stavamo trattando, non si sapeva con chi.
Certamente sì. Non ho un solo dubbio. Da questa esperienza ho capito che il Movimento 5 Stelle non fa paura solo in Italia. Facciamo paura anche in Europa. Con noi ALDE sarebbe diventato il terzo gruppo politico al Parlamento europeo e lì avremmo rappresentato l’ago della bilancia su tante decisioni importanti. Ma non cerco giustificazioni. Mi assumo le mie responsabilità oggi e l’ho fatto la sera stessa del saltato accordo, rimettendo i miei incarichi nelle mani di Beppe Grillo. Ho accettato le condizioni politiche di Farage, rinunciando alla co-presidenza. Non tollero gli attacchi personali. C’è chi oggi pensa solo al domani, io mi preoccupo del futuro di un Movimento che insieme a tanti attivisti come me ho collaborato a far nascere.
E se devo ammettere di aver commesso degli errori lo faccio, forte nel sapere che ho sempre agito per il bene del Movimento 5 Stelle. Le idee e i valori degli uomini fanno la differenza e per questo ringrazio ancora una volta Beppe e Davide che mi sono vicini. Rinnovo la mia totale fiducia a queste due persone eccezionali che hanno regalato un sogno a me e un’opportunità agli italiani.