di Luigi Di Maio
Io e gli italiani della mia età, quelli nati a partire dal 1980, abbiamo una certezza nella vita: che se si va avanti con politiche economiche come quelle dei governi piddini, alla pensione non ci arriveremo mai. Non è un’esagerazione. Oggi il presidente dell’INPS ha detto che la pensione per noi “può slittare anche fino a 75 anni” a causa della “discontinuità contributiva, legata probabilmente a episodi di disoccupazione“. In soldoni: un giovane disoccupato di oggi non mette un euro per la sua previdenza e quindi la sua pensione arriverà molto tardi. Forse la situazione sarà addirittura peggiore e non è affrontato il tema dell’importo.
Se oggi ci sono settantenni con una pensione da fame nonostante abbiano lavorato una vita, i settantenni del 2050 come camperanno? E i loro figli? I loro nipoti? Qui assistiamo al massacro di una generazione, quella che ora dovrebbe spaccare il mondo. Gli onorevoli in Parlamento di tutto questo se ne fregano perchè si beccano una pensione di tutto rispetto a 65 anni per aver lavorato appena quattro anni e mezzo e si offendono pure se gli dici in faccia che è un vitalizio e un privilegio. Pur di non perderlo sono disposti a impedirci di votare subito. Sono degli irresponsabili.
Si deve cambiare completamente modo di ragionare e di pianificare il nostro futuro. Le idee dei giovani imprenditori vanno sostenute concretamente garantendo loro accesso al credito, come abbiamo fatto noi con il microcredito, e con agevolazioni fiscali. L’istruzione superiore deve essere garantita e deve essere una priorità. Il reddito di cittadinanza deve essere la risposta per chi ora non ce la fa, in modo che abbia una base da cui ripartire. Ogni privilegio deve essere abolito. Il futuro dell’Italia deve essere basato sul merito.