fonte: Corriere del Ticino
Grillo VS Grillo, questo l’accattivante titolo dello spettacolo che il comico ed uomo politico italiano presenterà sabato prossimo, 25 marzo, al Palacongressi di Lugano con inizio alle ore 20.30. Un appuntamento che vedrà il leader del Movimento 5 Stelle sdoppiarsi sul palco in un dialogo tra sé e sé, tra la sua anima comica e quella politica, che promette scintille e nel corso del quale non mancheranno le sue consuete filippiche contro il malgoverno e le «brutture» del Belpaese. Per saperne di più su cosa dovrà attendersi il pubblico ticinese abbiamo interpellato lo stesso Beppe Grillo che non si è sottratto alle nostre domande.
Beppe Grillo, ma non aveva già abbastanza nemici per occuparsi di loro e basta? Adesso deve litigare anche con se stesso? Perché? Per chi?
Nemici? Dovrebbero essere persone riconoscibili… è difficile considerare “nemici” dei lacchè che hanno svenduto l’onore di rappresentare il popolo italiano allo status quo imposto dalla finanza, dalle banche. Cosa puoi aspettarti da gente a cui non resta che tirare a campare? Impegnata ad avvinghiarsi a quel “ruolo” nelle istituzioni oramai completamente svuotato di significato.
Un nemico è un tizio che ti si para davanti, ti sfida, si aspetta che tu reagisca. Non dei puffi che tengono le parti di altri, che si rivolgono alla gente ripetendo al loro meglio dei luoghi comuni, che bisogna “fare i compiti a casa”, ma che è? una lite nel cortile dell’asilo? Come fai a dar battaglia a dei fantasmi della rappresentanza democratica come Napolitano e Renzi? Non resta che cercare di rimandarli da dove sono venuti, il loro oblio perduto. Ed è proprio questa nullità, quell’inconsistenza morale come avversari che mi ha trascinato davanti ad uno specchio! Ho passato una vita in teatro a raccontare la piega paradossale che ha preso il mondo occidentale; è stato inevitabile, naturale, che mi sia capovolto… tracimando nella politica che, però, non c’era più! Così sono rimasto da solo davanti a quello specchio, ed è nato Grillo VS Grillo.
Proprio quando mi trovai di fronte al menomato morale per le consultazioni iniziai ad intravvedere questo spettacolo: ero di fronte ad un ragazzetto borioso e inconsistente, neppure capace a farmi da spalla, ed era patetico vederlo mentre ci provava. Almeno fosse diventato divertente, poco prima immaginavo che avrei dovuto impiegare tutte le mie forze per impedire che si trasformasse in una piece comica, ma quel pericolo non cera proprio: il nulla non fa ne ridere e ne piangere, è solo un pò triste.
Senta, seriamente: ha paura che la gente confonda il comico col politico e viceversa? È da questo timore che nasce lo spettacolo?
Ma io sono serio, serio come un comico, lei non ha idea di quanto sia serio il mio lavoro. Vai in giro per il mondo, del quale percepisci a malapena i confini, senza pregiudizi, vivendo nella speranza di provare un pò di incanto. Ma è raro che l’incanto regga a lungo nel pieno di una svendita globale che, non bastasse, viene incessantemente spacciata per un’unione politica continentale: come fai a prendere sul serio cose del genere? E lei sa qual è il segreto se una cosa non è in qualche modo seria non può nascerne nulla di divertente. Non di comico, divertente appassionante. Ci siamo lasciati portare via la passione in Italia, vorremmo rimediare e ce la mettiamo tutta.
Il comico per mestiere fa ridere. E il politico? Già, ma qual è il suo mestiere oggi? Non è che ci sta diventando un politico professionista?
Far ridere? Mi fa piacere che almeno il mio di lavoro sia rimasto lo stesso. Quasi tutti gli altri mestieri si sono trasformati, spacciatori di rimedi, creatori di fumo, industriali che stampano brochure, soltanto brochure. Buona parte della forza lavoro che sarà sostituita dai robot, gli economisti Talk Show’s Zombies. I creativi si sono trasformati in opinionisti: presi a discutere di tutto tranne che dell’argomento in se. Un comico non può permetterselo, se vai fuori tema il pubblico non ti segue. Per ottenere la comicità è indispensabile tenere le persone concentrate su quello che stai dicendo e facendo. Non ti puoi nascondere dietro a dei luoghi comuni, per questo io non sono e non sarò mai un politico professionista: gente che farebbe perdere la concentrazione a dei campioni di scacchi! E’ la sostanza del loro mestiere quando manca di passione, propio la cosa che a me non manca, così come alle donne e agli uomini del movimento semplicemente, la passione. Ed è questo un dei fili che tiene insieme i due grilli .
La sua comicità (e a dire il vero anche la sua politica) spesso si basa sulla rabbia, sull’indignazione per qualche cosa che non funziona. E questo fa ridere. Perché? Siamo autolesionisti?
Lei dice che la rabbia fa ridere? Si rende conto di come siamo finiti? La mia non è rabbia, è semplicemente disincanto e delusione. Non confondiamo uno stile comunicativo (che è anche una tecnica) con la rabbia (che è un’emozione). Quando mai brontolare può far ridere può esserci un certo modo di brontolare che risulterà divertente, senza dubbio. Io non brontolo e non sono arrabbiato: lancio delle accuse ben precise, da quando faccio il comico e continuo a farlo come politico. Nel banalizzare tutto con la frasetta “non proteste ma proposte” ci perdono ancora più di vista, sino al punto da copiarle le nostre proposte ma neppure qui c’è da ridere. Nei limiti del mio di scenario si, rido, sopratutto se ci penso mentre immagino il mio spettacolo.
Posso chiedere al comico Grillo che cosa l’indigna del politico Grillo?
A parte lo stravolgimento della mia vita? Io non mi indigno, semplicemente ricordo la mia vita e quella degli altri. Ed è doloroso constatare che i nostri padri, i nostri nonni, si siano battuti per questa farsa che chiamano seconda repubblica: se invece di metterli in galera fosse stato possibile metterli a lavorare non ci troveremmo dove siamo ora. Tangentopoli ha solo sdoganato l’idea che i nostri dipendenti, i nostri rappresentanti in parlamento e in tutte le altre istituzioni, possano tradire e delinquere pieni di fiducia nell’operato della magistratura
una delle frasi che mi fa incazzare più di tutte.
Mi chiede cosa mi fa indignare di me politico? E’ semplice, non avendo i superpoteri, mi sono trovato a metà fra il supereroe ed il suo alter ego
anche da questo viene Grillo VS Grillo: più mi trasformo e più sono me stesso.
Posso chiedere al politico Grillo se il problema a Roma è che anche i Cinquestelle non sono pronti per gestire la cosa pubblica o se è Roma ad essere ingestibile, chiunque tenti di governarla?
Roma è così complicata che ha un urgentissimo bisogno di soluzioni semplici. E Virginia Raggi si sta impegnando per trovarle. La rinascita della Capitale inizierà con una cosa semplice: i cantieri per riparare le buche assegnati tramite regolari appalti. E’ una cosa semplice, ma finora nessuno lo aveva mai fatto. Roma deve ritrovare il suo posto nel mondo, che non è certo una proprietà dei palazzinari e dei mafiosi. Roma ha bisogno di entrare in questo secolo dalla porta principale.
I suoi detrattori l’accusano di essere il grande burattinaio del suo movimento. Non cade foglia che lei non voglia. I suoi sostenitori dicono che invece il suo è l’unico movimento che decide democraticamente, in rete, cosa va fatto o non fatto. Chi è più democratico: il politico o il comico Grillo?
Beh, una domanda davvero stimolante: la democrazia non se la canta e se la suona da solo nessuno, tantomeno io.
Mai avuto la tentazione di rinunciare al politico per fare solo il comico, o viceversa?
Tentazione? No, quello che non farò mai è soddisfare i sogni dei nostri affezionati calunniatori. Come faccio ad essere tentato di non essere me stesso? E’ una scissione teatrale, crederci veramente dopo aver pagato il biglietto beh, voglio sperare che oltre ad esserci dimenticati i diritti dei lavoratori, l’orgoglio di essere italiani, il diritto ad una sanità che funzioni e ad una politica che non vesta solo l’oscuro manto di una beffa ingorda si sia perso pure il senso di cosa è teatro e cosa mondo reale.
Ultima domanda, al comico e al politico: cosa invidia alla Svizzera. E cosa non le piace per niente?
Certo non gli orologi a cucù, neppure il cioccolato o le banche zeppe di soldi sporchi. Mi sono lasciato a lungo cullare dall’esteriorità della Svizzera dimenticandomi che si tratta di un grande, comodo e pulitissimo materasso un pò invecchiato. Mi piace molto il “pragmatismo di popolo” degli svizzeri, la loro dolce mania di chiamare le cose con il loro nome. Sono anche molto grato alla Svizzera per avermi accolto come un uomo, come un comico che fa anche politica