fonte: Avvenire
«Io non uso il mio mestiere per convincere. Sono semplicemente Beppe Grillo. Con le mie passioni, con i miei limiti, con le mie intuizioni. Lascio che tutto traspaia ed emerga per come è, evitando di vivere nell’enorme vergogna di ciò che ero prima di essere un politico. Un comico può permettersi di fingere, un politico no». Ascoltiamo un autoritratto inedito, autoironico e, a tratti, autocritico. Un po’ come nel suo ultimo spettacolo. Ma è la prima volta che Grillo racconta così Grillo a un giornale: una lunga riflessione quasi ‘privata’ con immagini che si rincorrono le une con le altre per raccontare l’uomo e il Movimento a cui ha dato origine e che guida con decisione. «Ho lavorato, e si sa; ho vissuto, e si vede. È incredibile, ma tutto ciò che mi trova impegnato come padre, come riferimento per la famiglia, mi scopre più in difficoltà di prima, di 20 anni fa…». Ora la vita del comico che si è reinventato politico si lega alle trasformazioni che nell’ultimo quarto di secolo hanno scosso la società. «C’è stata una strage della decenza. Della lealtà. Della gratitudine. Del perdono », scandisce Grillo. «La strage di soldi, di proprietà e di sovranità messa in atto dalle banche è stata preceduta dal massacro dei valori che si è compiuto, in Italia, nell’era del berlusconismo. Bisogna sempre tenerlo a mente, restando concentrati su quello che è successo». Le domande lo inseguono, ma Grillo le precede e le esorcizza. Niente concessioni alla cronaca. Niente stretta attualità. Il ‘patto’ diventa questo: non è l’intervista per svelare un disegno sulla legge elettorale o per fare il punto sui guai e i punti di forza del Movimento. Per questi temi ci sarà una seconda puntata. Il gran capo del Movimento 5 Stelle oggi vuole provare a dire qualcosa che non può, e non vuole, dire solo con un tweet.
Grillo, il suo atto d’accusa contro Berlusconi è spietato. Ma tra il 1994 e il 2013 non ha governato solo lui
«È stato il tranviere più noto tra quelli che hanno portato l’Italia verso il precipizio della cosiddetta Seconda repubblica. Poi, ogni tanto ha messo il volante in mano a qualcuno della ‘sinistra frou frou’. E così siamo entrati nell’euro senza chiederlo ai cittadini »
Anche lei e il Movimento avete commesso errori. Potremmo metterne in fila più di uno…
«Le mie debolezze sono le ‘mamme’ dei miei punti di forza. In vita mia non ho mai creduto nella logica dell”aiutino’, per questo sono forse un po’ rustico. Non mi aspetto di essere capito oltre quello che è ragionevole per chiunque di noi. Ma ho ben chiaro che il super-personalismo alla Nembo Kid dei leader politici ci ha quasi ammazzati. E vedo che il ‘maestro’ è ancora lì ad allattare gli agnellini: è spiacevole la visione di un altro anziano ridotto così
, a mendicare buonismo. La pretesa che l’altro ‘mi veda per come mi vedo io’ è assurda già in una coppia collaudata, figuriamoci in una progressiva orgia di illusioni e rimedi come quelli proposti da personaggi ‘liftati’ che si imitano a vicenda: Renzi e Berlusconi».
Come sarebbe un governo 5 Stelle? E quanto sarà importante l’apporto di energie esterne?
«Non esistono energie esterne al Movimento, noi siamo compenetrati con qualunque espressione non-criminale e non-politica che non sia legata al “vecchio ordine” del nostro Paese. Il governo a 5 Stelle avrà la consistenza di ciò che manca in Italia da troppo tempo: onestà e competenza al servizio dei cittadini. Certamente sarà l’espressione di elezioni libere, e sarà molto difficile da zittire con il dito ossuto della Germania o con la tracotanza delle banche».
Davvero per lei l’Europa ha prodotto solo guasti? E quando dice questo pensa all’Europa degli egoismi o all’Unione tout court?
«L’Unione Europea di oggi è un sacco contenente 27 popoli che si chiedono come ci siano finiti dentro. Tra questi popoli ci sono connessioni rigide e frustranti, innaturali. L’Unione non può essere tacciata di egoismo… Non può essere tacciata proprio di nulla. È un blocco dalla natura indigeribile, regolamentato da banche. È solo il fermo immagine dell’idea di Europa come potenziale Grande Confederazione di Stati che è stata viziata e storpiata sin dai suoi primi passi. Questa Ue non può essere egoista né altruista, perché non è nulla. Non esiste come identità federale o qualsivoglia altra identità. L egoismo che affiora è quello del vagone dei più rigidi: la Germania. Ecco: è come una gita in bicicletta dove partono 27 persone completamente diverse, un paio di ciclisti professionisti e poi tanti dilettanti sino al novantenne che ha avuto due infarti. Arriverà primo il ciclista professionista più forte, gli altri provando a tenere il ritmo si sentiranno male o addirittura schiatteranno… La verità è che quest’Europa non ha futuro perché è una sorta di nave dei folli».
Una critica senza scampo. Ma si ritrova o no nell’immagine di leader populista?
«È incredibile che si continui a parlare di “forze e leader populisti” incombenti sui governi dei Paesi della Ue, mettendo assieme le reazioni meno confrontabili tra di loro con il problema più diffusamente uguale in tutto il mondo: il dopo-sbornia della finanza, delle agenzie di rating, dei cittadini sbattuti sul piatto del business mondiale come “manodopera” per un’uscita dalla Grande Crisi che è soltanto nominale. E intanto le banche continuano a sfilare dalle tasche dei cittadini i risparmi e i loro beni».
Per conquistare la guida di un grande Paese, però, non può bastare mettere sul banco degli imputati le banche e Angela Merkel. Quali sono le idee forza della sua strategia?
«Non esiste una “strategia” per arrivare a Palazzo Chigi. Immagino questo risultato come un auspicabile fenomeno naturale, generato da gente decisa a “scendere sulla terra”, lontano dagli incantesimi degli agnellini salvati da Berlusconi e dalle palle seriali che vengono dal partito ora al governo. Un partito che ha solo un merito: mantiene al suo comando la persona che meglio lo rappresenta, il bugiardo Renzi».
Ci risiamo. Ma, come Berlusconi, anche lei è il dominus nel Movimento a cui ha dato vita.
«La realtà del Movimento è nel cuore di un progetto, non di una persona. Questo è possibile e necessario in un mondo in cui è globalizzata l’informazione. Ci sono molti aspetti controversi, ma già ora è facile guardare alle idee dei nuovi sognatori. Sperimentiamo una categoria del sapere umano diversa dalle precedenti, siamo in una rivoluzione di progetti e di nuove realizzazioni che potranno cambiare in meglio la vita delle persone».
Il “meglio” non è automatico. Prova ne sia che nel nostro pezzo di mondo “sviluppato” si discute molto poco di come curare bene gli anziani e tanto della “libertà” di farli morire. E, per disumano sovrappiù, i figli si “fanno fare” anche con l’utero in affitto…
«La gran parte delle posizioni etiche trova le sue basi nell’ideologia di chi la esprime. Il Movimento è post-ideologico: non siamo qui a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato per e su ogni argomento. Per noi è fondamentale l’autodeterminazione, intesa come la possibilità data ai cittadini di essere cittadini».
Idea manipolata e rischiosa, quella di un’assoluta “autodeterminazione”: è libertà senza responsabilità, individualismo e liberismo estremi che aggrediscono e smontano la realtà della con-cittadinanza…
«Il Movimento si è semplicemente impegnato a restituire il Paese in mano alla gente. Per questo non può essere connotato ideologicamente neppure su questioni definite etiche. Per noi conta il ripristino della democrazia in Italia che oggi è sospesa, conta il rientro dei cittadini nelle istituzioni e assistere alla costruzione di una idea di futuro. Cosa vogliamo diventare? Come saremo?».
Speriamo non prodotti di laboratorio e neppure “scarti” da rafforzare con la “morte per legge” negli impulsi autodistruttivi… Torniamo a diritti e doveri di cittadinanza. Una proposta di forte impatto è la versione che avete elaborato del reddito di inclusione.
«Noi continuiamo a parlare di reddito di cittadinanza, che non è una opzione, ma una fatale necessità. Non si tratta, anche se molti la interpretano così, di una misura basata su una logica assistenzialistica, ma di un ribaltamento delle priorità e della visione della società. Lo Stato che paga vitalizi ai politici e bonus super-milionari ai manager, che creano lavoro, ma spesso fanno anche grossi danni, deve occuparsi o no di garantire un “reddito di dignità” a tutti i cittadini?».
Una prospettiva che interroga e impegna diverse forze sodali.
«È un processo generato dalla radicale trasformazione del lavoro per la degenerazione delle regole (pensate solo all’orrore del Jobs Act), per gli effetti della globalizzazione (che mette in concorrenza i giovani cinesi con i giovani italiani) e anche a causa della progressiva trasformazione dei processi produttivi (che già stanno procedendo, verso un’automazione completamente deregolamentata). Noi proponiamo qualcosa che ormai è chiaramente inevitabile per redistribuire ricchezza e garantire decenza: basterebbe togliersi di dosso idee vecchie e stereotipate e guardare il mondo per quello che è».
Il mondo cambia, ma nel caso di Trump torna anche indietro, a schemi del passato. Ci descrive in cinque parole il presidente Usa?
«Per Donald Trump servono più di cinque parole. Lui è l’espressione plastica della fine della “sinistra frou frou”, la gente si è stufata degli Obama e dei Clinton, tutto il loro essere di sinistra trova sfogo nel concedere qualche diritto senza costi e sorridere bene davanti alle telecamere. Ma Bill Clinton è stato uno dei grandi deregolatori, uno di quei potenti che hanno lasciato libera la finanza di impazzire e buttarci ai piedi del resto del mondo. Barack Obama non è intervenuto in nulla che davvero contasse a Wall Street, non ha fatto sì che il verso delle cose cambiasse ed ha finito per circondarsi degli stessi consulenti economici di Bush. Non importa come la pensi Trump, oppure cosa abbia in comune con gli altri casi di esasperazione alle urne, la sua elezione è stata una sorpresa perché l’establishment americano è molto più ottuso di quanto si possa immaginare».
Le prime decisioni di Trump sono segnate dalle logiche aspre dei dazi e dei muri. Che cosa ne pensa?
«Di dazi si parla da moltissimo tempo, ma più che di dazi parlerei di flussi. Riuscire a controllare i flussi: i flussi di denaro, le transazioni finanziarie, i flussi migratori. Questo sarebbe veramente importante. E poi imporre dei limiti alla liberalizzazione per garantire la competitività industriale e nazionale. Quanto ai muri, l’America è murata dentro se stessa da due decenni. Stesso discorso per la Germania, irrigidita sui tacchetti a spillo dei suoi vantaggi generati dal perdono di tutti i possibili debiti tedeschi, e dall’imputazione come colpa del debito degli altri. È incredibile che diamo ancora retta alla Germania».
E il nuovo “zar” russo, Vladimir Putin?
«In questo caso forse cinque parole sono sufficienti. Putin è quello che è, senza troppi misteri».
Nel nuovo scontro fra potenze sta andando dimezzo anche la tutela dell’ambiente.
«La natura continua a portare una minima scorta di pazienza, ma è quasi finita. Persino più della nostra».