di Beppe Grillo Ci sono moltissime persone che mettono nelle mani del caso il loro futuro, questo comportamento è diffuso ed ha molto in comune con l’assunzione di stupefacenti. Le persone che sperperano i loro risparmi, spesso addirittura anticipi su pensioni o stipendi che devono ancora arrivare, lo fanno o rivolgendosi alla criminalità organizzata oppure allo stato (Tramite equivoche “concessionarie“). Le persone che si rovinano in questo modo, se lo accettano, sono in cura presso gli stessi servizi predisposti per le patologie psichiatriche oppure per le dipendenze (i SERD dove vengono trattate tutte le forme di dipendenza: droga, alcool, psicofarmaci e azzardo). Nonostante queste cubitali premesse viene ancora chiamato “gioco d’azzardo” e la dipendenza “ludopatia“. Il gioco non c’entra nulla, giocare è una delle chiavi dell’apprendimento, l’unica comunanza fra l’azzardo ed il gioco è il senso di piacere. Si attivano gli stessi circuiti nel cervello dei “ludopati” ed in quello di chi gioca felicemente, è un paradosso?
Per comprendere l’entità di questo dramma sociale è necessario darvi qualche dato. Nel 2016 in Italia, si sono “giocati” 95 miliardi, praticamente 260 milioni al giorno tolti alla nostra economia reale; una somma pari al 12% della spesa delle nostre famiglie. Dal 2000 ad oggi siamo diventati il paese Europeo dove si azzarda’ di più. Di un giro d’affari mondiale stimato intorno ai 380 miliardi di euro, la parte italiana rappresenta più del 22%. Una enorme tassa sulla povertà
Certamente lo stato si comporta in modo paradossale nei confronti di queste persone: le incita, le tenta, inventa sempre nuovi “giochi” facendo incassare cifre enormi alle concessionarie (lobbyes intoccabili) quasi ne volesse prendere le distanze. Allo stesso tempo il SSN, quindi lo stato stesso, considera la “ludopatia” come qualcosa da curare! Uno stato biscazziere? Un comportamento incomprensibile, corredato da tantissime foglie di fico. E’ stato dimostrato che più sei povero e più rischi di cadere vittima di questa spirale, la pubblicità è incessante e compra la miseria dilagante delle persone, non la loro volontà, a cui non può essere fatto alcun appello. La costituzione prevede che la Repubblica, unica ed indivisibile, articoli la propria azione in modo decentrato, infatti: 1) la capillarità della distribuzione delle risorse e delle attenzioni è la chiave del successo di un organismo funzionante. 2) la sua centralizzazione risponderebbe ad una visione del cittadino unica, l’essenza di ogni dittatura. Non può quindi esistere una politica unica per combattere un fenomeno come questo, tranne che per la sua definizione: non è un gioco ma una degenerazione della debolezza sociale! Chi deve combattere questo male sono gli amministratori locali, proprio secondo quel principio di decentramento amministrativo e assistenziale sancito dalla costituzione. E’ ovvio che il disagio sociale e quello mentale non seguono lo stesso copione in tutto il territorio nazionale, sono davanti agli occhi dei Sindaci, non a caso e da sempre responsabili dell’assistenza sul territorio. Questa visione, che non dovrebbe essere originale, lo diventa per una ragione tanto semplice quanto riprovevole: è uno dei tanti trucchi che permettono a governo, regioni e comuni il rimpallo delle responsabilità
insieme alla ambigua definizione di questa piaga come “gioco“. Così, responsabilizzando i sindaci e le ASL in modo obbligatorio, potremo essere efficaci non solo perché è nella natura dell’impostazione costituzionale della Repubblica ma anche perché saranno annientate le fette di salame che le istituzioni mantengono sugli occhi. L’azzardo e le sue conseguenze pestilenziali sui cittadini saranno visti, combattuti o ignorati, dai sindaci. Chiunque, semplicemente facendo un giro per la città, sarà in grado di vedere come si sta comportando quell’amministrazione locale verso questa piaga. La trasparenza può eliminarla, l’opacità la nutre… come ogni maledizione.