È la bandiera del M5S, la risposta unanime dei pentastellati alla domanda: quale sarebbe il vostro primo provvedimento se riusciste ad andare al governo? Il reddito di cittadinanza, che sarà celebrato sabato alla «marcia contro la povertà» Perugia-Assisi a cui parteciperà tutto lo stato maggiore dei Cinque Stelle, compresi Beppe Grillo e Davide Casaleggio, è ritenuta «la vera manovra per la crescita», capace di «aumentare la domanda interna dal 4 al 22%» e i ricavi delle Pmi al prezzo dell’1% del Pil e del 2% della spesa pubblica. Un sostegno economico riconosciuto a chi è a rischio di povertà, ovvero quegli oltre 9 milioni di italiani (3 milioni di famiglie) che non raggiungono i 9.360 euro l’anno (vedi la tabella con tutte le coperture indicate per il reddito di cittadinanza).
Quali coperture
Grillo ha avuto gioco facile, ieri, davanti ai nuovi dati Istat che parlano di 1,6 milioni di famiglie in povertà assoluta, a ricordare dal blog che «la povertà è la piaga più esposta dell’Italia di oggi», colpa di «globalizzazione e deliri bancari». Le coperture individuate per il reddito di cittadinanza (la tabella a fianco è l’ultima prodotta, aggiornata al 21 marzo) superano la soglia di 20 miliardi. «Il governo Gentiloni li ha trovati in 24 ore per pagare il debito del sistema bancario, per i cittadini in difficoltà e i pensionati minimi invece non si trovano denari», ha sottolineato Alessandro Di Battista. Che però non si sofferma sulla differenza: i fondi per le banche sono una tantum e dunque avranno impatto solo sul debito pubblico, mentre l’eventuale introduzione di un sussidio universale inciderebbe sul deficit, anno per anno.
Tagli alle detrazioni
Il grosso dei 20 miliardi arriva dalle sempreverdi tax (le detrazioni fiscali) expenditures e dalla spending review, con incursioni nei settori contro i quali il M5S è più critico: banche e assicurazioni, multinazionali del gas e del petrolio, giochi. Ma tornano anche i tagli ai ««privilegi della casta» su cui il Movimento ha costruito la sua fortuna politica: vitalizi, auto blu, indennità parlamentari, fondi ai partiti e all’editoria. Nonché l’addio al Cnel, salvato dal referendum.
Se una persona è sola e senza reddito, la proposta M5S – messa nero su bianco nel ddl 1148 presentato nel 2013 in Senato, a prima firma Nunzia Catalfo – gli garantirebbe 780 euro al mese. Se percepisce già un reddito, gli spetterebbe la differenza tra i 780 euro e quanto percepito. Se il nucleo è composto da più persone, scatterebbe una sorta di quoziente familiare: in due si va da un minimo di 1.014 euro a un massimo di 1.170, in tre da 1.248 a 1.560 euro. E così via.
A quali condizioni
I Cinque Stelle tengono sempre a sottolineare che il reddito di cittadinanza non è una misura assistenziale, ma «condizionata». Comporta cioè precisi obblighi per il destinatario, tra cui iscriversi presso i centri per l’impiego pubblici e offrire un cont ributo di massimo 8 ore settimanali ai progetti sociali del Comune di residenza. I controlli sono affidati agli stessi centri, collegati telematicamente con i ministeri e con l’Agenzia delle Entrate. Sono in molti a dubitare che basterà. Ma il M5S insiste: «L’Italia è l’unico Paese europeo insieme alla Grecia a non avere ancora il reddito di cittadinanza». È possibile che il Pd di Matteo Renzi rilancerà. Magari articolando sul serio una proposta di «lavoro di cittadinanza», accennata dall’ex premier durante il viaggio in California. Soprattutto se è vero, come sostengono i sondaggisti, che alle prossime elezioni conquistare il voto dei poveri sarà determinante.