di Ignazio Corrao
Un progetto dell’ENI di prospezione geofisica 2D per la ricerca di idrocarburi nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna e Ragusa con l’utilizzo di cariche esplosive da 10 kg e per un numero imprecisato, da far brillare in fori profondi fino a 30 metri per centinaia di chilometri quadrati. Morale, l’Eni cercherà idrocarburi nel nostro sottosuolo con le bombe, né più né meno. Lo abbiamo scoperto in queste ore, monitorando le AIA, ovvero le Autorizzazioni Integrate Ambientali. Stando al progetto del cane a sei zampe, i comuni che dovrebbero ospitare le esplosioni sotterranee, sono quelli di Gela, Mineo, Ramacca, San Michele di Ganzaria, Mazzarino, Aidone, Mirabella Imbaccari, Piazza Armerina, Caltagirone, Grammichele, Niscemi, San Cono. Uno scempio in piena regola firmato Eni-Crocetta, considerando che peraltro il territorio del Calatino Sud Simeto è già in parte dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Il permesso di ricerca “Passo di Piazza” si estende per una superficie di 734,13 km e interessa i territori delle province di Caltanissetta, Catania, Ragusa ed Enna, mentre quello “Friddani” interesserà una superficie di 692 km nei territori delle province di Enna, Catania e Caltanissetta. “Secondo quanto previsto dal Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Sicilia, l’area di studio si legge nella sintesi non tecnica è interessata dalla presenza di molte zone caratterizzate da valori di pericolosità e rischio geomorfologico compresi tra il moderato e il molto elevato ”.
Inoltre, alcune zone (soprattutto concentrate a nord-est e sud-ovest dell’area di studio) sono “caratterizzate da valori di pericolosità idraulica compresi tra il basso e alto”. Ma non è tutto. All’interno dell’area dei permessi di ricerca del petrolio sono presenti: tre aree naturali protette; un IBA, acronimo di “Important Bird Areas”, ovvero aree importanti per gli uccelli; Beni culturali tutelati; (aree archeologiche); aree di notevole interesse pubblico; territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento.
Più in particolare, l’attività in progetto di ricerca del petrolio è interessata dalla presenza delle seguenti aree tutelate: “Bosco di San Pietro”; “Riserva Naturale Regionale Sughereta di Niscemi”; “Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela”; “Biviere e Macconi di Gela”; “Lago Ogliastro”. Inoltre, più distanti, nella zona Nord-Ovest dell’area di studio, sono presenti i SIC (siti di importanza comunitaria) “Vallone Russomanno”, “Bosco di Piazza Armerina” e “Riserva naturale orientata Rossomanno Grottascura Bellia”. Siamo molto preoccupati perché non vorremmo che il presidente Crocetta, da ex dipendente ENI e da persona che si è schierata contro il referendum sulle trivellazioni lo scorso anno, prediliga le fonti fossili a quelle rinnovabili. Non permetteremo che la Sicilia venga trattata ancora come una terra da depredare e distruggere in nome del Dio denaro, ignorando la sua naturale vocazione agricola, culturale e turistica e, peggio ancora, calpestando la salute e la vita dei suoi abitanti. I colleghi portavoce M5S in Assemblea Regionale Siciliana incalzeranno la Commissione Ambiente per far convocare subito i vertici dell’Eni e lo stesso presidente Crocetta. Inoltre rivolgo personalmente un invito ai sindaci dei vari comuni coinvolti e ai cittadini di siciliani di interessarsi della vicenda.
Qui consultabili i link del Ministero dell’Ambiente e il progetto di Eni