Dopo vent’anni di onorato servizio, le etichette che indicano l’efficienza energetica di prodotti come frigo e lavatrici passano alla versione 2.0 e aggiungono alla loro funzione tradizionale quella di essere una sorta di ponte verso un universo digitale che contiene informazioni impossibili da stipare in un pezzetto di carta. Le etichette relative all’efficienza energetica e l’ecodesign, ossia all’introduzione progressiva di criteri più severi di produzione, consentono un risparmio energetico stimato dalla Commissione europea in 175 Mtep all’anno (si tratta di 175 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) entro il 2020: all’incirca la quantità di energia consumata in un anno dall’Italia. Il regolamento produrrà risparmi aggiuntivi pari a 17 Mtep annui, che rappresentano il consumo (annuale) complessivo dei tre Paesi baltici: Estonia, Lituania e Lettonia.
Questo regolamento porta all’interno delle normative europee alcuni concetti relativi all’efficienza energetica delle apparecchiature elettriche intelligenti e della loro potenziale interazione dinamica con le reti elettriche. Queste nozioni le andavo apprendendo dieci anni fa quando esercitavo la professione odontoiatrica e per pura passione divulgativa traducevo in italiano saggi di sostenibilità ambientale.
Mai avrei potuto immaginare di trovarmi qui un giorno a rappresentare milioni di cittadini ed avere l’onore di traslare all’interno della legislazione europea quelle che erano all’epoca alcune proposte sperimentali di Lester Brown e di altri. Le “smart appliances” sono le apparecchiature – ad esempio le lavastoviglie e le lavatrici – programmabili dall’utente affinché entrino in funzione nei momenti in cui l’energia elettrica è disponibile in quantità più abbondante e costa meno.
L’impiego diffuso delle “smart appliances” sarà in grado non solo di far risparmiare denaro agli utilizzatori, ma fornirà un contributo non indifferente al bilanciamento di un sistema elettrico alimentato da fonti rinnovabili in misura sempre più crescente. Immaginate un cittadino produttore di energia eolica o fotovoltaica, alcune apparecchiature nella sua casa potranno entrare in funzione e svolgere la loro funzione quando l’autoproduzione sarà più abbondante.
Immaginate il vecchio antiquato scaldabagno elettrico che di sua natura non è particolarmente efficiente in termini puramente termodinamici. Ma se lo scaldabagno scalderà l’acqua quando l’energia elettrica sarà più economica e più abbondante, il calore accumulato sarà una forma di storage energetico a basso costo. Gli apparecchi intelligenti segnano un nuovo traguardo nell’efficienza energetica, non solo di tipo quantitativo, ma anche di tipo qualitativo, non solo di quanta energia si consuma, ma di quando essa viene utilizzata.
Ecco perché sono emozionato, perché dietro questo testo vi è un piccolo pezzo di utopia che si va trasformando in realtà per 500 milioni di cittadini. La dimostrazione che si può credere in un’idea per quanto possa sembrare lontana, e pezzo dopo pezzo, con la costanza e la determinazione, arrivare a realizzarla. Questo regolamento per la prima volta da infatti ai produttori la possibilità di indicare sull’etichetta la capacità di un’apparecchiatura di essere energy smart.
Questa piccola cosa permette al nuovo regolamento sull’etichettatura di essere al passo con i tempi e di entrare a pieno titolo all’interno del nuovo modello energetico dinamico, decentrato e rinnovabile che vogliamo perseguire con l’Unione dell’energia. Un’Unione dell’energia che ha tra gli obiettivi dichiarati anche quello di avere il cittadino al suo centro.
Ebbene, insieme alle nuove etichette nascerà un database in open data cui sarà possibile collegarsi direttamente attraverso un telefonino ed un QR code, un link o simili presente sull’etichetta e potrà fornire agli acquirenti nelle 24 lingue dell’Unione non solo una serie di informazioni impossibili da stipare su un pezzo di carta, ma consentirà anche di sviluppare applicazioni per smartphone che permetteranno a cittadini e imprese di fare confronti immediati fra i diversi modelli e di scegliere quello che offre il miglior risultato tra l’investimento iniziale e il risparmio nel tempo rispetto non ad una media generica ma in rapporto alle abitudini personali di utilizzo.
Ho elencato due cose per le quali mi sono battuto e delle quali sono orgoglioso, molte altre ce ne sarebbero. Ma se devo essere intellettualmente onesto come è mia abitudine, sento anche il dovere di condividere con voi un cruccio. All’inizio di questo processo legislativo feci infatti una promessa, che mi sarei fatto guidare da tre parole chiave: smart, paperless e trust. Senza dubbio siamo di fronte a un regolamento smart e nel quale l’impiego e l’importanza del supporto cartaceo viene ridotta in favore di un più fruttuoso utilizzo delle tecnologie digitali, di documenti e database online.
Vero è che questo regolamento indubbiamente rafforza le autorità nazionali di sorveglianza del mercato. Ma avremmo voluto di più. Avremmo voluto che fosse previsto un indennizzo da parte dei fabbricanti nel caso si venga a scoprire che le prestazioni energetiche di un prodotto sono inferiori a quelle dichiarate. Il Parlamento lo voleva compattamente, ma purtroppo abbiamo trovato davanti un muro. Il muro del Consiglio, che lo ha impedito. Ha impedito che i cittadini europei avessero lo stesso diritto del quale hanno ad esempio potuto godere i cittadini statunitensi frodati dalla Volkswagen.
Abbiamo ottenuto dalla Commissione Europea un impegno scritto, allegato a questo regolamento, a studiare le possibilità per cancellare questa assurdo vuoto legislativo che riteniamo sia un vero scandalo. Sono certo che i cittadini europei si aspettino che venga posta fine a questa assurdità. Quanto prima sia possibile.