di Raffaello Lupi, Professore ordinario di diritto tributario Università Tor Vergata
La determinazione delle imposte è dovuta, in gran parte, agli uffici contabili delle organizzazioni, quindi che ci sia una certa burocrazia è abbastanza normale, quando però ci sono uffici pubblici, grandi aziende, centri contabili che quindi incassano consumi e pagano redditi, fanno la ritenuta e le imposte, l’IVA e l’IRPEF, arrivano da lì. Noi abbiamo allargato questo modello, anche dove le organizzazioni contabili, gli uffici di ragioneria, non ci sono, oppure dove sono molto piccoli e quindi abbiamo creato, come dice il quesito, una burocrazia enorme, anche dove la burocrazia non nasce dalle esigenze genuine dell’organizzazione.
Finché hai una grande industria, una grande banca, c’è l’ufficio di contabilità e lui fa da esattore delle imposte, tassa i consumi e i redditi che paga, i consumi che entrano e i redditi che escono. Però dove c’è magari un artigiano o un piccolo commerciante, grossomodo gli abbiamo fatto fare le stesse cose e gli abbiamo imposto il commercialista. Il direttore amministrativo esterno che non gli serve. Ci vuole una piattaforma tecnologica in cui, invece di dare una volta l’anno la dichiarazione tributaria, il modello unico, gli dai tutto mano a mano che lo emetti, questo va benissimo se semplifichiamo l’incubo della fattura elettronica, che oggi è un incubo.
Le immunità, bisogna vedere perché oggi tutti, pure quelli che fanno un po’ di cresta sugli incassi, incassano 100 e registrano 60, comunque mandano tutto, e farebbero così anche nel sistema nuovo, quindi uno non si può mettere al riparo dall’accertamento presuntivo, che sembra una specie di vessazione. L’accertamento è sempre stato presuntivo. Cioè, se uno fa il pasticcere, compra farina e vende bignè corrispondenti alla metà della farina che ha comprato, si può ragionevolmente presumere che, con il resto della farina ha fatto bignè venduti senza registrare, quindi sulle immunità starei attento.
Cioè, deve essere comunque un quadro credibile della situazione della pasticceria, quello che viene dai dati comunicati all’Agenzia delle Entrate che, a questo punto, potrebbe benissimo cominciare a dire: “guarda che tu mi hai dichiarato queste cifre, stanno nel tuo cassetto fiscale, dimmi le altre cose che non mi hai comunicato, che ti succedono una volta l’anno, magari l’iscrizione alla Camera di Commercio, il pagamento dell’affitto alla padrona delle mura del negozio, e io ti preparo non il precompilato dei lavoratori dipendenti, ti faccio trovare online quella che potrebbe essere la tua dichiarazione” cioè c’è ancora molto da fare.
Lo scudo fiscale, di cui alla lettera “B” invece, sì lo scudo fiscale te lo do, cioè non mi posso reinterpretare a caso i dati forniti però devono essere dati congrui. La quarta, la lettera “D” ha una sua logica però, diciamo, è abbastanza di nicchia perché riguarda soltanto le prenotazioni online, gli alberghi online, è senz’altro giusta ma non è di portata generale come le altre. Ecco, ci sono due risposte, la lettera “A” e la lettera “C”, che riguardano il dialogo telematico fra contribuenti e Agenzia che però, non dev’essere inteso in senso ragionieristico-contabile. I dati telematici servono per una valutazione di ragionevolezza del ristorante, del bar, del rivenditore di calzature.