di Marco Valli, EFDD – M5S Europa
L’Euro non reggerà a lungo dopo la dismessa dal Quantitative Easing. Per questo, durante la conferenza stampa BCE di ieri, Draghi ha ufficialmente aperto al “dialogo” per la revisione dell’assetto istituzionale dell’Unione Economica e Monetaria. Purtroppo per noi, in UE non ci sarà un dialogo basato sulla logica economica e sull’onestà intellettuale. La proposta, sulla quale c’è già un mezzo accordo Parigi-Berlino e dove costruiranno una storiella ad arte nei prossimi mesi (per dirci che non c’è altra soluzione), porta alla trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in un Fondo Monetario Europeo, che interverrà in modo frequente con “aiuti” finanziari elargiti nelle situazioni ritenute “opportune” dai burocrati.
Questo aiuto, però, non sarà gratuito. Per due motivi, primo e più paradossale: lo pagheremo noi stessi. L’Italia, infatti, è il terzo contribuente economico al Meccanismo Europeo di Stabilità. Il secondo motivo, e più crudele: l’attivazione di questo nuovo meccanismo comporterà il commissariamento, mirato, ad esempio, ad applicare riforme liberali ed impopolari nel mondo del lavoro, privatizzazioni di sanità e beni pubblici, aumenti di tasse o dell’età per il pensionamento.
Queste sono solo alcune voci dell’emozionante programma promosso dall’attuale Commissione europea. In soldoni, vogliono trasformare quello che accade oggi in Grecia con la Troika, in una situazione ideale per tutti i Paesi deboli dell’Eurozona. Mario Draghi, tenendo in vita con misure straordinarie l’Euro, ha solo rimandato i problemi strutturali della moneta unica. Se non reagiremo, il prossimo futuro sarà caratterizzato da un’Eurozona a trazione ancora più tedesca e rigorista, dove non verranno rivisti i vincoli economici contenuti nei trattati, dove non ci saranno Eurobond e soprattutto dove non ci saranno trasferimenti fiscali dai paesi come Germania, Olanda e Lussemburgo, che godendo degli squilibri della moneta unica e condotte fiscali immorali, accumulano da decenni ricchezze illegittime.
Si plasmerà un quadro ancor di più egoista, miope ed ingiusto, dove i Paesi periferici verranno spolpati seguendo una logica “euroimperialista”. I Governi PD e quelli di Berlusconi ci hanno già traghettato negli anni in una situazione economica e politica difficilissima, arrivando sempre e forse volontariamente tardi sulle discussioni importanti in Europa, specialmente sulla governance e sull’unione bancaria.
I dati reali nella periferia dell’Eurozona sulla disoccupazione, sottoccupazione e rassegnazione, toccano, in una fase considerata positiva, ancora livelli record, come la povertà e la disuguaglianza economica, sintomo che le politiche monetarie straordinarie stanno facendo principalmente arricchire chi è già ricco favorendo concentrazioni di ricchezze. Per quanto i giornali ci propinino il mantra della ripresa grazie alla crescita dell’indicatore del PIL, questo per alcuni osservatori attenti è solo l’occhio del ciclone della tempesta vissuta dal 2009 nell’Euroarea.
Oggi si gioca una partita importante per il nostro futuro, ed i partiti di Governo apparentemente hanno già deciso, com’è accaduto spesso in passato, di prendere con leggerezza le questioni economiche sul tavolo internazionale accodandosi all’idea proposta dai tedeschi. Recriminare tra 4/5 anni e scaricare il barile non servirà a niente, bisogna agire subito per bloccare l’asse Merkel-Macron su questa proposta d’istituzionalizzazione della Troika, o per l’Italia e gran parte dell’Eurozona il futuro sarà all’insegna dell’ulteriore sacrificio di generazioni.