di Manlio Di Stefano
Era il 18 dicembre 2014 (diciottodicembreduemilaquattordici) quando la mozione n.1-00605 a mia prima firma venne approvata in aula. Tra gli impegni vi era quello del superamento del regolamento di Dublino III in virtù del quale il Paese responsabile della gestione dei migranti che arrivano in Europa è il Paese di primo approdo: il nostro.
Più precisamente l’impegno approvato della mia mozione recitava: “il superamento dell’attuale quadro normativo (così detto sistema di «Dublino III») attraverso una sua revisione per favorire: l’inserimento dei richiedenti asilo già dal momento dell’avvio della procedura di protezione, nei Paesi dell’Unione dove già vivono propri parenti, prima ancora che acquisiscano lo status di apolide”.
La lega rivendicava questo impegno in ogni occasione scagliandosi contro l’assurda regola vigente. Bene! Gli altri partiti idem. Bene! Tutti d’accordo quindi?! Neanche per sogno!
Ieri il PD, la Lega Nord (con la sua astensione) e Forza Italia hanno approvato in sede di Parlamento Europeo il nuovo regolamento di Dublino che prevede, tra le altre cose, di trattenere in Italia tutti i migranti cosiddetti economici (definizione impropria che andrebbe superata ma che uso per comodità comunicative).
Per la Lega Nord, che del tema ne ha fatto manifesto per il mantenimento di quel briciolo di dignità rimasta, è l’ennesima dimostrazione di imbarazzante obbedienza al padrone Berlusconi divenuto di nuovo alleato e amico dopo l’approvazione del Rosatellum bis.
Avete capito bene: l’ex indossatore di felpe Salvini ha acconsentito a una riforma del Regolamento di Dublino che obbligherà l’Italia a gestire tutti i migranti economici arrivati (il 61% nel 2016). Per loro non è previsto nessun ricollocamento, nessuna solidarietà europea, nessuna condivisione degli oneri legati alla gestione dell’immigrazione.
Il regolamento di Dublino II fu adottato nel 2003 e votato in sede di Consiglio dal governo Berlusconi Bossi (Forza Italia e Lega Nord).
Il regolamento di Dublino III, che ha aggiornato la versione precedente, è stato approvato nel giugno 2013 e votato in sede di Consiglio dal governo Letta (Partito Democratico).
Con il voto di ieri, Forza Italia, Partito Democratico e Lega Nord lo rafforzano.
La propaganda dei partiti sostiene che finalmente cade il principio del “primo ingresso”, in realtà non è così. La riforma introduce criteri e filtri che di fatto faranno gravare sul Paese di primo approdo tutte le responsabilità della gestione dei migranti e renderanno impossibili i ricollocamenti.
Anziché stracciare il Regolamento e riformare il sistema, gli “esperti della politica” hanno introdotto una serie di criteri e filtri che di fatto appesantiscono la procedura per gli Stati membri di primo arrivo.
Eccoli nel dettaglio:
1) PRIMO FILTRO. Il primo filtro stabilisce che i migranti economici, a differenza dei rifugiati, rimarranno nel Paese di arrivo. La maggior parte dei migranti rimarrà, dunque, in Italia. Non è vero – come i partiti affermano – che verranno redistribuiti fra tutti gli Stati membri: sarà solo l’Italia a farsene carico e saranno difficili i rimpatri visto che mancano gli accordi con la maggior parte dei Paesi di provenienza;
2) SECONDO FILTRO. Viene introdotto il filtro della sicurezza: anche in questo caso tutte le persone potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica restano nel Paese di primo ingresso. Non siamo contrari alle verifiche sulla sicurezza, ma siamo contrari al fatto che i Paesi di primo ingresso vengono lasciati da soli a gestire questi soggetti potenzialmente pericolosi;
3) PRIMO PAESE DI APPRODO SEMPRE RESPONSABILE. Nasce il criterio della responsabilità permanente. Con le vecchie regole uno Stato membro diventava competente se il richiedente vi aveva soggiornato per un anno anche se era sbarcato in un altro Paese, con la nuova revisione non sarà più così. Per esempio, un migrante entrato illegalmente in Italia che andava in Svezia e vi rimaneva per 1 anno non poteva più essere rimandato in Italia perché la responsabilità dell’Italia cessava. L’Italia come Paese di primo approdo sarà permanentemente responsabile dei migranti arrivati. Altro che solidarietà!
4) RICOLLOCAMENTO SOLO DOPO LE VERIFICHE DEI DUE FILTRI. Il meccanismo di ricollocamento non è affatto automatico: scatterà dopo le procedure dei filtri sulla sicurezza e sulla domanda. Un richiedente asilo potrà, dunque, essere trasferito in un altro Paese dopo molti mesi dal suo arrivo e nel frattempo sarà sempre l’Italia a farsene carico.
5) PAESI POVERI PENALIZZATI. Fra i criteri per redistribuire i richiedenti asilo non c’è il tasso di disoccupazione: restano solo quelli del PIL e della popolazione. Questo significa che non si terrà conto delle difficoltà che hanno i Paesi con i livelli di disoccupazione più alti, come l’Italia e la Grecia. Così c’è il rischio di una “guerra fra poveri”. Da una parte i rifugiati che hanno riconosciuto il diritto a restare in Italia e dall’altra i disoccupati italiani che non trovano lavoro.
6) TEMPI LUNGHI PER I PAESI IN RITARDO. È concesso un periodo di 3 anni di transizione per gli Stati che sono in ritardo con l’applicazione delle procedure di accoglienza. Questi Paesi sono di fatto esonerati dal meccanismo della redistribuzione. Così facendo si legittima l’egoismo di alcuni Stati membri che si rifiutano di applicare norme comuni per il diritto di asilo e l’Italia continuerà in questi tre anni ad avere più migranti degli altri Paesi europei.
Ancora una volta sarà quindi l’Italia, e più di tutti la Sicilia, l’area maggiormente penalizzata. I centri di accoglienza sono nel caos più totale. I sindaci di alcuni Comuni più esposti come Lampedusa e Pozzallo hanno lanciato degli allarmi, finora rimasti inascoltati. Sono molti i casi denunciati di migranti scomparsi, soprattutto fra i minori. Il piano di Minniti siglato con la Libia è fuffa: ha tentato di mettere il problema sotto un tappeto con un accordo siglato con la Libia ma il risultato è stato solo quello di spostare la rotta più a ovest, verso la Tunisia e consegnare i migranti ad una nuova tratta degli schiavi come testimoniato da diversi video agghiaccianti.
Il governo del M5S frantumerà il regolamento di Dublino e i successivi fratellastri. Non ci sarà spazio per i buffoni di corte, per chi fa finta di litigare, per chi corregge simboli e programmi, per coloro che dicono di odiarsi ma che poi si incontrano nei motel o ad Arcore.