di Virginia Raggi
Noi il nostro compito l’abbiamo portato a termine. Roma ancora una volta arriva prima tra le grandi città italiane, approvando il Bilancio di previsione 2018-2020 entro la fine dell’anno. Ora aspettiamo gli altri, i cosiddetti “capaci”: quelli che ci hanno lasciato 13 miliardi di debiti e che non programmavano le spese.
Intanto, con il voto notturno in Assemblea Capitolina, registriamo un altro traguardo memorabile nella storia recente di questa Amministrazione. Da almeno un decennio in Campidoglio non si approvava un bilancio di previsione entro il 31 dicembre, cioè prima dell’anno in cui le risorse vanno spese. Dal 1 gennaio le strutture capitoline saranno in grado di erogare subito i servizi alla città, con un budget definito. Di programmare gli investimenti per le opere pubbliche. Di pianificare le gare e di gestire le emergenze senza produrre quella montagna di debiti fuori bilancio che abbiamo ereditato e stiamo ancora pagando.
La Capitale torna a proporsi al Paese come modello di buona amministrazione, che programma le spese e individua le priorità. Le nostre sono legate agli impegni fondamentali che abbiamo preso con i cittadini: prenderci cura della città e dei più deboli. Per questo aumentiamo di 36 milioni i fondi a disposizione dei Municipi, per i servizi sociali che erogano sui territori. Stanziamo oltre 50 milioni di euro a loro destinati per investimenti su scuole, strade e altre opere. Per questo nel triennio vengono previsti 255 milioni di interventi nei trasporti e nella mobilità sostenibile; e 190 milioni nella manutenzione urbana straordinaria: rete fognaria, strade, edifici scolastici, impianti sportivi, mercati rionali, parchi e ville storiche, beni culturali.
Garantiamo tutto questo senza aumentare di un euro le principali tariffe per asili nido, refezione scolastica, mercati rionali. E rispettando i vincoli di finanza pubblica. La nostra è una progressiva azione di risanamento che non si fermerà finché non l’avremo portata a compimento. È la ragione per cui abbiamo chiesto al Governo di affidarci la gestione commissariale del debito pregresso, quel mostruoso buco di 13 miliardi che ci ha lasciato in eredità una politica irresponsabile. Vogliamo chiudere la gestione commissariale definitivamente entro la fine del 2018, perché dopo 10 anni la città ha il diritto di liberarsi di questo fardello. Così potremo subito avviare la rinegoziazione di mutui e portare a termine l’attività di audit sul debito che abbiamo promesso ai cittadini: fare chiarezza una volta per tutte sui meccanismi che hanno prodotto un danno epocale per la città.
Noi non lasceremo debiti ulteriori ai nostri figli, né agli amministratori di domani. Non abbiamo bacchette magiche, sappiamo che ci vuole tempo ma abbiamo dalla nostra una grande determinazione e la convinzione che riusciremo a cambiare Roma. Questo bilancio conferma che abbiamo cominciato a cambiarla. Il mio impegno è andare avanti su questa strada.