Pubblichiamo questo testo per ricordare Adriano Olivetti, morto esattamente 58 anni fa.
di Adriano Olivetti (Ivrea, 11 aprile 1901 Aigle, 27 febbraio 1960)
Tutta la mia vita e la mia opera testimoniano anche io lo spero la fedeltà a un ammonimento severo che mio padre quando incominciai il mio lavoro ebbe a farmi: “ricordati mi disse che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; perciò ti affido una consegna: tu devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano da subire il tragico peso dell’ozio forzato, della miseria avvilente che si accompagna alla perdita del lavoro”. E il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva e non giovi a un nobile scopo. L’uomo primitivo era nudo sulla terra, tra i sassi, le foreste e gli acquitrini, senza utensili, senza macchine. Il lavoro solo ha trasformato il mondo e siamo alla vigilia di una trasformazione definitiva.