L’intervista di Manuela Perrone a Fabio Massimo Castaldo, portavoce del MoVimento 5 Stelle e vice Presidente del Parlamento Europeo, per il Sole 24 Ore “Di estremo il nostro programma ha soltanto coerenza e concretezza. Siamo convinti che l’Italia debba avere al più presto un governo legittimato dalla volontà popolare. E i partner europei, per essere tali, devono pienamente rispettarla“. Risponde così all’allarme sulla “crescita delle posizioni estreme” in Italia lanciato da Merkel e Macron Fabio Massimo Castaldo, l’europarlamentare del MoVimento 5 Stelle eletto a novembre vicepresidente del Parlamento Ue anche con i voti di Ppe e socialisti: il primo segnale della fine dell’ostracismo europeo nei confronti dei Cinque Stelle, nonostante siedano ancora nel gruppo Efdd con gli euroscettici dell’Ukip dopo il fallito tentativo di passare tra i liberali di Alde. L’ansia franco-tedesca per l’Italia nasce da ciò che accomuna voi e la Lega: le critiche alla moneta unica, la contrarietà al 3% deficit-Pil, il rifiuto del Fiscal Compact e del bail-in
Macron ha legato anche l’esito del voto italiano all’incapacità europea di rispondere alla crisi e alle sfide migratorie. È una buona premessa per una riforma dell’eurozona? Oggi Putin si avvia a essere incoronato presidente per la quarta volta, ma dopo il Russiagate l’asse contro il Cremlino si rafforza. Ha ancora senso chiedere l’addio alle sanzioni come fate voi e il centrodestra? L’agenda del MoVimento 5 Stelle è ambiziosa: reddito di cittadinanza, fisco, rapporto debito-Pil giù di 40 punti in 10 anni. Chiedete più flessibilità per la crescita. Ma quali i margini di trattativa per un Paese sotto osservazione? Il MoVimento 5 Stelle troverà i i numeri in Parlamento per governare?
È quantomai necessario che l’architettura dell’eurozona venga ristrutturata per sanarne gli squilibri e puntare finalmente alla crescita, superando il fiscal compact e archiviando la stagione dell’austerità. Lo diciamo da anni, come premi Nobel per l’economia. A Bruxelles siamo da sempre molto pragmatici e pienamente partecipi nel gioco negoziale tra i gruppi, come è stato provato dalla mia elezione e recentemente dall’appello (al Pd perché sostenga il MoVimento 5 Stelle, ndr) del vicepresidente dei Verdi Pascal Durant e dell’europarlamentare Gue Barbara Spinelli, europeisti convinti. Chi conosce il nostro lavoro dentro le istituzioni riconosce efficacia e competenza della nostra azione politica.
Può essere letta come una prima, timida ammissione di colpa. L’Italia è stanca dei complimenti di circostanza sul dramma delle migrazioni: la riforma del regolamento di Dublino deve essere netta e radicale, includendo anche i migranti economici. Siamo pronti a rispettare gli impegni, ma pretenderemo risposte adeguate. Non si può finanziare con i soldi dei nostri contribuenti Erdogan e poi far mancare 1 miliardo al Trust Fund Ue per l’Africa, creato per sradicarne la povertà. Intanto l’Italia è lasciata sola.
La politica delle sanzioni e delle controsanzioni russe non ha ottenuto alcun risultato apprezzabile, se non aver chiuso un importante mercato di export per decine di migliaia di Pmi europee e in particolare per quelle italiane. Le nostre alleanze internazionali non sono in discussione, così come la solidarietà al popolo britannico, ma quando si menziona la Russia è bene ricordare che si tratta di una potenza globale da cui dipende anche la nostra sicurezza energetica, senza contare il loro seggio permanente con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza Onu. Il dialogo è l’unica via percorribile.
L’Italia paralizzata dai partiti è stata sotto osservazione. Con noi si apre una nuova stagione: quella dei cittadini. Con un piano di digitalizzazione della Pa e una spending review della spesa improduttiva si possono recuperare miliardi di euro per investimenti ad alto moltiplicatore. Il rapporto debito-Pil è appunto un rapporto: per migliorarlo la priorità è far crescere il secondo termine. L’Ue dovrebbe assecondare questo cambio di prospettiva rivedendo anche lo statuto e gli obiettivi della Bce, che a differenza della Fed non deve perseguire la piena occupazione ma solo il controllo dell’inflazione, ossessione tedesca. Inutile appellarsi agli zero virgola. Per rimettere in moto l’Italia serve una spesa pubblica ponderata che generi ricchezza e posti di lavoro. Il debito è strumento, non fine.
Io sono fiducioso nel ruolo di saggezza e lungimiranza rappresentata dal Capo dello Stato. Non faremo alcun mercanteggiamento ma proporremo al Parlamento un impegno chiaro sul programma con leggi e tempi di approvazione. Vogliono o no i partiti ridurre le tasse, tagliare gli sprechi, dare soldi alle famiglie, alzare le pensioni minime? Se sì voteranno il nostro programma. Vogliamo far uscire l’Italia dal pantano.