di Eleonora Evi, EFDD – M5S Europa
Ve la ricordate la trionfale ovazione al termine dei negoziati parigini della COP21 sul clima? Dimenticatela, perché oggi Strasburgo ha sancito il fallimento delle politiche volte a combattere il cambiamento climatico e lo ha fatto per un solo voto (dimostrando una forte spaccatura all’interno dello stesso Parlamento europeo). Lo scollamento che si è consumato tra il dire e il fare dell’UE – e soprattutto dei governi nazionali negli Stati membri – è stato causato dalla radicale mancanza di ambizione rispetto alla necessità di ridurre effettivamente le emissioni di gas a effetto serra.
I testi incriminati si chiamano “regolamento sull’azione per il clima” e “LULUCF” e rappresentano, appunto, il fallimento dei negoziati che hanno condotto ai testi adottati oggi in via definitiva dalla plenaria. Nel momento in cui i nodi sono venuti al pettine, i governi europei si sono rifiutati di accettare la proposta avanzata dal Parlamento UE per una riduzione globale delle emissioni di gas serra pari almeno al 30%. Sebbene questa percentuale non fosse ancora pienamente sufficiente per contenere bene al di sotto di 2°C l’aumento della temperatura come chiesto dall’Accordo di Parigi, avrebbe comunque dato sostanza alla politica UE in campo climatico.
Invece, in base alla linea conservatrice che è prevalsa, la riduzione possibile si attesterà attorno al 25% delle emissioni totali. Il Consiglio si è infatti dimostrato irremovibile e ha rigettato ogni ipotesi di fissare nel 2018 l’inizio della traiettoria per la riduzione lineare delle emissioni tra il 2021 e il 2030, preferendo posticiparla a maggio 2019. Una scelta scellerata, che rischia di vanificare ogni tentativo di condivisione degli sforzi nel campo della riduzione delle emissioni. Una scelta che si colloca nel solco della continuità, che si basa su un approccio “pre 2020” assolutamente antitetico rispetto a ciò che servirebbe per attuare l’Accordo di Parigi e per indirizzare saldamente l’Europa su un sentiero di riduzione costante delle emissioni.
Il discorso cambia, ma non molto, per il nuovo regolamento LULUCF. Se, da una parte in esso si stabilisce un obbligo generale secondo cui ciascuno Stato membro si dovrà impegnare a garantire che le emissioni non superino gli assorbimenti prodotti dall’uso del suolo, dall’altra non concepisce veramente la conservazione e l’avanzamento delle foreste in Europa come “armi” da impiegare con determinazione nella lotta contro i cambiamenti climatici.