di MoVimento 5 Stelle
Tanto rumore per nulla. Lo spread è la clava con la quale opinionisti senza arte né parte tengono la politica sotto ricatto, prendendo spunto dalle fisiologiche oscillazioni dei mercati per colpire chi esce dal recinto da loro tracciato. Sta succedendo anche in questi giorni, con i “barbari” di M5S e Lega colpevoli di formare un governo rispettoso del voto popolare.
La realtà, però, è un po’ diversa dalle grandi narrazioni dei media nazionali. Basta osservare a volo d’uccello gli ultimi 7 anni di spread per capire che il grande pericolo finanziario degli ultimi giorni è una fake news in piena regola.
Lo spread saliva agli onori della cronaca a fine 2011, quando dalla Grecia iniziò il contagio sui titoli di Stato che colpì anche l’Italia. Nei primi giorni di novembre lo spread sfondava il tetto dei 500 punti base e raggiungeva il picco storico a 575. Sull’onda della tempesta finanziaria il governo Berlusconi fu sostituito da quello Monti, accompagnato dalle grida di giubilo dell’esercito di opinionisti, che assicuravano un futuro di prosperità e bassi tassi di interesse per il Paese. Peccato che a fine luglio 2012, dopo mesi di austerità, tasse e riforme strutturali, lo spread tornò a sfondare i 500 punti base, salendo fino a 538. Gli investitori se ne infischiavano del massacro sociale di Monti e intanto grazie a quelle folli politiche il rapporto debito/Pil esplodeva.
Furono le poche parole pronunciate dal neo governatore della Bce Mario Draghi a cambiare il corso della storia: “La Bce farà tutto il necessario per sostenere l’euro. E, credetemi, sarà sufficiente”. Da quel 26 luglio 2012 lo spread tra Btp e Bund iniziò la sua mirabolante discesa, proseguita poi anche grazie ai programmi di liquidità straordinaria (LTRO e TLTRO) e al Quantitative Easing che prese il via ad inizio 2015. I tassi scendevano mentre con i governi di centro-sinistra il rapporto debito/Pil dell’Italia continuava a crescere. La migliore dimostrazione che lo spread non dipende dalle fortune dei governi ma dall’azione della Bce: se Draghi decide di continuare a comprare i titoli di Stato sul mercato secondario non c’è ragione per cui gli investitori dovrebbero fuggire dai BTP e lo spread continuerà a rimanere sotto controllo.
Le oscillazioni degli ultimi giorni hanno portato lo spread a 164, vale a dire quasi 400 punti base sotto al picco del 2011 e ad un livello decisamente inferiore anche ad 1 solo anno fa, quando governava il “rassicurante Gentiloni”. Perché nessuno si strappava i capelli con lo spread sopra i 200 punti base del maggio scorso mentre oggi lo spread a 164 sembra l’anticamera dell’inferno?
Non ci faremo fermare dalla malafede di chi non riesce a digerire il voto popolare. Porteremo al governo il cambiamento che abbiamo promesso ai cittadini italiani, con o senza il consenso degli opinionisti senza arte né parte.