di Rosa D’Amato, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa
La Commissione europea ci riprova. Nell’atto delegato al regolamento sulle misure tecniche della pesca ripropone quello che definisce un attrezzo alternativo per la pesca che impatta sul fondale marino. Di cosa si tratta? Nient’altro che il nome nuovo di una tipologia di pesca che già ben conosciamo: quella elettrica.
Dopo che a gennaio il Parlamento europeo, grazie anche alla nostra battaglia, aveva rigettato il tentativo delle lobby dei paesi del Nord Europa di concedere una ulteriore deroga alla pesca elettrica, l’Esecutivo comunitario ci riprova. Un tentativo inaccettabile che rappresenta uno schiaffo non solo all’ambiente e alla pesca sostenibile, ma anche alla volontà espressa dall’unica istituzione democraticamente eletta dell’Ue, il Parlamento, per l’appunto.
La pesca elettrica consiste nel colpire i pesci con forti scariche rilasciate dalle reti a strascico, in modo da stordirli e catturarli più facilmente. Si tratta di un tipo di pesca che comporta gravi conseguenze sia per gli ecosistemi marini sia per la piccola pesca. Come ha denunciato la piattaforma dei pescatori europei artigianali Life, dopo il passaggio delle reti a strascico elettriche, i fondali marini sono devastati e i pesci brutalizzati. Ecco perché abbiamo detto no alla pesca elettrica. Ed ecco perché continueremo a farlo.