di Ignazio Corrao, EFDD – MoVimento 5 Stelle Europa
Il problema dell’olio tunisino si ripresenta. Lo scorso maggio, in un incontro con Juncker, il primo Ministro tunisino ha rinnovato la richiesta di estendere per ulteriori due anni la concessione del contingente aggiuntivo di olio di oliva in esenzione da dazio. Dopo le incredibili polemiche e nonostante le nostre azioni al Parlamento europeo, con il regolamento 2016/605 (e con la complicità della vecchia politica) veniva assegnato alla Tunisia, con motivazioni di eccezionalità per la difficile situazione socioeconomica, un contingente che doveva essere temporaneo, a dazio zero, di 35.000 tonnellate di olio di oliva per le esportazioni verso l’Unione Europea negli anni 2016/2017. Se dovesse essere confermata la stessa azione, sarebbe un’ulteriore mazzata per l’olio extravergine di oliva Made in Italy, ancora in ginocchio dopo l’emergenza xylella.
Il prezzo di un (giusto) aiuto umanitario dell’Unione europea verso la Tunisia è stato fatto pagare dalle regioni più povere d’Europa (Sud Italia, Grecia, Portogallo, Spagna che vivono già difficoltà economiche strutturali proprie), rispetto a quelle più ricche. L’agricoltura non può essere ogni volta usata come merce di scambio per le politiche di sostegno e di vicinato verso i Paesi terzi. È stato già fatto con il Marocco per le arance, lo stiamo facendo con il sud est asiatico per il riso e il risultato lo hanno pagato gli agricoltori del sud Europa. Perseverare anche nel 2018 sarebbe diabolico.
Anche perché persiste in Europa una mancanza di chiarezza sull’etichettatura dei prodotti di origine, che ad oggi penalizzano prodotti di alta qualità proprio come l’olio di oliva made in Italy. Da anni, infatti, l’agricoltura sta affrontando una terribile, ma “legale”, concorrenza sleale: nelle tavole degli italiani arrivano prodotti coltivati in Paesi lontanissimi, che producono frutta e verdura a prezzi irrisori perché il costo della manodopera altrove oscilla da pochi centesimi a due-tre dollari l’ora. Questa concorrenza sleale è un danno per i produttori italiani, ma anche per i consumatori perché fuori dall’Europa le regole sanitarie sono molto meno stringenti e, dunque, i prodotti sono molto meno sicuri.
Con questa interrogazione vogliamo fare chiarezza sui piani della Commissione europea e capire se ci sia la volontà di perseverare nell’errore anche nel 2018:
Con il Regolamento_(UE)_2016/605 veniva assegnato alla Tunisia, con motivazioni di eccezionalità per la difficile situazione socioeconomica, un contingente temporaneo a dazio zero di 35.000 tonnellate di olio di oliva per le esportazioni verso l’Unione Europea negli anni 2016/2017.
Nel Maggio 2018, in un incontro con Juncker, il primo Ministro tunisino ha rinnovato la richiesta di estendere per ulteriori due anni la concessione del contingente aggiuntivo di olio di oliva in esenzione da dazio.
Secondo le stime del Consiglio Oleicolo Internazionale, la Tunisia nel 2018 ha una disponibilità di olio di oliva più che doppia rispetto agli anni passati, con un aumento del 124% delle esportazioni rispetto al 2017, soprattutto in Spagna e Italia.
Il comparto oleicolo italiano in crisi sarebbe ulteriormente penalizzato per effetto di tale massiccia importazione senza dazio.
Nel 2016 la Commissione ha redatto una nota informativa sull’impatto dell’importazione di olio dalla Tunisia nel 2017, ma non esiste un’analisi di impatto per i prossimi anni.
Può la Commissione:
– chiarire se approverà la richiesta del governo tunisino;
– redigere una precisa valutazione di impatto delle importazioni dalla Tunisia negli anni 2018/2019 sugli equilibri del mercato interno e le quotazioni dell’olio di oliva italiano.