Di seguito l’intervista che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rilasciato al Corriere della Sera.
Presidente Conte, il governo sembra avere sempre due voci distinte. È accaduto anche su Genova?
«A Genova il governo è stato massicciamente presente. Abbiamo tenuto due consigli dei ministri: abbiamo reagito a questa tragedia in modo assolutamente compatto».
Dagli applausi in chiesa ha tratto più conforto o preoccupazione?
«Il sostegno straordinario manifestato dai genovesi è un incitamento a stare loro vicino e ad evitare che queste tragedie si ripetano».
Voi insistete sulla revoca della concessione senza attendere l’esito dell’inchiesta. Che cosa risponde a chi dice che così mettete fine allo Stato di diritto?
«Tra le varie corbellerie dette in questi giorni, questa le supera tutte. Noi abbiamo avviato una “procedura di legge”.Chi si è affrettato sui giornali a tutelare le ragioni economiche di Autostrade può stare tranquillo: quest’ultima avrà facoltà, nel corso della procedura, di replicare».
E chi parla di Stato di diritto?
«A coloro che invocano lo Stato di diritto dove si celano mere ragioni economiche non rispondo: siamo di fronte a una evidente ipocrisia. A coloro che invece pensano che l’unico obiettivo di una società sia distribuire dividendi ai propri azionisti, rispondo: siete rimasti indietro, una società deve farsi carico di una più complessa “responsabilità sociale”».
Ha detto: «Non possiamo attendere i tempi della giustizia penale». Lo ripeterebbe?
«Certo. Il governo si muoverà sempre nei binari del diritto. Esiste però anche il piano del diritto civile e amministrativo. Ed esiste la “Politica” con la “P” maiuscola. La tutela degli interessi dei cittadini è la nostra massima priorità e ricorreremo a tutti gli strumenti giuridici che l’ordinamento ci pone a disposizione per difenderlo».
Quanto costerebbe ai cittadini la revoca? Quale sarebbe la vostra contromossa?
«La contromossa non la anticipo sui giornali, ma questo governo farà in modo che il concessionario non possa trarre ulteriori vantaggi economici, rispetto a quelli già esorbitanti sin qui ricavati dalla convenzione. Faccio notare che il concessionario non ha neppure sostenuto l’investimento iniziale per costruire le autostrade, gliele ha date lo Stato».
È vero che c’è un dossier allo studio per pretendere penali da Autostrade?
«Questo dossier è nella mia borsa e sta viaggiando con me in questi giorni».
In caso di revoca dovrebbe subentrare Anas, ma alcuni analisti sostengono che non abbia una struttura adeguata. Cosa farete una volta ottenuta la revoca? Intendete nazionalizzare la Rete?
«Valuteremo con attenzione la modalità migliore per soddisfare l’interesse pubblico. Va senz’altro trovata un’alternativa a cattive privatizzazioni e a un sistema concessorio mal realizzato».
Cosa pensa dei 500 milioni di euro offerti da Atlantia per le vittime e la ricostruzione del ponte?
«La somma stanziata è ben modesta rispetto agli utili conseguiti negli anni. Potrebbero intanto quadruplicarla o quintuplicarla. Rimane il dato che possiamo accettare queste somme solo quale parziale risarcimento, senza alcun pregiudizio per l’avviata procedura di caducazione della concessione».
Se Autostrade non ricostruirà il ponte, chi lo farà in tempi altrettanto brevi?
«Abbiamo già avuto offerte di ricostruzione del ponte».
Lei è stato consulente legale dell’Aiscat, la potente lobby delle società che gestiscono autostrade e trafori, ed è stato legale anche della A4 Brescia-Padova…
«Queste società si sono rivolte a me quale avvocato, molti anni addietro, per chiedermi assistenza giudiziale per due distinte controversie. Ho accettato questi due incarichi e li ho svolti con la massima professionalità. Ho poi emesso fatture e sono stato regolarmente pagato. Non ho ricevuto favori: ho solo svolto il mio lavoro professionale. Ora però sono chiamato a un compito incomparabilmente più elevato rispetto alla difesa di un singolo cliente: difendo gli interessi di tutti gli italiani nei confronti di Autostrade. Per questo mi sento onorato e motivato».
Gli annunci finora sono stati tanti. In autunno arriverà una stagione di decisioni?
«In soli due mesi abbiamo già assunto significative decisioni, penso ad esempio al Decreto dignità. In autunno ne assumeremo molte altre, che riguarderanno anche riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno: riforma fiscale e misure reddituali di cittadinanza, riforma del codice degli appalti, accelerazione dei processi, anticorruzione, semplificazione normativa e burocratica, razionalizzazione nell’utilizzazione dei finanziamenti, digitalizzazione della P.A. Stiamo lavorando a un piano di ammodernamento delle infrastrutture e per questo ci stiamo dotando di una banca dati centrale che ci offra un costante monitoraggio sullo stato delle nostre infrastrutture e che ci consenta di programmare gli interventi secondo una scala di priorità».
Quando si potrà ascoltare una parola chiara sulla Tav?
«Stiamo completando un’approfondita analisi costi-benefici, come è giusto che sia visto che parliamo di soldi dei cittadini. Questo Paese ha bisogno di infrastrutture utili e soprattutto sicure. Di qui il già citato piano di riammodernamento del nostro sistema infrastrutturale, sollecitando i concessionari a effettuare investimenti realmente adeguati agli utili».
La manovra dovrà rappresentare un punto di sintesi tra le esigenze di 5 Stelle e Lega. Secondo lei qual è il punto di caduta tra reddito di cittadinanza e flat tax?
«Entrambe sono riforme di ampio respiro, che segneranno una svolta nella vita degli italiani. Ed entrambe conserveranno tutto il loro impatto radicale anche se contempleranno meccanismi graduati nella fase di attuazione».
Questo continuo parlare di mercati nemici e complotti contro l’Italia non è un alibi per non dire la verità e cioè che abbiamo un debito pubblico elevato e che il risanamento sarà lungo e non indolore?
«Non cerchiamo alibi, lavoriamo con determinazione e convinzione al raggiungimento dei nostri obiettivi politici. Il debito pubblico è sostenibile e in ogni caso si può risanare con gradualità, ponendo attenzione alle ragioni della crescita».
Incontrerà i leader europei per discutere di vincoli?
«Se necessario sarò disponibile a viaggiare tutti i giorni per illustrare le varie riforme strutturali e il piano di investimenti che presenteremo e per attestare la nostra lucida e consapevole determinazione».
Anche per ridiscutere i vincoli?
«Andremo per gradi. La prima cosa è far capire all’Europa il significato e la portata delle nostre riforme».
Come riesce a conciliare le due anime del suo governo?
«Di Maio e Salvini sono due persone molto diverse tra di loro ma hanno una nota in comune: sono politicamente molto intelligenti anche perché non agiscono sulla base di umori transeunti o di mere inclinazioni temperamentali. Inoltre non si lasciano condizionare da incrostazioni “relazionali”: non sono sensibili a gruppi imprenditoriali, potentati editoriali, consorterie segrete. Ci siamo subito ritrovati su un obiettivo comune: realizzare una politica nuova che segni una cesura rispetto al passato».
Il gasdotto Tap si farà?
«Il dossier Tap è ora a Palazzo Chigi. Ho ascoltato con attenzione le istanze dei territori e sto ultimando gli approfondimenti che provengono dai vari stakeholders, dopodiché riunirò i ministri competenti e faremo la sintesi finale».
Non la disturbano i continui attacchi dei suoi ministri all’Europa?
«L’Europa è un progetto molto complesso che si sta dipanando secondo un percorso non propriamente lineare, che ha conosciuto vari aggiustamenti e ha alternato momenti di grande vitalità a momenti di grande stanca.Anche gli attacchi vanno intelligentemente assunti come stimoli per affrontare le sfide con maggiore risolutezza, nel segno di una maggiore equità. Rimanere sordi a questi stimoli non sarebbe saggio».
Lei si è fermato a Genova alcuni giorni.
«È stata un’esperienza molto toccante dal punto di vista umano. Genova è una città fiera e composta, che vive profondamente e dignitosamente questo dolore. Si è però subito rasciugata le lacrime ed è già all’opera per tramutare questa disgrazia in un’occasione di riscatto. Genova è l’Italia».