di Lorenzo Fioramonti, sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione
Negli ultimi giorni abbiamo approvato un decreto qui al Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che ci consente per la prima volta in molti anni di stabilizzare oltre 2.000 ricercatori precari negli enti pubblici di ricerca in Italia. Questo è un risultato storico che abbiamo ottenuto a poche settimane dell’insediamento del nuovo Governo. Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Governo precedente hanno sostenuto che in fondo questa non fosse altro che un’attività già decisa da parte loro.
Ma questo non è vero, ma lo sapete perché? Perchè gli stanziamenti previsti dal Governo precedente prevedevano un co-finanziamento e delle risorse aggiuntive, che gli enti pubblici di ricerca non avevano. Noi oggi, stanziando 68 milioni, consentiamo non solo di portare a termine un processo iniziato ma mai concluso dal Governo precedente, ma addittura di fare molto di più: e cioè superare di oltre 2.000 unità la platea di coloro che beneficeranno di questa stabilizzazione. Quindi è un risultato importante, un risultato che non sarebbe stato possibile senza il nostro intervento. Una cosa in più voglio dire: noi oggi scommettiamo sulla ricerca in Italia come volano di una nuova economia in questo Paese.
E’ fondamentale che si capisca che non è possibile creare innovazione quando chi fa ricerca è costretto a vivere di contratti a tempo determinato per troppo tempo. Va bene all’inizio della carriera accademica e scientifica, ma non è possibile, come nel caso di molti enti, che persone dopo 10-15 anni ancora siano con contratti a tempo determinato. Non solo perchè non è giusto, ma anche perché, come molti altri settori di lavoro, il ricercatore deve essere creativo ed innovativo e l’innovazione si può fare soltanto quando si ha la certezza di un orizzonte temporale almeno di medio / lungo termine. Quindi, investire sulla ricerca non è un costo: è un investimento.
Noi diciamo che la ricerca sarà il cuore dell’innovazione in Italia. Che l’investimento che noi stiamo facendo in questi giorni, e che porteremo a termine nel corso dei prossimi mesi, sarà davvero quella spinta in più, quella marcia in più che metterà l’Italia nelle condizioni di competere davvero e bene con gli altri grandi paesi del mondo. Io quello che chiedo a tutti i ricercatori che in questi mesi verranno stabilizzati dagli enti di ricerca è semplicemente di unirsi a noi, di aiutarci a far diventare l’Italia un esempio per il resto del mondo, di fare in modo che queste stabilizzazioni divengano davvero un’apertura verso la meritocrazia e l’innovazione e che gli investimenti che faremo in ricerca e sviluppo saranno il motore di una nuova economia.